Don Moreno (Caritas Vigevano) ricorda don Roberto

A poco più di una settimana di distanza dall’uccisione di don Roberto Malgesini ne traccia un breve profilo don Moreno Locatelli direttore della nostra Caritas Diocesana e amico di don Roberto da più di 25 anni.. …

Quell’uomo che a 51 anni sembrava ancora un ragazzo e ogni mattina alle quattro si alzava e pregava… Don Roberto era un prete realizzato. Non era un prete triste. Anzi era un prete contento – e lo si vedeva dal suo sorriso – di fare quel che faceva. Era il suo modo di essere prete. Viveva in una comunità pastorale. Aveva l’incarico dal vescovo Oscar di occuparsi dei senza dimora della città: lui lo aveva chiesto al vescovo e il vescovo aveva acconsentito. Il suo ministero era la carità fattiva, è vero: al di là della Messa e della preghiera, viveva praticamente in strada, con le persone e per le persone di cui aveva scelto di occuparsi, passava le sue giornate e spesso le notti a cercare i poveracci accampati sotto i portici, come si cercherebbe qualcuno di molto caro. Ma questo non vuol dire che non si sentisse e non ‘facesse’ il prete. Tutt’altro. Per lui l’essere prete non poteva esaurirsi nella Messa e nella preghiera: anzi da lì veniva la motivazione del suo servizio, ma a lui serviva di più.

Don Roberto

Negli ultimi suoi dodici anni ha fatto questa vita. Era uomo molto schivo: difficile trovare sue foto, suoi scritti e dichiarazioni; no categorico per interviste e televisioni. Il suo interesse era concentrato sulle persone, quelle ritenute da gran parte della gente insignificanti o molto peggio, e tra la colazione in strada e la cena, per tutto il giorno, se ne prendeva cura: le accompagnava dal medico, all’ospedale, nei servizi di cui necessitavano, le andava a trovare in carcere quando ci finivano. La sua idea di carità era molto semplice. Essere prete in questo modo non è sempre ben capito e accettato, anche tra confratelli e fedeli nella stessa Chiesa: si può quindi immaginare come fosse non sempre ‘benvisto’ da parte delle istituzioni. Lo hanno ripetutamente multato perché non stava a certe regole banali. Tuttavia la sua figura suscitava rispetto. In questi giorni di lutto abbiamo visto attraverso le immagini trasmesse quanto ammirato stupore si è manifestato a Como e non solo! Mentre portava in giro i senza tetto per la città rappresentava senz’altro un problema di immagine per la stessa, ma nessuno poteva non notare la sua cordiale umanità. Le stesse istituzioni poi ben riconoscevano la sua capacità di occuparsi di persone di cui nessun ‘ente organizzato’ era in grado di occuparsi. Perciò vi facevano spesso e volentieri ricorso -da direttore della Caritas conosco bene queste (apparenti) contraddizioni- ma il dialogo e la collaborazione non si interrompono, mai!… e don Roberto non ha mai interrotto la collaborazione con nessuno. “Pietra di inciampo”, una definizione detta su di lui in questi giorni che mi piace molto e volentieri faccio mia con, però, una aggiunta che è: “gioiosa”. Era il suo segreto, segreto spiegato da suo ‘sorriso che affascinava, stupiva e interrogava quanti lo incontravano’… cosi lo ha definito il suo vescovo durante l’omelia dei funerali in Cattedrale. In ultimi 8 anni, da quando il Vescovo Maurizio mi ha affidato questo servizio, abbiamo avuto modo di incontrarci alcune volte e sempre per condividere cammini e percorsi da offrire a persone nel bisogno. Alcuni più azzeccati altri meno ma tutti -nessuno escluso- con quella caratteristica cristiana fondamentale che lui sapeva far trasparire senza troppe parole… Carità! A Dio don Roberto.

don Moreno

Le ultime

Il valore delle lacrime

«Beati quelli che piangono, perché saranno consolati». È la...

Csi Open 11, all’A-Team Gifra il “clasico” con il Rosasco

La prima vittoria dell'A-Team Gifra nel girone C del...

San Martino Siccomario, progetto per la nuova piscina

Una nuova piscina: il primo passo è stato compiuto...

Il racconto / La notte della ballerina volante

Le ballerine erano giovanissime, e tutte eccezionali. Si vedeva...

Login

spot_img