Viaggio in parrocchia / Pieve del Cairo, una comunità dove rinascere

Il parroco di Pieve del Cairo, dal 14 novembre 2010, è don Luca Discacciati. Nel 2019 è nata l’unità pastorale di Pieve, Mezzana Bigli, Cambiò, Gambarana e Suardi, a cui nel 2021 si sono aggiunti Frascarolo, Torre Beretti e Castellaro de’ Giorgi, uniti sotto il nome di Santa Maria di Acqualunga. Ad aiutare don Luca è il viceparroco don Lorenzo Montini, ma le risorse non bastano. «Il problema – spiega don Discacciati – è che non ci si può aspettare lo stesso servizio del 1950».

SODDISFAZIONI Ma in tutte queste difficoltà c’è qualche soddisfazione? «Certo. Quando vedi il sorriso dei bambini al Grest, e quando capisci che la Caritas lavora bene. Per questo servizio di assistenza ai poveri abbiamo una casa vuota a Mezzana Bigli, e punti d’ascolto a Pieve, Torre Beretti e Frascarolo, dove siamo ospitati dal Comune. Inoltre è in fase d’apertura un centro d’ascolto a Suardi». E il catechismo? «Tentiamo di rimuovere l’abbinamento tra parrocchia e scuole. Non è detto che un bambino di quinta elementare sia già pronto per il catechismo, anche se magari i suoi compagni di classe sono già avanti». L’unità pastorale, oltre alla Caritas che raccoglie 14 volontari, può contare su Oftal, sportello lavoro Acli, e sulle corali di Pieve, Suardi, Frascarolo e Torre Beretti.

Don Luca Discacciati

IL PARROCO Nato il 6 febbraio 1965, don Luca ha frequentato la scuola orafa “Benvenuto Cellini” di Valenza, e dopo la maturità ha lavorato come magazziniere. Durante il servizio militare è nata la sua vocazione sacerdotale, che dopo un periodo come stimatore di gioielli è maturata nel 1987, quando si è licenziato ed è entrato in seminario a Vigevano. Ordinato il 26 giugno 1993, per un anno è stato accanto a don Tarcisio Comelli nella pastorale universitaria a Santa Maria de Popolo con Gioventù studentesca. «Nel frattempo andavo alla parrocchia dei Tre Re a Mezzana Corti ad affiancare don Lino Biglieri. Nel 194 il vescovo Giovanni Locatelli mi ha affidato la parrocchia di Villanova d’Ardenghi, prima come amministratore poi come parroco dal 1995 al novembre 2008. A quei tempi nasceva la pastorale giovanile, e monsignor Locatelli mi aveva affiancato a don Adriano Eberle. Poi sono rimasto solo come responsabile fino al 2009. In quegli anni il vescovo aveva fatto nascere l’associazione Noi, che raccoglieva gli oratori dell’ex Anspi e di Eolo (Equipe oratori lomellini). Dal 2008 al 2009 sono andato alla frazione vigevanese dei Piccolini». Poi una crisi spirituale, che ha spinto don Luca a prestare servizio presso la parrocchia di Santa Lucia a Quarto Oggiaro (Milano) dall’agosto 2009 all’ottobre 2010. Quindi, a novembre, la nomina di parroco a Pieve del Cairo.

LA TRADIZIONE Un’occasione di rinascita, pur con qualche difficoltà. «E’ una comunità ancorata alle tradizioni – spiega don Discacciati – e all’inizio ho avuto alcuni problemi, per i quali non sempre sono stato aiutato, compreso e sostenuto. Inizialmente ho trovato una forte ostilità da parte di qualcuno, e dal 2012 ho nuotato controcorrente per screditare le calunnie di chi aveva preconcetti nei miei confronti. Col tempo per fortuna la situazione è migliorata e alcuni dei miei detrattori hanno toccato con mano la situazione, conoscendomi così come sono, e si sono ricreduti».

LA VOLONTARIA Veronica Soican, oltre a essere la collaboratrice familiare (una volta si diceva “perpetua”) di don Luca Discacciati, è regolarmente pagata, con tanto di contributi. Ma al di là delle sue mansioni istituzionali, è una volontaria della parrocchia. Di origine rumena, Veronica ha un marito e due figlie, ma dedica molto tempo alla Caritas parrocchiale e all’oratorio. In Italia dal 2004, prima ad Alassio e poi a Valle Lomellina, Veronica a Pieve si occupa di tutto ciò che può servire per aiutare gli altri. «Mi piace aiutare il prossimo, così come gli altri hanno aiutato me. – racconta Veronica – Alla Caritas conosco parecchie persone, e questo si affianca all’ascolto». Cosa lascia l’incontro con gli altri? «Una sensibilità per chi riesce a fidarsi, senza guardare solo alle apparenze. Si toccano con mano tanti bisogni, e l’impegno della Chiesa è tanto, ci si sente protagonisti ma inadeguati». Cosa ti lascia l’impegno in oratorio? «Stare con i giovani ti aiuta nel rapporto con i figli, ed è molto bello aiutare in cucina nel Grest e nelle vacanze in montagna. É un lavoro sfibrante, ma quando vedo i bambini contenti mi sento soddisfatta».

Davide Zardo

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