L’antica chiesa parrocchiale, nel secolo XVII, era riconosciuta ormai augusta per i bisogni della popolazione, per cui si pose mano, nell’anno 1669, alla preparazione del materiale occorrente per fabbricare una nuova chiesa, servendosi di una fornace (situata sulla strada Cilavegna – Mortara).
Due anni dopo si ottenne dal Vescovo di Pavia e dal Padre Priore di S. Pietro Martire il permesso di iniziare i lavori, che subirono ben presto un lungo periodo di stasi per gli ostacoli che si pararono dinanzi. Sul portale di sinistra della facciata si è trovato un lacero di intonaco marmorino ovvero un intonaco finemente lavorato con grassello di calce e polvere di marmo; il lacero di intonaco è databile al momento di costruzione dell’intera facciata. Questo ritrovamento ha determinato l’intero sviluppo dell’intervento: è stata abbandonata la proposta di tinteggiare la facciata con colori minerali e si è deciso di “rivestire” l’intera facciata con intonaco marmorino a due colori. Questa proposta, caratterizzata da una coloritura molto chiara, ha portato a scegliere una patinatura su tinte tenui per tutte le decorazioni in cotto. Non più la presenza di opere in cotto colore rosso mattone, come previsto nella prima ipotesi progettuale, ma colorazioni molto più tenui in cromia con l’intero monumento.
Questa scelta è giustificata anche dalla storia, in quanto le decorazioni, non solo l’ornato, ma anche i gruppi statuari, per ragioni economiche venivano realizzate in cotto per poi essere successivamente rivestite in intonaco a imitazione della pietra. Il risultato finale dell’intero intervento si discosta pienamente da come era in origine e ci presenta la facciata della Chiesa nella sua classicità e nella sua bellezza di forme. E’ sicuramente una novità rispetto a come prima eravamo abituati a vedere il monumento e questa novità non è altro che la Chiesa settecentesca come è stata concepita e realizzata.
Davide Zardo