L’Intervista / Viviana Sassi, regalarsi una nuova occasione

«Se a 40 anni la vita mi dà un’occasione la colgo e cerco di arrivare fino alla fine, perché so che probabilmente è l’ultima svolta che la vita mi propone». Madre e studentessa, Viviana Sassi è sicura della scelta che ha fatto: tre figli, a settembre dopo il diploma della più piccola ha lasciato il lavoro e ha deciso di riprendere gli studi universitari interrotti dopo la nascita del primo, frequentando a Pavia, presso la facoltà di Medicina e chirurgia, il corso di laurea in “Tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare”.

PASSIONI D’INFANZIA Una passione che arriva da lontano, visto che è nata quando era ancora alla scuola materna. «Il primo libro che mi sono fatta regalare – racconta oggi – è l’enciclopedia del corpo umano. L’ho letto talmente tante volte che l’ho imparato a memoria, poi mi sono fatta regalare un microscopio, uno vero, con cui mi divertivo a guardare i globuli rossi che viaggiavano nel sangue delle persone. A quel punto tutti in famiglia hanno capito quale strada avrei preso». Crescendo Viviana ha seguito il suo percorso scolastico, durante gli ultimi anni del liceo socio psicopedagogico ha conosciuto il suo futuro marito ed è diventata mamma di Lorenzo, quindi ha dovuto trovare nuovi equilibri e mettere in secondo piano ambizioni e sogni.

E’ stato bello diventare mamma a 17 anni, anche perché la sfida ci ha uniti ancora di più e abbiamo deciso di diventare una famiglia, ma a differenza di un uomo, che ha la possibilità di continuare la sua carriera, una donna non può mettere in secondo piano il ruolo di mamma, in quanto un bambino ne ha maggiormente bisogno.

IL PRIMO STOP Appena è stato possibile Viviana si è comunque diplomata e ha deciso di proseguire gli studi, anche se nel frattempo erano nati Simone e Giulia, superando il test d’ingresso per ostetricia e iniziando l’università. «Ero la prima del corso – ricorda – e stare là dentro mi rendeva felicissima. Era il 2005, per fortuna avevo mia suocera e mio fratello che mi aiutavano; ai tempi era studente, ma nel giro di poco lui ha iniziato a lavorare e mia suocera è morta a causa di una malattia. Ero rimasta sola». La scelta era quasi obbligata, mettere in standby il sogno di laurearsi. «L’ho fatto con la consapevolezza che probabilmente non avrei più potuto ripercorrere quel percorso e con la gioia nel cuore perché lo facevo per i miei bambini, anche se insieme a un po’ di tristezza». La coordinatrice del corso cercò di dissuaderla perché lo riteneva uno spreco, «eppure non avevo altre alternative, mio marito lavorava e non avevamo la possibilità economica di prendere una babysitter». L’università in tutti questi anni non l’ha dimenticata:

Ho sempre lasciato un po’ di speranza in quel giorno, perché ho sempre detto chissà se magari la vita mi darà una seconda occasione. Non ho mai chiuso definitivamente la porta.

SI RIPARTE Anzi, Viviana a settembre ha deciso di riaprirla. Si è dimessa dalla scuola paritaria in cui lavorava e ha ripreso con determinazione gli studi. «Oggi vivo le lezioni e gli esami come una responsabilità verso chi avrebbe voluto fare lo stesso percorso, ma non ha superato il test e, un po’ come me, è stato costretto a cambiare percorso. Se sei lì in quel momento sei un privilegiato, onora quel posto. Quando ho dovuto lasciare sono stati giorni tristi e i mesi dopo scombussolati, non sapevo bene cosa fare della mia vita». Senza contare che, all’esigenza di dedicarsi a tempo pieno ai tre figli si sono aggiunti dei problemi di salute: «Ho scoperto poi di avere una cardiopatia congenita e ho dovuto subire un intervento. Nonostante tutto ho sempre lavorato, con i bambini nelle scuole materne, perché questo è sempre stato il mio ambito. I bambini e la medicina sono sempre stati i miei due punti fermi nella vita».

