Il Teologo nel pallone / La magia di “Ain Karem”

Tra i luoghi significativi che è possibile visitare durante un pellegrinaggio in Terra santa va annoverato senz’altro “Ain Karem”, località collinare alle porte di Gerusalemme, a circa 8 chilometri dalla città vecchia. Qui, come attestato da un’antichissima tradizione, avrebbe vissuto Elisabetta con Zaccaria e sarebbe nato e cresciuto Giovanni Battista. E qui sarebbe avvenuto l’incontro con Maria, come attestato in Lc 1,39-56, dopo un viaggio di circa 150 chilometri a partire da Nazareth.

Quando si giunge ad “Ain Karem”, come suggerito anche dal significato dello stesso nome («sorgente della vigna»), ci si dirige alla fontana attorno alla quale è sorto il villaggio. Questo luogo è da sempre chiamato «fontana della Vergine», come a ricordare l’arrivo di Maria. I pellegrini colgono qui già un primo messaggio di fondo: la Vergine che si avvicina alla sorgente si rivelerà a sua volta sorgente, la vera fonte dalla quale scaturisce la nostra salvezza.

Da questo punto parte la strada che porta alla casa di Elisabetta, un percorso di alcune decine di metri, in salita. È suggestivo pensare con quale trepidazione Maria abbia potuto compiere quest’ultimo tratto. I pellegrini, mentre si mettono sulle sue orme, comprendono anche un’altra cosa: che portare Gesù agli altri, come la Vergine in questo caso, è motivo di profonda gioia, perché è il dono più grande che possiamo fare; nel contempo però questo comporta sempre una certa fatica. Sì, perché è un po’ come camminare contro vento, in quanto la logica abituale ci porterebbe a non pensare agli altri, ma a noi stessi, e non tanto a quello che possiamo dare, ma a quello che desideriamo, che vogliamo ricevere. Ed è un cammino in salita, in quanto dobbiamo a ogni passo fare i conti con la nostra inadeguatezza: le nostre fragilità, i nostri dubbi, la nostra continua tentazione a lasciar perdere, perché tanto non ne vale la pena…

Quando finalmente i pellegrini arrivano ed entrano nel cortile di casa, sono accolti dalla statua di Elisabetta, con il Battista nel suo grembo, la quale, commossa, va incontro a Maria, con le braccia protese, pronte all’abbraccio. Anche in questo caso affiora un messaggio prezioso: il Signore va accolto. L’incontro con lui non è qualcosa che ci meritiamo, che ci guadagniamo, che otteniamo con le nostre forze, ma è un dono, una grazia che ci sovrasta e continuamente ci sorprende. Ed è una presenza che siamo chiamati a riconoscere in primo luogo in questo tempo di Avvento ormai alle porte.

don Luca Pedroli (biblista Pont. Ist. Bibl. di Roma)

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