Sempre più persone “ereditano” la povertà della propria famiglia. Questo il triste riscontro analizzato nel rapporto delle Caritas Lombarde riguardo il tema povertà ereditaria in Lombardia; indagine condotta sul tema presentato un anno fa da Caritas Italiana. La presentazione, tenutasi lo scorso 20 ottobre nella sede della Caritas Ambrosiana di Milano e in diretta YouTube, ha come titolo “Pavimenti appiccicosi”. Si tratta di un’espressione utilizzata per identificare coloro che non riescono a “scollarsi” da una determinata condizione, spesso persone appartenenti alle posizioni più svantaggiate della scala sociale.
ANALISI QUANTITATIVA In Lombardia, sei intervistati su dieci sono poveri intergenerazionali, ovvero persone la cui povertà è stata tramandata dalla propria famiglia di provenienza. Un dato preoccupante e significativo se associato ai poveri di prima generazione, coloro che sono poveri per la prima volta senza aver ereditato la condizione dalla famiglia. Dato che ammonta al 40.7% in Lombardia, in aumento nella regione rispetto alla media nazionale. «Nonostante la Lombardia sia la regione più ricca d’Italia – spiega Maria Solari, di Caritas Ambrosiana – si nota comunque come i passaggi tra generazioni siano evidenti a livello di istruzione, cultura, lavoro e formazione». L’analisi, che ha avuto come oggetto di studio beneficiari italiani di 115 diocesi a livello nazionale, ha voluto fare un confronto tra la condizione degli assistiti e quella delle loro famiglie di origine. In questo modo, si è voluto misurare il grado di mobilità intergenerazionale delle persone in stato di povertà attraverso tre dimensioni specifiche, ovvero istruzione, condizione occupazionale ed economica.
Tra i nostri beneficiari – continua Solari – c’è uno stretto nesso tra povertà e bassi livelli di scolarità. Secondo i dati, il massimo livello di istruzione per i padri è pari al 37.3% di soggetti con licenza media inferiore e il 46% di licenze elementari per le madri.
ANALISI QUALITATIVA Seconda parte del rapporto si è focalizzata sull’analisi qualitativa, parte della ricerca che vuole approfondire il tema povertà, cercando di trovare approcci alternativi per risolvere il fenomeno. Si è analizzato il tema facendo quattro focus group con i volontari e gli operatori delle Caritas lombarde, 21 colloqui in profondità ai beneficiari dei servizi Caritas e quattro colloqui con gli assistenti sociali. «Da queste ricerche – fa sapere Vera Pellegrino, collaboratrice di Caritas Italiana – è emerso come sia difficile spezzare questa catena di trasmissione della povertà; alimentata principalmente da fattori educativi, culturali, formativi e relazionali». Per dare una svolta è quindi necessario puntare su scuola e giovani. «La povertà è multidimensionale. – spiega Davide Maggi, di Fondazione Cariplo – Siamo in un cambiamento d’epoca per cui non si possono affrontare i problemi in logica riformativa, ma trasformativa. Un modo per ripensare e vedere con occhi diversi una realtà che continua a mutare sotto i nostri occhi. Prossimità è la parola chiave, dare le possibilità ai giovani di riuscire a scollarsi da quei “Pavimenti appiccicosi”».
Rossana Zorzato