“Val an tal cor” diventa associazione culturale

Pronto lo statuto della nuova associazione culturale fondata da Vincenzo Bulgarelli e Marco Feccia, autori del libro “Val an tal cor”, che raccoglie soprannomi, proverbi e modi di dire in dialetto vallese. «L’associazione – spiega Bulgarelli, presidente della Compagnia delle pentole e già responsabile per anni della Pro loco di Valle Lomellina – non si occuperà solo di dialetto, ma di ogni altra sfaccettatura culturale inerente la realtà vallese espressa nelle sue molteplici forme, così come la Storia e la Memoria le tramandano alla nostra attenta osservazione. Ci proponiamo di far conoscere e amare il dialetto vallese anche alle giovani generazioni, senza per questo tralasciare la cultura espressa dalla lingua nazionale, anzi, la Storia maggiore costituirà il fondale naturale sul quale si staglierà la dinamica formativa del nostro vernacolo». Il confronto e la complementarietà di queste due espressioni vitali daranno luogo allo spirito guida che sottenderà alla nuova associazione culturale. I promotori propongono di coinvolgere anche i paesi limitrofi, che pur avendo inflessioni dialettali differenti, presentano dei denominatori comuni: si prospetta dunque la concreta possibilità di promuovere congiuntamente una articolata comparazione e un proficuo scambio di informazioni di valenza culturale, riservando una corsia preferenziale al mondo della scuola. «I vallesi, e non solo, che vorranno aderire all’associazione culturale – aggiunge Marco Feccia, ex presidente della biblioteca comunale – saranno sempre più motivati ad estendere il loro sguardo oltre i confini delle singole municipalità, e agire di concerto con istituzioni anche nazionali e personalità culturali di rilievo. Queste le linee di indirizzo: il particolare sì, il particolarismo no. È augurio di tutti noi, che l’infausto periodo che ha modificato i nostri comportamenti individuali e collettivi, abbia termine il prima possibile e il ritorno a una esistenza serena ci consenta un lineare sviluppo anche dei propositi culturali a cui abbiamo accennato».

Davide Zardo

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