L’intervista / Andrea Piasentà, professione campanaro

Studiare i suoni e il funzionamento delle campane. Strumenti che rientrano in tutto e per tutto nel patrimonio culturale italiano. Andrea Piasentà è diventato, a soli 24 anni, uno dei massimi esperti e conoscitori di campane presenti sul territorio della Diocesi di Vigevano, con la quale collabora attivamente e costantemente. E’ proprio lui a raccontare in modo dettagliato e approfondito i doveri, gli obblighi di un campanaro e quanto questa figura sia importante al giorno d’oggi.

Un semplice rintocco di una campana ha segnato l’inizio della tua più grande passione: che cosa ti ha portato ad apprezzare e studiare questo strumento?

«Era il 2003, avevo 4 anni e ho ascoltato per la prima volta, mentre ero in vacanza in una cittadina della Basilicata, Pisticci, il suono di una campana di una torre civica. Lo scocco di quel suono ha segnato l’inizio di questa mia passione. Pian pianino ho cominciato ad ascoltare anche le campane del nostro territorio. Nel corso degli anni, in particolare a partire dal 2008, ho iniziato a guardare dei video su You Tube. Dal 2013 ho aperto il mio canale, nel quale di volta in volta caricavo i miei video e le mie riprese. Quando si conoscono altre persone con la stessa passione, cosa che ho avuto modo di fare, si crea un confronto che porta a migliorare e perfezionare le proprie competenze. Ho impiegato il tempo ampliando il mio bagaglio culturale su questo argomento. Ho collaborato con dei miei amici che condividessero con me questo mio interesse».

Parlando del tuo percorso di studi: scienze applicate al Caramuel, Comunicazione in Università. Quanto tempo sei riuscito a ritagliare da dedicare all’approfondimento del funzionamento delle campane?

«Ho iniziato in realtà a dedicare degli studi da affiancare a questo mio interesse già a partire dalle medie. All’Istituto Bussi c’era la possibilità di iscriversi all’indirizzo musicale e ho colto al volo questa opportunità. La campana ha vari aspetti, compresi quelli musicali. Per riuscire a capirli e comprenderli, è fondamentale e importante conoscere le note e possedere delle nozioni musicali. Questo aspetto mi aiuta moltissimo tutt’ora. Anche quando frequentavo le superiori, alternavo le ore di studio a quelle che dedicavo interamente alle riprese delle campane. Non si può nemmeno dire di avere una passione se non si dispone di tempo sufficiente per portarla avanti e coltivarla come merita. Altrimenti rischia di trasformarsi in un semplice passatempo e in niente di più. In seguito, in Università, alla Cattolica del Sacro Cuore, ho concluso la triennale proprio esponendo e trattando questo argomento».

La tua tesi di laurea si intitola “La campana, un medium ancora attuale”: perchè, nonostante il progredire della tecnologia, dei canali di comunicazione, abbiamo ancora bisogno della presenza di uno strumento molto tradizionale e presente da diversi secoli?

«Innanzitutto, perché fanno parte della nostra cultura. Come ho scritto nella mia tesi, la campana, così come la conosciamo oggi, ha una provenienza prettamente italiana. La campana che suona mediante la percussione di battaglio interno è stata perfezionata in Italia, anche grazie a San Paolino da Nola e la Campania ha questo nome proprio perché era la terra in cui venivano per la prima volta costruite le campane. Non possiamo dire che non facciano ancora parte della nostra cultura. Ricordo che non esistono solamente le campane religiose ci sono anche quelle civiche. A Vigevano le campane della Torre del Bramante sono civiche: un tempo venivano utilizzate per segnalare gli eventi laici della città. Questo è un momento, poi ce ne sono altri.

Per i cristiani e i fedeli, infatti, la campana segna ed è presente nei momenti più importanti della vita di una persona.

Quando qualcuno nasce, suonano le campane per rendere noto l’evento: è una tradizione che è ancora presente in alcuni paesi, per esempio Cilavegna. Quando una persona viene battezzata, riceva la cresima suona la campana, quando si celebra il matrimonio suonano le campane. E anche quando si svolgono i funerali, suonano le campane. In merito a come si suona, le persone capiscono se si sta segnalando un momento di gioia oppure uno di dolore e agonia: quindi noi campanari dobbiamo prestare molta attenzione anche a questo aspetto. Nelle campane, spesso si trova riportata questa frase in Latino: “Laudo Deum verum, plebem voco congrego clerum defunctos ploro, estem fugo, festa decoro”. Le campane lodano e salutano il Signore, suonano a tutti gli orari del giorno per chiamare la gente, chiamano il clero, piangono i defunti, allontanano la peste e decorano le feste».

