Gambarana, dal Vietnam con amore

Dal lontano Vietnam alla Lomellina. La terra è la stessa, quella delle risaie. Lo stile di vita anche, quello di eremita in una spoglia abitazione di Gambarana dove Vuu Van Hoang, in paese lo chiamano Giovanni, vive da diversi anni. Il 70enne ha una storia tutta particolare perché la sua priorità è quella di essere un ultimo al servizio degli ultimi. Dei più bisognosi soprattutto in un periodo così delicato come quello del Covid. Vive nel piccolo paese al confine con il Piemonte in modo schivo, quasi da vero eremita che si mette al servizio degli altri, prima che di sé stesso. Giovanni, è il nome con cui tutti lo conoscono a Gambarana, parte almeno tre volte la settimana dal paese per recarsi a Milano per aiutare la comunità dei Gesuiti impegnata a fornire il sostegno alimentare ed economico alle famiglie bisognose della metropoli lombarda. “Lo faccio con il cuore – spiega il 70enne – perché è la mia missione di vita. Parto in bicicletta alla volta della stazione di Torre Beretti. Qui prendo il treno per arrivare a Milano dove, in estate e in inverno, mi metto a disposizione della comunità dei Gesuiti che distribuisce pacchi alimentari per le famiglie più bisognose e per i più poveri”. Un gesto di amore e di affetto verso gli ultimi che commuove. A Gambarana vive in povertà, in una casa senza comfort. Non ha la televisione, il computer e gli elettrodomestici, il cellulare è obsoleto: sembra di entrare in una casa degli inizi del ‘900. Nonostante questa situazione a scaldare l’ambiente è l’amore che Giovanni mette a disposizione degli altri, ogni giorno. “Per me è normale – spiega – La mia vita passata mi ha insegnato molto: ho capito sulla mia pelle la sofferenza e le difficoltà dell’esilio. Queste situazioni mi hanno fatto riflettere e capire che al mondo c’è anche altro rispetto alle cose effimere della vita, ci sono persone che hanno davvero bisogno, che tendono una mano e noi dobbiamo afferrargliela. Solo chi ha vissuto queste realtà si può rendere conto delle vere priorità della vita. Così ho deciso di vivere in questo modo, mettendo la mia vita al servizio degli altri”. Non aggiunge altro che un sorriso nascosto dalla mascherina. I suoi occhi a mandorla esprimono ricchezza d’animo, brillano di solidarietà. Si alza, indossa i suoi grossi guanti ed inforca la bicicletta in direzione della stazione. Lo aspettano i bisognosi di Milano.

Stefano Calvi

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