«Ai poveri è negato il diritto di aspirare». E’ la sintesi estrema del rapporto povertà Caritas 2024, intitolato “Fili d’erba nelle crepe”. Le crepe della società, che dividono e allargano i divari, impedendo a una parte sempre più consistente di partecipare a pieno titolo alla vita comunitaria e la relegano a una cittadinanza subalterna, e allo stesso tempo i fili d’erba che proprio da queste crepe possono spuntare e diventare ponti che riconnettono. Ma non spuntano per caso; nel Rapporto si fa riferimento a don Andrea Santoro, sacerdote martirizzato a Trabzon, in Turchia, che nel 2006 nella sua ultima lettera scriveva: «E’ giusto vedere il filo d’erba verde anche quando stiamo attraversando una steppa (…) La mente sia aperta a capire, l’anima ad amare, la volontà a dire “sì” alla chiamata. Aperti anche quando il Signore ci guida su strade di dolore e ci fa assaporare più la steppa che i fili d’erba. Il dolore vissuto con abbandono e la steppa attraversata con amore diventa cattedra di sapienza, fonte di ricchezza, grembo di fecondità». In una parola “speranza”, alle soglie del giubileo che le è dedicato.
CONDIVISIONE Tuttavia dove trovare la speranza se manca perfino la possibilità di aspirare? «Parafrasando don Tonino Bello – ha spiegato don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana – credo che si tratti ancora una volta di organizzare la speranza. La speranza va organizzata, non possiamo fidarci alla spontaneità di qualcuno oppure alla benevolenza di qualcun altro che decide di mettere a disposizione qualche risorsa in più. Abbiamo bisogno di risposte integrate rispetto alla povertà; questo è un modo per organizzare la speranza». E nel Rapporto ci sono non solo i dati che descrivono il fenomeno, ma anche proposte operative che diventano un appello ai cittadini e ai decisori: «Essere corresponsabili significa partecipare a quella grande missione che è anche quella della politica – ha affermato don Pagniello – se vogliamo rimuovere le cause della povertà, perché questo è quello che ci prefiggiamo. Qui si tratta di tornare a fare politica, si tratta di tornare a essere cittadini che in maniera consapevole vivono il proprio territorio».
Caritas in tutto questo vuole descrivere la realtà, così come fare un rapporto e stimolare altri a mettersi in gioco. La parabola del buon samaritano si chiude dicendo “va e anche tu fa lo stesso”. Questo è l’invito che Caritas.
TEMI Lo spazio per intervenire non manca, dall’emergenza abitativa che si collega al paradosso di un’Italia in cui sono milioni gli appartamenti sfitti (200mila solo a Roma) passando per la necessità di pensare un welfare integrato, nella direzione opposta rispetto all’Assegno di inclusione che ha preso il posto del Reddito di cittadinanza perché se è vero che c’erano degli eccessi e delle storture evidenti e che Caritas ha sempre sottolineato, è altrettanto ero che oggi mancano all’appello 330mila famiglie che «prendevano il Rdc e che non sono transitate nell’Adi», come ha sottolineato Federica De Lauso del Centro studi Caritas, in prevalenza famiglie «che risiedono al nord e con stranieri» per un effetto distorsivo della nuova misura, che inoltre colpisce soprattutto «le famiglie composte da una sola persona». Il rischio è di avere «tanti piccoli interventi» che non fanno sistema, quando invece, come ha detto Elena Granaglia dell’Università di Roma Tre, «la migliore strategia contro la povertà è una strategia contro la ricchezza» perché «riuscire a dare una condizione stabile di vita dignitosa richiede un’organizzazione socio-economica diversa».
Il direttore diocesano: «C’è una crisi abitativa»
Il pavese e il territorio lomellino risentono della situazione di sofferenza del Nord Italia, specie se si considera il lavoro povero.
Don Moreno Locatelli, direttore della Caritas diocesana, ha assistito alla presentazione del rapporto di povertà 2024 di Caritas tenutasi a Roma il 12 novembre, constatando di come la povertà e le famiglie in difficoltà siano in aumento anche in Lomellina: «Il Nord non riesce più a rispondere alle esigenze di tutti e la nostra zona continua a riscontare un’insufficiente protezione in merito al lavoro povero. Spesso con una sola mansione non si percepisce uno stipendio che possa garantire di arrivare a fine mese e come Caritas è una situazione che riscontriamo praticamente ogni giorno. Il lavoro povero è in aumento così come la precarietà. E’ necessario che le istituzioni acquisiscano consapevolezza di questo». La Caritas diocesana si impegna a fornire alimenti e sostegni alle famiglie che non riescono a sostenere il pagamento delle spese di prima necessità. «Nel convegno – prosegue don Locatelli – è stato detto che la Caritas può essere una risposta, ma non la sola».
POVERTA’ ABITATIVA La Diocesi sta portando avanti anche un lavoro e interventi inerenti alla «povertà abitativa. La nostra non è ancora un’area a rischio spopolamento, ma a livello nazionale è un problema rilevante. Per questo l’attenzione di Caritas Vigevano sul tema è alta». In Italia 1.5 milioni di famiglie vivono in abitazioni sovraffollate, poco illuminate e carenti di servizi di prima necessità. Mutui insostenibili e annessi sfratti sono i principali problemi. Dal dossier di Caritas si evince che «Il 5% dei nuclei fatica a pagare il mutuo o l’affitto e le utenze domestiche. Le sentenze di sfratto per morosità nel 2023 sono state 30.702. Le sentenze per morosità rappresentano il principale motivo di sfratto: sul totale delle nuove sentenze, quelle per morosità sono il 78%».
Gds, Ev.