Pastorale sociale «Il disagio materiale diventa esistenziale»

L’ufficio per i problemi sociali, il lavoro e la custodia del creato ha uno sguardo molto ampio su una forbice di aree che spazia dagli aspetti sociali della vita cristiana inserita in un determinato territorio, per andare a toccare l’ambito in questo tempo molto delicato del mondo del lavoro, a quello dell’attenzione al creato e alle attenzioni e conseguenti comportamenti che i cristiani possono sviluppare per prendersene cura.

«Quindi un universo di attenzioni – commenta don Andrea Padovan, che ne è il direttore – per cui servirebbero competenze vaste e variegate per pensare e progettare interventi sensati e significativi nel territorio della nostra diocesi, marcatamente segnata dalla fuga dei cervelli specialmente di universitari, e di chi migra altrove in cerca di lavoro che non sempre risponde alle attese».

PROGETTI Al momento sono in gestazione alcune iniziative legate al mondo delle Cer (Comunità energetiche rinnovabili), che sono state lanciate con forza dalla Settimana Sociale dei Cattolici in Italia a Taranto del 2021, per valutare la potenziale applicazione come servizio all’interno della Chiesa diocesana. Inoltre nei prossimi giorni partirà il Festival delle trasformazioni, organizzato da Rete cultura di Vigevano con il sostegno dell’università degli studi di Milano Bicocca e con la partecipazione anche della Diocesi, evento che coinvolge giovani delle scuole secondarie di secondo grado con attenzione al mondo del lavoro nelle Middle Town (come Vigevano), chiamando in causa, spiega don Padovan, «il mondo della cultura, dell’imprenditoria per riflettere insieme in maniera poliedrica su fenomeni che non possono essere lasciati all’emotività incalzante ma richiedono spunti seri di pensiero per rileggere certi vissuti di disagio con prospettive di più ampio respiro».

Diocesi di Vigevano - Settimana Santa 02

L’ATTENZIONE «Il disagio – continua il direttore dell’Ufficio – è frutto di un cambiamento sociale che genera individui deboli che trovano nel tribalismo attuale la risposta alla loro solitudine. Questo trova compimento con la pervasività di “armi tecnologiche” assegnate in età sempre più precoce, innescando un percorso di involuzione che porta i soggetti a quello stato di “beatitudine” che nasce dal pieno soddisfacimento infantile di qualunque bisogno, come a far dipendere la bontà della vita da questa situazione prorogata nel tempo». Una situazione preoccupante, «col risvolto pericolosissimo della frustrazione lacerante di quando questo stato anestetico non sia mantenuto costante, che porta alla dissoluzione del soggetto alla ricerca di nuovi anestetici che non facciano sentire il morso della vita. In questo quadro “clinico”, il disagio è principalmente sul versante valoriale: incapacità al sacrificio, all’impegno in qualcosa che richiede investimento personale, decentramento di sé sull’al-di-là-da-sé». Il disagio economico è la conseguenza di questo sottobosco che riguarda primariamente il mondo adulto, poi passato per osmosi ai più giovani, in cui il primato narcisistico delle scelte personali riflesso in quelle economiche, sacrifica l’altro sull’altare del proprio ego, ambo i lati (sia da chi offre lavoro a stipendi da fame, sia da chi rifiuta qualsiasi offerta di lavoro per comodo vivere).

don Paolo Butta

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