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La povertà assoluta in Italia resta stabile, ma è una condizione che riguarda quasi un cittadino su dieci, uno su quattro se si considera chi è a rischio esclusione, e nel Nord è in aumento. In questa parte della penisola sale dall’8.5% al 9%, la crescita più sostenuta registrata nel corso del 2023: è come dire che a Vigevano si può stimare interessi circa 5700 cittadini, a Mortara quasi 1400, a Garlasco circa 860, a Mede oltre 500. I dati provvisori di Istat – diffusi lo scorso 25 marzo – segnalano uno stallo e, letti insieme a quelli del rapporto Caritas “Tutto da perdere” diffuso lo scorso autunno, fotografano la difficoltà del Paese ad affrontare il problema. «La povertà in Italia può dirsi ormai strutturale – si legge nel report – visto che tocca quasi un residente su dieci (il 9.7% della popolazione). Se si pensa che solo quindici anni fa il fenomeno riguardava appena il 3% si comprende quanto siano state compromettenti per l’Italia le gravi crisi globali attraversate a partire dal 2008». L’anno della crisi economico-finanziaria, seguita da pandemia, conflitto russo-ucraino e in Medio Oriente, che provocano effetti su scala globale amplificati in Italia dalla «sluggish growth (crescita fiacca)» che la caratterizza dagli anni Novanta. Nel 2023 per Istat ci si dovrebbe attestare al 9.8% della popolazione e all’8.5% delle famiglie contro il 9.7% e l’8.3% del 2022, una stasi che riguarda 5.7 milioni di individui.
CHI SONO Se il numero appare elevato, i soggetti a rischio di povertà e/o esclusione sociale sono molti di più, oltre 14 milioni pari a un quarto dei residenti (24.4% contro una media Ue del 21.8%). Rientrano in questa categoria le persone che hanno un reddito inferiore al 60% del reddito mediano nazionale, in condizione di grave deprivazione materiale e sociale, in nuclei a bassa intensità lavorativa (meno di tre mesi lavorati all’anno). Il primo indicatore cambia in funzione della “tipologia familiare”, in Lombardia dagli 853 euro mensili di un componente over75 in un comune sotto i 50mila abitanti ai 2429 di tre componenti minori e due adulti tra 30 e 59 anni in centro dell’area metropolitana. A Mede una famiglia con un figlio minore ha bisogno di almeno 1568 euro al mese, a Vigevano di 1618, un single under30 da 960 a 992, una coppia tra 30 e 59 anni tra i 1294 e i 1333, una famiglia con un bimbo sotto i tre anni da 1437 a 1486.
INDICATORI Per quanto riguarda la «grave deprivazione», questa si verifica in presenza di almeno 7 fattori su 13: non poter sostenere spese impreviste, non potersi permettere una settimana di vacanza all’anno, essere in arretrato con bollette, affitto, mutuo, non poter scaldare adeguatamente l’abitazione, acquistare un’automobile, sostituire mobili danneggiati, avere una connessione internet domestica, sostituire abiti consumati con nuovi, due paia di scarpe tutti i giorni, spendere ogni settimana una somma di denaro settimanale per spese personali, fare un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni, svolgere attività di svago fuori casa a pagamento, incontrare familiari e/o amici per un aperitivo, un pranzo o una cena almeno una volta al mese. Nel nord-ovest è la condizione del 17.4% dei residenti.
VICINI L’elenco perciò consente di cogliere quanto il fenomeno sia diffuso. Sembra che sia un argomento che non tocchi la casa o la comunità accanto (o la propria), che i poveri siano altrove e non nei luoghi e negli spazi che ognuno frequenta, ma in realtà la povertà è molto più vicina. Del resto le Caritas diocesane nel 2022 hanno accolto 255957 persone che «con le relative famiglie, accompagnate dai centri di ascolto e servizi informatizzati della rete Caritas rappresentano l’11.7% dei nuclei in povertà assoluta presenti in Italia». La Caritas di Vigevano nel bilancio sociale 2022 conta 977 destinatari, di cui 408 con minori a carico, per 651 famiglie e 7637 interventi realizzati, con l’erogazione di oltre 117mila chili di beni alimentari. Del resto papa Francesco, nel messaggio per la “VII Giornata dei poveri” dello scorso novembre scrive di un
fiume di povertà che attraversa le nostre città e che diventa sempre più grande fino a straripare; quel fiume sembra travolgerci, tanto il grido dei fratelli e delle sorelle che chiedono aiuto, sostegno e solidarietà si alza sempre più forte.
DIFFUSA Secondo l’obiettivo 1 dell’Agenda 2030 l’Ue dovrebbe ridurre di 15 milioni il numero di persone esposte alla povertà nell’arco dei prossimi sei anni, ma oggi sono circa 95 milioni e nel 2022 sono rimaste stabili rispetto al 2021. Senza considerare i “working poors”, cioè i lavoratori poveri che un’occupazione la hanno ma con un reddito insufficiente ovvero l’11.5% degli occupati, 2.7 milioni in tutto. Per questo secondo Caritas «nel corso di soli tre lustri la povertà ha decisamente cambiato volto. Si parla in letteratura, di un vero e proprio processo di “democratizzazione” per indicare il livello di estensione raggiunto, visto che sono sempre meno i gruppi sociali che possono dirsi al riparo, rispetto a coloro che vivono in una condizione di rischio o di conclamata difficoltà».
MINORI Nonostante questa eterogeneità ci sono categorie più esposte alla povertà, tra cui spiccano stranieri, famiglie numerose e minori. «Se tra i cittadini italiani – si legge nel Rapporto – il rischio di povertà per gli occupati è del 9.9%, tra gli stranieri raggiunge il 24.7%». Rileva l’Istat che tra i nuclei con 5 o più membri il 20.3% è in stato di deprivazione, il 12% se c’è un figlio minore, scende al 6.1% se i componenti sono solo due e arriva al 35.6% se è formato solo da stranieri. Guardando ai più giovani, «nel 2022, il rischio di povertà o esclusione sociale colpisce il 28.8% dei bambini e ragazzi di età inferiore a 16 anni, a fronte del 24.4% del totale della popolazione. I minori sono più svantaggiati quando risiedono nel Sud e nelle Isole (46.6%), rispetto al Centro (21.4%) e al Nord (18.3%)». Si sale al 39.1% nelle famiglie monogenitore con under16 (41.3% se c’è solo la madre) a carico e al 27.2% per le coppie, ma se i figli sono due o più è rispettivamente del 40.8% e del 29.6% e se il minore ha cittadinanza straniera al 41.5%.
Giuseppe Del Signore