Andrea Sala è in consiglio regionale.
Il sindaco più longevo nella storia di Vigevano, due mandati dal 2010 al 2020 di cui il secondo prolungato oltre la scadenza naturale a causa della pandemia, subentra a Elena Lucchini
collega della Lega risultata la più votata in Provincia e transitata nella giunta regionale per ricoprire il ruolo di assessore, passaggio che ha determinato l’approdo a palazzo Lombardia per Sala. «Come Consigliere regionale porterò avanti le istanze del nostro territorio» è stato il commento a caldo diffuso sui suoi canali.
CURSUS HONORUM Si tratta di un passaggio importante per la carriera politica dell’attuale assessore a Lavori pubblici e cultura, e in precedenza assessore nelle giunte di centrodestra presiedute da Ambrogio Cotta Ramusino dal 2000 al 2010, prima ancora consigliere comunale del Carroccio, partito a cui si è iscritto appena maggiorenne e che non ha mai abbandonato. Sala, che ha 51 anni, è architetto e docente presso l’istituto tecnico Casale della città ducale, da tempo ambiva a superare i confini lomellini per proseguire nel suo percorso di politico di “professione” ossia di figura che non è stata catapultata dopo una breve militanza in Parlamento, in Consiglio regionale o all’Europarlamento, passaggio sempre più frequente nel sistema partitico nazionale, che vede figure prive di esperienza amministrativa o nella rappresentanza locale scalare le gerarchie e arrivare ai vertici senza prima essere state messe alla prova. Di fatto una carriera da “prima Repubblica” e forse non a caso Sala ha iniziato il suo cammino nel 1989, appena prima del triplice passaggio tangentopoli – stragi di mafia – fine della guerra Fredda.
COMPITI IN AULA In attesa di conoscere quali saranno le commissioni di cui farà parte in Consiglio regionale, è noto che cosa si aspettano Vigevano e la Lomellina da lui, a partire da un’attenzione costante alle infrastrutture. La Vigevano-Magenta ha appena incassato il via libera della conferenza dei servizi e la Regione ha ridotta competenza, ma Sala è da sempre in prima fila su questo progetto – nel suo secondo mandato fu sostenuto da una civica chiamata proprio “La strada verso Milano” – e dovrà vigilare sulla prosecuzione dell’iter, da affiancare a quello del miglioramento del collegamento ferroviario tra Mortara e il capoluogo regionale. In seconda battuta la partita della riapertura del tribunale, le politiche di contrasto della siccità e di sostegno all’agricoltura, di riduzione dell’inquinamento atmosferico, infine l’attivazione di percorsi di formazione professionale capaci di rispondere alle esigenze del tessuto produttivo, che da tempo chiede tecnici specializzati per la transizione digitale ed ecologica.
NUOVA GIUNTA Più complicato potrebbe essere il lavoro per il sindaco Andrea Ceffa, che dovrà sostituire un assessore che in tutto aveva dieci deleghe, tra cui anche patrimonio, servizi demografici, verde pubblico, volontariato, associazioni d’arma, iniziative per il tempo libero, protezione civile, edilizia privata, il che dà la cifra del peso che aveva Sala nell’amministrazione. Ceffa provvederà a ridistribuire gli incarichi e a individuare un sostituto: passaggio non facile, anche considerando l’equilibrio delicato su cui si regge la maggioranza in consiglio comunale (un voto) dopo le dimissioni in blocco di opposizione e parte dei consiglieri del centrodestra, poi annullate dal prefetto di Pavia il cui operato è stato considerato corretto dal Tar proprio venerdì scorso, e che forse costringerà a pescare fuori dal Consiglio il successore di Sala – il subentro potrebbe non essere altrettanto fedele alla linea – nonostante tra i candidati più forti ci sia Riccardo Ghia, consigliere comunale e provinciale, in passato assessore.
Gds
