Scoprendo il Corpus Domini

Le rubriche liturgiche la definiscono “Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo”, anche se è più nota a tutti con il nome che aveva prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Si celebra la domenica successiva alla solennità della Santissima Trinità, ma in molti paesi la processione, cuore della festa, è rimasta in giovedì come la tradizione ha consegnato. È il “Corpus Domini”, ricorrenza annuale che la Chiesa cattolica dedica al mistero grande dell’Eucaristia, cuore del deposito della fede e centro della vita di ogni Comunità.

INTUITO FEMMINILE Le sue radici sono molto antiche. Se le letture proclamate nella Messa del giorno rimandano all’Ultima Cena e al dono che Cristo ha fatto della sua reale presenza nel pane e nel vino consacrati, in realtà è a partire dal 1247 che, nella diocesi di Liegi, si sente il bisogno di una ricorrenza specifica (oltre al Giovedì Santo) per fare memoria di questa verità di fede, come difesa all’eresia di Berengario di Tours, che voleva ridurla ad un semplice simbolo del gesto del Signore. Ma è una donna la vera “ideatrice” della festa. Suor Giuliana di Cornillon, monaca agostiniana vissuta nella prima metà del tredicesimo secolo, che nel 1208 riceve da Cristo la missione di istituire la Solennità del Suo Corpo in tutta la Chiesa. Dal Belgio all’intera cattolicità si arriverà, però, solo nel 1264 con la Bolla “Transiturus de hoc mundo” che la fissò come come festa di precetto e la estese alla Chiesa universale, collocandola al giovedì dopo l’ottava della Pentecoste.

SEGNO DIVINO A contribuire a questa proclamazione il miracolo accaduto nel 1263 al sacerdote boemo Pietro da Praga che, in viaggio verso Roma e fermatosi per la celebrazione della Messa presso la chiesa di Bolsena, vede scaturire dall’ostia rivoli di sangue che ne macchiano i paramenti e il corporale dell’altare. Il Papa, ospite in quei giorni presso il vescovo di Orvieto, venuto a conoscenza e toccato con mano l’evento prodigioso, lo legge come conferma dell’intuizione che già andava maturando nel cuore e giunge alla decisione di un atto solenne per sancire ciò che il Cielo da tempo richiedeva.

I testi liturgici (nell’Ufficio divino e nella sequenza della Messa, rimasta in uso anche dopo la riforma) vantano come autore un “dottore” di primo piano della dottrina cattolica: Tommaso d’Aquino.

PER LE STRADE A rendere particolarmente suggestiva la festa e vicina alla devozione popolare è la tradizionale “processione”, nella quale il corpo del Signore viene portato per le strade, all’interno dell’ostensorio e con un apparato liturgico che ne sottolinea la solennità e la particolarità. A essa la storia ha legato episodi eroici, con contestazioni e ingiurie che ne hanno sottolineato la natura fortemente testimoniale e sono ancora oggi, insieme a una sconfinata indifferenza, il corollario abituale che le città offrono a questo evento un tempo di popolo.

don Carlo Cattaneo

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