Sei uno dei massimi esperti di campane nel territorio della Diocesi di Vigevano, fai riprese e le documenti sui tuoi canali social, incluso You Tube: continuerà ad essere questa la strada che percorrerai in futuro?

«E’ una passione che intendo assolutamente continuare a portare avanti. Richiede impegno, viaggio e mi sposto spesso, ma mi trasmette un sacco di soddisfazioni. Ho dedicato la tesi di laure alle campane, e nel mio elaborato, oltre a spiegare l’importanza di questo medium, mi auspicavo che il mio scritto servisse proprio a smuovere gli animi e ad incentivare al restauro delle campane. Durante la pandemia, quindi fino a poco fa, si suonavano tenendo conto di un’antica tradizione che prevede che le campane siano utilizzate per tenere lontane malattie e pestilenze. Si pensi alle Peste descritta da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. Uno strumento di comunicazione che non manca mai di rimarcare la propria attualità».

Ci troviamo dinnanzi ad un patrimonio e un bene culturale, che come hai avuto modo di spiegare all’interno del tuo elaborato di laurea, non deve in alcun modo essere lasciato in malora. In che modo?

«Sono tanti i casi in Italia, ma anche in altre parti del mondo, dove le campane non ricevono l’adeguata dose di manutenzione. Se non vengono controllate, si rischia che si verifichino incidenti. Si rischia di mettere in pericolo la vita delle persone. A San Giovanni Rotondo, anni fa, era saltata una campana a causa della scarsa manutenzione. Non sono solo pezzi di bronzo, ma strumenti che hanno un grande valore storico, non possiamo lasciarle incustodite a prendere solamente polvere. Abbiamo campane che risalgono anche al 1600 e al 1700. Perché lasciare che vadano in malora, abbandonandole a se stesse? Non avrebbe molto senso. Mi auspico che il comune provveda a sistemare le campane della Torre del Bramante di Vigevano: mi sono già messo in contatto con il sindaco a tal proposito. La Piazza Ducale, oltre ad avere un panorama visivo, ne possiede anche uno sonoro, costituito dai rintocchi delle campane della Torre. Quindi perché privarsene?».

Un ponte di collegamento tra passato, presente e futuro. Che sensazioni e emozioni si formano dentro di te mentre suoni e in che modo riesci a comunicarle al prossimo?

«Registrare e suonare mi reca grandissima soddisfazione. Quando suono in alcuni paesi di montagna, mi capita spesso e volentieri di vedere la gente che si ferma per osservare e ascoltare e che mi ringrazia per il lavoro che svolgo. Recentemente sono stato in Valle d’Aosta e il Parroco mi ha ringraziato personalmente per il servizio che ho svolto per quella comunità. Un mio vantaggio che allo stesso tempo può essere condiviso con le parrocchie: un conto sono le melodie preimpostate, un conto le suonate elettriche fatte manualmente. Ci sono tasti che io suono e manovro elettricamente, decido io i tasti da premere. Fornisco io il ritmo e la musicalità. Questa è un’opportunità per ascoltare le campane in modo completo. Un bene al servizio di tutta la comunità».

Come è stato considerato dalla tua famiglia e dai tuoi amici questo tuo interesse? E dai tuoi insegnanti? Hai mai chiesto a qualcuno qualche consiglio su come gestire il canale You Tube, sul come fare le riprese?

«Per quanto riguarda il canale, ho sempre fatto tutto per conto mio, senza chiedere aiuto ad altri. Mi sono confrontato, ho scelto il mio stile e continuerò a portarlo avanti. Tutti devono capire l’importanza che ha per i fedeli, ma anche per la nostra storia, il tema delle campane. Uno strumento di comunicazione più attuale che mai. Continuo sempre ad arricchire il mio archivio, perché ogni campanile presenta delle peculiarità che lo rende unico».

Edoardo Varese

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