Visita card. Parolin / Il discorso: «Adottiamo stile di vita ascetico»

«Il primo compito del cristiano nella vita e nella società è quello di proporre e assumere uno stile ascetico».

Il cuore dell’intervento del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, sembra formare un ossimoro unito al tema affrontato ovvero “Il ruolo della Chiesa nella società”.

Eppure inserito nel discorso pronunciato durante l’incontro di sabato mattina con le autorità, i rappresentanti del mondo civile e delle forze dell’ordine di Vigevano e della Lomellina nella cornice del teatro civico Cagnoni, l’aggettivo “ascetico”, che si è soliti riferire alla spiritualità e a una dimensione interiore, personale, acquista una nuova connotazione, capace di esprimere appieno il contributo che il cristianesimo intende dare al vivere sociale in un tempo che «secondo la felice espressione di Papa Francesco si caratterizza»

non come epoca di cambiamento, ma come cambiamento d’epoca

L’arrivo del Cardinale Parolin al teatro Cagnoni

TESTIMONIANZA I cristiani in questo contesto devono partire dalla necessità di «configurare se stessi a Cristo» accettando il compito di una «fedeltà testimoniale» che richiama due direttive, la prima appunto adottare

uno stile ascetico, fatto di umiltà, di ascolto e di dialogo, su cui porre l’autenticità del giudizio che l’agire comporta

e la seconda che «si riferisce invece al fatto che il fondamento della verità per il cristiano non è attribuibile a una verità astratta universale, ma alla figura di Gesù di Nazareth, morto e risorto, in cui si dà la rivelazione del mistero di Dio». Un passaggio che richiede che «la figura di Gesù sia annunciata, compresa e assunta come modello e figura di discernimento dell’agire umano, personale e sociale» e che comporta «un radicale atteggiamento di continua conversione» al fine di garantire che «ogni uomo possa esercitare la sua libertà proprio nella sequela di Gesù Cristo».

CONCRETEZZA Fissato lo “stile” con cui vivere nella propria comunità, resta il tema del ruolo della Chiesa in quest’ultima, che per un credente non è determinato «da un’assegnazione sociale, storica o politica, ma dalla vivacità e dalla profondità della proposta cristiana stessa» e comporta che «la Chiesa nel campo sociale, culturale, politico debba mantenere l’atteggiamento che caratterizza la piena valorizzazione della libertà umana di fronte al bene, il cui giudizio compete a Dio e alla coscienza»

contribuendo a determinare le concrete condizioni di esercizio della libertà nelle relazioni sociali, economiche, politiche che chiedono l’assunzione di decisioni vincolanti e cogenti secondo criteri di giustizia

Il Cardinale Parolin nel corso del suo discorso

Il fine ultimo resta coniugare la necessità di «stabilire regole di diritto a cui ispirare i comportamenti, perché siano secondo giustizia e non secondo forza o violenza» e preservare «lo spazio della libertà», garantendo la «ricerca storica efficace del bene comune». Secondo il segretario di Stato in questo senso occorre evitare un rischio di idolatria, concependo «la ricerca politica del benessere» come opera delle sole mani dell’uomo e mettendola a fondamento del concetto di giustizia, una giustizia che così assume una forma «sempre penultima e perciò rivedibile». Si tratta di uno dei limiti della laicità che, pur essendo toccata dallo «influsso misterioso dello Spirito Santo» quando agisce in piena aderenza ai grandi valori umani, non raggiunge la piena libertà dell’annuncio cristiano, secondo cui gli uomini sono «liberi perché liberati: questo è il grande annuncio cristiano, che non ci mette davanti solo il “dover essere” ma ci offre il “poter diventare”. La morale laica è la celebrazione del “dover essere”, ma poi tu resti solo di fronte a un dovere che ti sovrasta. La novità cristiana invece è “poter diventare” figli di Dio, capaci perciò con la forza di Dio di vivere il “dover essere” secondo la misura piena del Vangelo».

PERICOLI Un passaggio fondamentale in un mondo che sperimenta il «dramma ambientale», rivelatore di come «la dinamica profonda del modello capitalista conduce alla fine del pianeta e dell’umanità» preferendo il «massimo profitto» e ponendo come criterio etico di scelta «ciò che muove il desiderio in modo arbitrario col limite del rispetto formale delle regole di socialità», in direzione opposta rispetto alla Chiesa, la quale ha da sempre affermato «che l’orientamento dell’agire politico non deve essere il profitto individuale, che concede grandi spazi arbitrari di potere personale a chi lo consegue, ma devono essere la giustizia e il bene comune a livello politico, la carità a livello personale ed ecclesiale». Il card. Parolin individua come sintomi di questa deriva l’esasperata «dimensione formalistica dei meccanismi politici e amministrativi» delle democrazie occidentali, che «hanno confinato all’ambito strettamente personale e individuale la confessione dei valori di fondo». Il prevalere «della correttezza, della trasparenza e dell’appropriatezza» ai fini di conseguire la «approvazione da parte dell’elettorato», rischia di rendere indifferente perfino l’annuncio evangelico:

L’atteggiamento morale oggi diffuso in campo sociale rischierebbe di rendere superflua la figura stessa di Gesù Cristo, perché sarebbe interpretato come un individuo che ha fatto le sue scelte

«ma non necessariamente significative per gli altri, oppure come un algoritmo universale. Che egli sia la via, la verità e la vita non appare assolutamente ovvio né possibile». Piuttosto si preferisce un’adesione fideistica all’intelligenza artificiale, la quale tuttavia manca del «cuore della libertà umana, che è la creatività. La scelta generativa e la capacità di radicare il giudizio sulle condizioni di esercizio della libertà che caratterizzano la coscienza umana, che la macchina non ha».

Il video che racconta la storia del Duomo di Vigevano.

AUTENTICITÀ E a cui il cristianesimo richiama: «Il buon cristiano deve offrire una buona narrazione di bene che nasce dall’autenticità della fede che anima il suo cuore». Questo poiché «il cattolico sa che per essere vero cristiano deve essere autenticamente buon cittadino e per essere buon cittadino deve essere autenticamente uomo e per essere autenticamente uomo deve dare la sua risposta di amore al mistero che lo interpella proprio nella sua storia e che trova in Gesù Cristo il suo fondamento insieme storico ed escatologico, che lo coinvolge non tanto in un sistema, quanto in una testimonianza». Non a caso il segretario di Stato ha chiuso il suo intervento con le parole del padre costituende e accademico Giorgio La Pira, che ha saputo incarnare tale figura di cristiano ideale: «L’’impegno politico è un impegno di umanità e di santità»:

è un impegno che deve poter convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera e meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità

Giuseppe Del Signore

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