Il prossimo ottobre saranno sette anni dall’insediamento di don Paolo Bernuzzi come parroco di Cava Manara, Mezzana Corti e Torre dei Torti. Già direttore spirituale del seminario vescovile, don Bernuzzi attualmente è a capo del vicariato di Cava Manara.
L’ACCOGLIENZA «Mi hanno accolto bene, – racconta il sacerdote – sono tre parrocchie che venivano da un periodo difficile, ma hanno dimostrato la volontà di riprendere il cammino, mettendo in campo tutte le risorse». Rispetto alla media della diocesi, a Cava ci sono più giovani, ma la posizione risente della vicinanza con Pavia, e della facilità di raggiungere Milano in treno. «Molte famiglie giovani hanno trovato lavoro in uffici e in ospedale a Pavia. Parecchi vengono dal sud grazie all’Università e si sono inseriti bene nel tessuto sociale del paese. Gli anziani hanno le loro impostazioni, ma i giovani non sono legati alle tradizioni religiose e non frequentano la chiesa».
I SACRAMENTI Battesimi, comunioni, cresime e matrimoni: sono in aumento o in diminuzione? «Un po’ tutti i sacramenti sono tendenzialmente in diminuzione, e vanno ad annate: solo i battesimi sono stabili, da 20 a 30 ogni anno, mentre nel 2023 abbiamo avuto 9 matrimoni solo perché erano stati rimandati nel periodo del Covid». La parrocchia può contare su due gruppi di animazione liturgica, sulla Caritas vicariale che da 10 anni assiste 80 gruppi familiari (circa 200 persone) e che è il fiore all’occhiello della comunità, e su 20 catechisti che seguono circa 220 ragazzi.
L’ORATORIO Il parroco può contare sulla collaborazione di Don Christian Baini il quale si occupa dell’oratorio, insieme a una novantina di animatori che si alternano durante l’anno: «Ci occupiamo di assistenza ai bambini – racconta il giovane sacerdote – e nel complesso le famiglie che frequentano l’oratorio la domenica, tra sport, calcio e danza, sono dalle 30 alle 50. Abbiamo un gruppo con 60 pre-adolescenti e 90 adolescenti, e per questi ultimi organizziamo incontri di formazione sulla sessualità, l’amicizia, le emozioni, la fede».
COSA SERVE
Di che cosa avrebbe più bisogno la comunità? «In questo momento – risponde don Bernuzzi – di consolidare le relazioni interpersonali e di far crescere il senso dell’appartenenza, anche perché abbiamo tre parrocchie e quindi tre storie diverse. Come per tante altre realtà è importante che cresca il legame all’interno ma anche la capacità di testimoniare all’esterno il nostro essere cristiani. Il problema del calo di partecipazione c’è, e abbiamo bisogno di più persone, anche se quelle che ci sono si danno molto da fare. Tutto sommato sono parrocchie con la loro vitalità, e anche se è sempre possibile migliorare, si può essere soddisfatti».
«Gettiamo semi che crescono»
Una piccola comunità, dove tutti si conoscono e la parrocchia diventa punto di riferimento anche per chi è appena arrivato ma magari non frequenta la chiesa. È Mezzana Corti, dove Paola Moretti, maestra elementare, fa la catechista. «Siamo alle porte di Pavia – racconta l’insegnante – e oltre a chi vive qui da sempre ci sono persone nuove che lavorano in città, hanno trovato casa qui e devono ambientarsi. La parrocchia cerca di coinvolgerle, si comincia a conoscersi e a riconoscersi quando ci si incontra per strada. Si fatica a vedere le chiese piene, ma la parrocchia con l’oratorio è l’unico luogo di incontro». Paola Moretti collabora anche per le feste in oratorio, il Grest, la liturgia e le letture della Messa, le processioni. La sua grande passione però resta la catechesi, data anche la “deformazione professionale”: «Come gli apostoli dopo la resurrezione di Gesù, sento il bisogno di testimoniare la mia fede, di comunicarla agli altri. E ricevo molto più di quello che do. Col catechismo intesso relazioni, rimango legata ai ragazzi che sono contenti quando mi incontrano. Ricordo che ce n’era uno che da piccolo mi faceva disperare. L’ho incontrato molto tempo dopo, quando aveva vent’anni, e mi ha detto che quando veniva al catechismo stava bene, e ripensandoci gli era venuta voglia di confessarsi. Così gli ho dato il numero del parroco. Gettiamo piccoli semi, che poi crescono».
Davide Zardo