Mede, una pizza “benedetta”

Ha chiesto aiuto in un momento di difficoltà e il parroco gli ha teso una mano. Avventura a lieto fine per Michael Bertelli, il 32enne gestore del ristorante pizzeria Ca Schu di Mede, che da qualche giorno ha potuto sistemare tavoli e sedie sul sagrato della chiesa di fronte per far pranzare e cenare all’aperto i suoi clienti. Un gesto di generosità da parte del parroco don Renato Passoni, che nei giorni scorsi era stato raggiunto telefonicamente da Michael mentre si trovava in ospedale per un controllo. «Bertelli – racconta il sacerdote – mi ha chiesto di poter usare il sagrato della chiesa della Trinità come dehors, per non affidarsi solo all’asporto, almeno fino a quando le restrizioni del governo lo imporranno. All’inizio ero un po’ scettico, perché pensavo che un sagrato non fosse il luogo idoneo per esperienze mondane come mangiare fuori. Po mi ha colpito una frase di Michael: “Se lei non ci dà questo spazio saremo costretti a chiudere”. Non potevo far finta di niente, davanti a una richiesta d’aiuto di persone oneste in difficoltà. Ne ho parlato col vescovo e ho ottenuto il suo benestare. A noi non costava niente, ci è sembrato giusto continuare nel segno della carità, come abbiamo fatto nell’emergenza Covid mettendo a disposizione l’oratorio per i vaccini e i volontari per la spesa di chi non poteva muoversi da casa». Così, da qualche giorno, i clienti pranzano e cenano al ritmo delle campane, sotto l’ombra della bella chiesa settecentesca, dedicata a San Giovanni Battista della SS. Trinità. L’unica condizione posta dal parroco, in accordo con la diocesi di Vigevano e col vescovo monsignor Maurizio Gervasoni, è che il sagrato sia sgomberato dai tavoli, dalle sedie e dai tendoni non appena si potrà cenare all’interno del ristorante, vale a dire dal primo giugno. Nel frattempo Michael e i suoi collaboratori possono tirare un sospiro di sollievo.
«Ringrazio tantissimo don Renato per averci concesso il sagrato della chiesa — dice Bertelli — anche per la soddisfazione dei clienti che possono rilassarsi seduti al tavolo all’aperto, anziché portarsi il cibo a casa. La sera mettiamo dei separè di bambù e questo contribuisce a creare un’atmosfera elegante, al punto che speriamo di continuare questa collaborazione anche in altre occasioni». E chissà, come gesto di riconoscenza, che una delle prossime nuove pizze non possa essere dedicata a don Renato o alla Trinità. «Non è una cattiva idea», commenta Michael. E don Passoni aggiunge scherzosamente: «Una cosa è certa: se prima al Cà Schu si mangiava bene, adesso si mangia da Dio».

Davide Zardo

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