I 200 miliardi di euro del Piano nazionale di rirpresa e resilienza non sono ancora arrivati dallo Stato, ma la criminalità organizzata si sta già leccando i baffi. È il nodo centrale del convegno “Criminalità organizzata 4.0: dalla corruzione al riciclaggio, le mani sporche sul Pnrr”, organizzato dalla Fondazione Antonino Caponnetto nell’ambito del 31° vertice nazionale antimafia che si è tenuto sabato 21 e domenica 22 maggio al teatro Besostri di Mede.
SUMMIT LOMELLINO Due giorni di dibattiti, testimonianze, filmati, premiazioni, nel ricordo del giudice che fondò il Pool antimafia e nel 30° anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta. Ad aprire l’incontro, il dibattito moderato da Giuliano Rotondi, responsabile di Pop – Ilgiornalepopolare.it, con gli onorevoli Piera Aiello e Marco Maggioni, e il sindaco Giorgio Guardamagna. «Aumentano i reati per mettere le mani sul Pnrr – ha detto l’onorevole Aiello – e confidiamo che vadano nel posto giusto, perché la criminalità si sta già leccando i baffi. Viene sottovalutata, ma coinvolge tutti. Bisogna “seguire i soldi” come diceva Falcone. Il problema è che la mafia va a 100 all’ora, mentre lo Stato arriva a marcia indietro, e nelle scuole non si parla di antimafia e politica. La mafia non è più coppola e lupara, ma si infiltra nell’economia e nella finanza». Così l’onorevole Maggioni: «Il Pnrr è un po’ “incerottato” e c’è una grande difficoltà legata alle dinamiche dei prezzi per le materia prime: così le società non partecipano alle gare d’appalto, perché è rischioso. Il problema è chi ti si avvicina col colletto bianco e la valigetta piena di soldi dopo che la banca ti ha negato il finanziamento. È un allarme che lancio alla classe imprenditoriale lombarda: è una partita in cui siamo coinvolti tutti».
RISCHI LOCALI A partire dai Comuni, anche quelli più piccoli: «Di questo profluvio di soldi si è parlato molto – ha detto il sindaco Guardamagna – ma di soldi non ne abbiamo visti. Siamo strangolati dalla burocrazia e oltretutto ci troviamo nell’impossibilità di spendere i soldi che già abbiamo». Purtroppo non esiste un sistema di vigilanza autonomo del Pnrr: le imprese aspettano i soldi e in questa attesa c’il rischio del “cravattaro”. «E’ anche una responsabilità dei cittadini, ma dobbiamo avere dei leader politici che non prendano sempre le parti delle banche – ha dichiarato Piera Aiello – perché se muoiono le aziende muore la società. In Parlamento dobbiamo essere la voce del popolo, invece non siamo uniti». La riforma del sistema creditizio non è stata mai fatta. Come mai? «E’ un sistema in cui la banca non va a vedere quello che vuoi fare in futuro – ha spiegato il deputato Maggioni – ma quello che hai fatto in passato. La linea rossa tra legalità e illegalità non deve essere passata: non perché se no mi arrestano, ma perché non va fatto. Non bisogna scendere a patti, perché non è giusto. Serve l’impegno di ognuno di noi».
Davide Zardo