«La comunicazione senza comunità». Il messaggio con cui il vescovo di Vigevano, mons. Maurizio Gervasoni,
delinea il nuovo percorso de L’Araldo contiene questa espressione che è quasi una contraddizione, stante la comune etimologia delle due parole, che richiamano il latino “munus”, incarico, con la preposizione “cum”, nel senso di compiere il proprio dovere insieme a qualcuno, non da soli.

Nelle prossime settimane e mesi noi saremo chiamati a compiere il nostro dovere. Introdurremo nuovi prodotti editoriali sia nell’edizione cartacea sia nell’edizione digitale, che diventeranno sempre più parti dello stesso ambiente comunicativo. In alcuni casi si tratterà di un aggiornamento grafico e contenutistico, come quello che potete già trovare da questo numero sfogliando le pagine del settimanale o nei prossimi giorni navigando quelle del portale, in altri di una revisione dei temi e dell’attenzione che gli dedicheremo, in altri ancora di nuovi format pensati per rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più eterogeneo per formazione, estrazione, attenzione, strumenti di fruizione. Lettori, ascoltatori, visualizzatori con cui cercheremo di comunicare in modi diversi.

Il nostro primo obiettivo è proseguire il percorso de L’Araldo, una testata che pur nella sua dimensione locale ha attraversato la storia: quando uscì il primo numero l’Italia era un Regno e Vittorio Emanuele III era appena succeduto al padre Umberto I, addirittura quando il 13 ottobre del 1889 uscì il primo numero de “L’Opportuno”, antesignano de L’Araldo, il governo Crispi si apprestava a istituire la colonia di Eritrea e a promulgare il nuovo codice penale, ispirato dal ministro Zanardelli, mentre a Milano nasceva la Lega socialista. Da quell’epoca al 2023 ci sono state due guerre mondiali, una dittatura, la Repubblica, la guerra fredda, ora un mondo multipolare in cui l’impatto di nuovi assetti geopolitici (Torri gemelle, 2001), crisi economica (2008), pandemia (2020), conflitto russo-ucraino (2022) è tutto da decifrare, così come il cambiamento climatico e l’ingresso ormai avvenuto nell’era digitale, tutti fattori che hanno stravolto il mondo e dunque anche la comunicazione, sia essa locale o di più ampio respiro.
Nel nostro percorso non intendiamo camminare da soli: il secondo obiettivo è riconnetterci alla nostra comunità di appartenenza, che è quella cattolica e diocesana,
fare comunicazione di comunità

Di questa comunità vogliamo essere una voce autorevole, ma anche un punto d’ascolto, di confronto aperto al nostro interno così come alle altre realtà e alle altre confessioni. Non possiamo farlo da soli, il dialogo, ancora una volta l’etimologia aiuta, richiede la presenza di almeno due interlocutori, ed è per questo che vi chiediamo di accompagnarci, criticarci, capirci, interpellarci, sfidarci, sostenerci. Nella convinzione di incontrarvi lungo la strada per camminare insieme, vi ringraziamo di accogliere con noi la sfida di definire «una identità morale e culturale stabilita e consolidata con coerenza», ringraziamo don Emilio, che per 37 anni è stato in cammino per le stesse vie e ha permesso a chi ora ne raccoglie il testimone di iniziare il percorso giornalistico, e ringraziamo il vescovo Maurizio, per la lungimiranza con cui ha guardato un po’ più in là sulla strada, verso l’orizzonte, e per la fiducia che ha dimostrato in prima battuta a noi e poi a tutta la redazione nell’affidarci questo compito di testimonianza.
Giuseppe Del Signore – direttore responsabile
don Carlo Cattaneo – direttore editoriale