Regionali 2023 / Lomellina patria dell’astensione, in Provincia domina il centrodestra modello FdI

In Lombardia sono spariti 2.4 milioni di voti in cinque anni. Di tanto si è ridotto il numero di elettori tra le consultazioni regionali del 2018 e quelle che si sono svolte domenica e lunedì scorso, che hanno consegnato una vittoria chiara al centrodestra e un secondo mandato al presidente della Regione Attilio Fontana.

La cifra sale a quasi 2.6 milioni se si guarda alla tornata del 2013, il che vuol dire da un lato che un calo c’era già stato un lustro fa, ma dall’altro lato che si è passati da -3% a -42.1%, quattordici volte tanto.

Per avere un’idea, è come se due Milano fossero evaporate, scomparse all’improvviso. In tutto si sono presentati ai seggi 3339019 lombardi, il 41.7% del totale, con la provincia di Pavia a piazzarsi quart’ultima nella classifica dell’affluenza.

TERRITORIO DISTRATTO In area pavese sono stati 170180 gli elettori che hanno votato, il 38.5% contro il 36.8% di Mantova (la peggiore) e il 45.3% di Brescia (la migliore), ma se le città principali tutto sommato non si sono discostate di molto dai dati regionali, nei centri minori si è registrata una vera e propria fuga dalle urne, che ha riguardato in maniera molto più forte la Lomellina: dei peggiori undici comuni ben dieci provengono da qui, a partire da Breme, che con il 24.9% detiene il “primato” di un votante ogni quattro, seguita da Suardi (26.3%), Langosco (26.4%), Sartirana (26.5%), Rocca de’ Giorgi ( 27.6%), Rosasco (28.2%), Valeggio (28.6%), Candia (28.7%) e il terzetto Cozzo, Ottobiano, Valle (28.8%). I valori salgono a Mede (29.8%), Cassolnovo (32.1%), Gambolò e Sannazzaro (34.3%), Mortara (34.7%), Cilavegna (35.0%), Garlasco (36.9%), fino ad arrivare al 38.4% di Vigevano, ma anche il comune principale arranca rispetto al capoluogo provinciale (40.8%) e a Voghera (39.7%).

RISULTATI Un dato che si conferma invece omogeneo in tutta la Provincia è la preferenza per il centrodestra, con Attilio Fontana che si afferma ottenendo un margine superiore a quello della Lombardia. Il governatore uscente ha avuto il 60.5% devi voti contro il 54.7% lombardo, con punte del 70.6% a Garlasco, del 69.3% a Gambolò e del 63.5% a Vigevano, mentre a Pavia si è fermato al 46%, al di sotto della maggioranza assoluta dei votanti. Il centrosinistra ha fatto invece il percorso inverso, con Majorino al 29.1% provinciale contro il 33.9% regionale, apprezzato soprattutto a Pavia (40.8%), molto meno a Vigevano (25.8%), Mortara (23.2%) o negli altri principali centri lomellini. Per il Terzo Polo Moratti si è fermata all’8.8% contro il 9.9% globale, sostenuta dai pavesi (11.4%) e dai mortaresi (12.2%), molto meno da vigevanesi (8.7%), garlaschesi (6.6%) e gambolesi (6.8%). Minimo il sostegno a sinistra: Ghidorzi non va oltre l’1.6% (n linea con l’1.5% lombardo), con il solo exploit di Mortara (3.8%).

02 PP Regionali - affluenza
i lomellini disertano le urne (elaborazione DALL-E)

PARTITI Quanto alle performance dei singoli partiti, FdI ottiene percentuali superiori rispetto alla media regionale (27.3% contro 25.2%), anche la Lega va leggermente meglio (17.4% contro 16.5%), ma vede crollare il proprio consenso in termini assoluti e di percentuale rispetto alle precedenti elezioni, resistendo solo in alcune roccaforti come Vigevano e Gambolò. Discorso simile per Fi, che tuttavia mantiene una maggiore vitalità rispetto al resto della Lombardia (9.3% contro 7.2% grazie anche a feudi come Garlasco), il Pd ha una performance peggiore che altrove (18.1% contro 21.8%, ma nel capoluogo arriva al 25.2%), anche se nel confronto con cinque anni fa tiene almeno sulla percentuale, il Movimento 5 Stelle si eclissa pur con un consenso maggiore che nelle altre province (4.4% contro 3.9%), Unione Popolare fa leggermente meglio (1.5% contro 1.4%).

Al di là dei valori percentuali tuttavia emerge una netta biforcazione: FdI e Noi moderati guadagnano voti in termini assoluti rispetto alle regionali 2018, rispettivamente +263.9% e +17.3%, tutti gli altri li perdono in maniera inequivocabile, a partire dal M5S (-88%), per proseguire con Fi (-72.4%), Lega (-69.3%), Pd (-48%).

PREFERENZE Il centrodestra almeno può consolarsi con la crescita di due dei partiti della coalizione e con la conquista di tutti e quattro i seggi pavesi, mentre per il centrosinistra, il centro e la sinistra è notte fonda visto che non avranno neppure un rappresentante provinciale in consiglio regionale. Se per il Terzo Polo e per Unione Popolare questo era nell’ordine delle cose, Pd e M5S avevano un consigliere ciascuno, che ora sono appannaggio della maggioranza.

In prima battuta entrano Claudio Mangiarotti (5466 preferenze, FdI), Elena Lucchini (7680, Lega), Ruggero Invernizzi (3228, Fi) e Alessandro Cantoni (434, civica “Lombardia Ideale”),

ma sono anche altri a sperare, perché se qualcuno di questi dovesse essere scelto come assessore da Fontana oppure dovesse essere candidato alle europee del 2024, ci potrebbero essere dei subentri. Per questo possono essere soddisfatti l’ex sindaco di Vigevano Andrea Sala, secondo in casa Lega con 4552 preferenze e figura di spicco del partito in uno dei pochi comuni in cui FdI non ha compiuto il sorpasso, e Antonello Galiani di “Noi Moderati”, con 2101 preferenze su 3195 voti ottenuti in tutto dalla lista (il 65.8% di quanti hanno scelto questo schieramento ha indicato il nome di Galiani, un dato che colpisce). Quanto agli altri lomellini, Zerbinati (FdI) arriva quarto nel derby interno con 1296 preferenze, come Panzarasa (Lega) con 539 e Spissu (Pd) con 1847, per il M5S Cattelan e Finotti si fermano a 261 e 214, La Rosa è capolista di Verdi-Si con 355, Grossi domina nella civica “Moratti Presidente” con 569, mentre Pacinotti è terzo in Azione-Iv con 397. Menzione d’onore per Edoardo Casati, 19 anni e 347 preferenze che gli valgono il primo posto in una lista, Unione Popolare, che non supera i 2300 voti in totale.

Giuseppe Del Signore

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