PROSPETTIVE Proprio l’operazione al cuore ha fatto scattare qualcosa in Viviana. «Ho pensato che forse c’era un senso, io sono credente e sono convinta che niente avvenga per caso, quindi ho pensato che qualcuno, quando facevo ostetricia, mi avesse detto “ti fermo, in questo momento va bene così”, ci sarà modo di riprendere poi la medicina, magari in un altro modo». Dopo l’intervento ha vissuto nel reparto dei congeniti adulti, ma c’era anche quello dei congeniti pediatrici, dove ha conosciuto la realtà dei bambini che nascono con problematiche al cuore e si è appassionata alla cardiologia. Quel passaggio l’ha cambiata, le ha fatto vedere il mondo in una prospettiva differente. «Mi sono accorta che la vita è brevissima. Durante il ricovero sono stata con i bambini e mi sono resa conto che loro hanno una voglia di vivere pazzesca, ma spesso hanno meno possibilità di vivere delle mie. Il pensiero è “voglio vivere con lo spirito dei bambini”, loro non se ne rendono neanche conto e affrontano ogni giorno con la voglia di vivere. Un bambino non pensa “caspita se domani mi viene un arresto cardiaco non ci sono più” ma “caspita vivo tutto prima che mi venga quell’arresto cardiaco”. Ora vivo fino in fondo anche quello che non ho potuto fare, senza nessun rimpianto».

Viviana Sassi e la sua famiglia

CORAGGIO Per questo si è fatta forza e si è lanciata. «Ci ho pensato a lungo e a lungo ho creduto che fosse una follia lasciare il lavoro e riprendere a studiare a 40 anni. Ero titubante e avevo paura di deludere chi avevo intorno. Però passava il tempo e il pensiero era sempre lì. A un certo punto ho capito che era ora o mai, tra cinque anni non avrei potuto farlo. Ho deciso di provare, è stato un momento o di follia o di lucidità, non lo so, ma ho deciso di cogliere l’occasione». Quando poi c’è stato il test ha scoperto di essere molto più serena dei suoi giovani compagni «impanicati». «Il momento in cui è arrivata la graduatoria stavo guidando e non potevo guardarla, i due medici che mi avevano aiutata nello studio l’avevano vista e sapevano che ero passata. Dallo schermo vedevo solo che continuavano ad arrivare messaggi con dei cuoricini, pensavo volessero consolarmi perché era andata male». Invece ce l’aveva fatta: a quel punto ha avvisato al lavoro, dove già sapevano del test, che avrebbe intrapreso questo nuovo percorso. «La scuola in cui lavoravo fa parte di un complesso religioso – spiega Viviana – la sera prima del test d’ingresso ero in giardino con tutti i bambini, don Luigi ha aperto la finestra di casa sua e mi ha mandato una benedizione. Pur non volendomi lasciar andare, quel gesto è stato come dire “se quella è la tua strada, va bene così”».

NUOVA STRADA Ora Viviana la sua strada la sta percorrendo, senza dimenticare la famiglia, che «è il mio motore, mio marito mi è sempre stato di supporto, dall’intervento al cuore al ritorno agli studi mi è sempre stato accanto e lo stesso posso dire dei miei figli. All’inizio erano un po’ perplessi, poi hanno capito, mia figlia Giulia credeva fossi pazza, poi ha capito che avremmo iniziato l’università insieme e questa era un’altra cosa strana con cui relazionarsi. Ora lei si è fermata, ma spero che possa riprendere quanto prima il suo cammino». Qualche consiglio per loro o per delle donne che dovessero trovarsi in una situazione simile? «Gli direi di godersi tutta la giovinezza, fare tutto con calma e poi dedicarsi al resto perché sarebbe più facile, non meno bello. Tornassi indietro rifarei tutto comunque, magari un pochino dopo».

Fatima Sayari

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