Osservatorio 22-10 / Riscaldare Betlemme

Pensierino di Natale. Si potrebbe introdurre così quella riflessione che siamo chiamati a fare nell’imminenza del 25 dicembre, ispirati da un clima che a tutti i costi sembra suggerire il richiamo a valori, a stili di vita, a propositi condivisi ed espressi anche da chi non ha nessun riferimento religioso. Il racconto della capanna fredda dove Gesù bambino nasce scaldato dal bue e dall’asinello, la magia dell’attesa della mezzanotte nella quale tutto può succedere, l’idea del pranzo in famiglia nella quale tutti ci si vuole bene… sono in fondo queste le immagini alle quali noi associamo immediatamente il Natale.

E va bene che sia così, va bene perché ci fa sentire al sicuro e ci mette al riparo da un messaggio che avrebbe una portata terribile su di noi se fosse compreso e accolto. È l’idea di un’umanità ridotta così male, così incapace di fare il bene da costringere il cuore di un Dio a farsi uomo perché tutto il mondo che lui ha creato non finisca nel caos e nel buio. Anzi, ancora più sconvolgente sarebbe pensare allo stile che questo Dio ha scelto per entrare nel mondo: bussare alla porta. È inaccettabile! Si associa al Natale la richiesta di doni, la preghiera per chi soffre nel mondo eppure in questo giorno a pregare e a chiedere all’uomo è scandalosamente Dio. Lo ha fatto nella Betlemme di 2023 anni fa e lo fa in quella Betlemme che è oggi il cuore dell’uomo, lo ha fatto “al freddo e al gelo” dell’inospitale città di Davide e lo fa oggi nel ghiaccio delle nostre città e dei nostri paesi, illuminati a festa e ridondanti di decorazioni e buone parole. Lo ha fatto attraverso la voce di chi non contava nulla, di chi era un numero e lo fa oggi attraverso quei volti e quelle persone abitualmente incrociate sulle strade del nostro lavoro e della nostra vita. È davvero uno stile che non possiamo sopportare, specialmente oggi, quando la soluzione immediata, la dimostrazione di forza, il fascino degli eroi che non hanno le mani sporche prendono sempre più piede nell’immaginario e nel desiderio di ognuno.

Sì perché pensare che forse nella nostra vita c’è qualcosa che non va, che forse quelle scelte che noi facciamo “perché ci crediamo”, “perché le facciamo col cuore” non sono proprio così buone, lasciarci mettere in discussione per, magari, cambiare, è qualcosa che ci fa troppo troppo male sopportare. Meglio pensare alla bontà di Dio che benedice tutti, alla tenerezza del bambino nella mangiatoia piuttosto che guardare cosa ci sta dietro a queste immagini, scoprendo che la bontà di Dio è immensa, ma è per offrirci la salvezza di una vita nuova, che la tenerezza di Gesù fatto bambino serve a fasciare e curare le piaghe di un’umanità che così non può più andare avanti. E allora meglio tenerci le luci e i pensierini buoni, piuttosto che accettare la sfida di un Natale al contrario, forse proprio quello vero.

don Carlo Cattaneo

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