Sport di base / Là dove c’era l’erba ora c’è una rete da padel

Via Cagnola è una strada stretta, incuneata in un quartiere di villette ben tenute. A un certo punto, sulla destra la via s’innesta in un vicolo, dalla vaga forma di esse. Dietro quelle curve non ci sono che altre case e giardini curati: ma chi ha giocato a calcio fino ai primi anni 2000 ricorda ancora, al termine di quella serpentina, il ghiaietto di fronte a un cancellone d’ingresso, l’erba verde del campo, gli spogliatoi prefabbricati a lato, con il vapore che usciva dalle porte aperte nelle sere d’inverno. Il campo da calcio del Cagnola non esiste più dal 2007, quando il piano regolatore approvato dall’amministrazione comunale fece diventare quei terreni vicino alla Roggia Mora edificabili e il proprietario decise, di conseguenza, di tirar su delle case.

Non è l’unico “luogo dello sport” scomparso a Vigevano. Nel 2009 ha chiuso lo storico centro della Gioventù Olimpica in via Starone, dove sorgeva una struttura polifunzionale con spazi per ginnastica, volley, basket e calcio; al Negrone, dopo complicate vicissitudini gestionali, è stato smantellata la tensostruttura realizzata per la pallacanestro; un po’ meglio è andata al campo della “Buca” di via Gambolina, che è stato dato in gestione a un centro cinofilo: dove prima giocavano i bambini, almeno ora ci corrono i cani.

La Buca, il campo di via Gambolina nel 2008

PADEL DAPPERTUTTO Il cambio di destinazione di terreni ed edifici fa parte del normale ciclo di esistenza di una città: nel 2012 L’Araldo aveva censito 28 strutture sportive sotto la torre del Bramante e da allora, al netto di qualche chiusura, si è registrata anche l’entrata a regime del nuovo palazzetto, il rimodernamento dei campi Antona e Buscaglia e la riapertura del Masera. Il problema semmai è di come le logiche economiche spesso prevalgano su quelle sportive. Si pensi al boom dei campi da padel, spuntati come funghi negli anni post pandemici andando a occupare quelli che prima erano campi da calcetto, da tennis o aree libere. Anche a Vigevano, Cassolnovo, Mortara, Castello d’Agogna, gran parte delle recenti riqualificazioni dei centri sportivi ha visto la costruzione di spazi dedicati a questa disciplina, in grande ascesa per numero di praticanti (la Federtennis ne ha conteggiati circa 800mila in tutto il paese) e più remunerativa per i gestori.

Sia chiaro: niente contro il padel in sé, che anzi ha il merito di aver riportato molte persone a fare attività fisica regolarmente, né contro chi in una logica di mercato cerca di massimizzare i propri guadagni. Lo sport è però anche socialità, educazione, salute, non solo un passatempo per il giovedì sera. Una gestione degli spazi lasciata solo a calcoli economici finisce per svantaggiare le categorie più fragili: bambini, adolescenti, persone in difficoltà finanziarie.

02 PP Sport di base - padel

UN ALTRO SPORT E’ POSSIBILE Alternative a questo modello esistono, e non bisogna nemmeno cercarle lontano. Nel 2021 il comune di Gambolò ha inaugurato il centro sportivo Colonnello Bellazzi: un luogo con campi da calcetto, volley e basket gestito da Pro Loco ed educatori per fornire ai giovani del territorio una valvola di sfogo soprattutto nelle ore serali. «Sono stati – spiegava all’epoca il sindaco Antonio Costantino – gli stessi carabinieri a spiegarci come fosse necessario dare ai giovani modo di sfogarsi, magari creando un punto ad hoc».

Un altro modello virtuoso potrebbe essere quello di mettere a disposizione di enti e associazioni del territorio spazi pubblici: è quello che ha fatto tra l’altro proprio il comune di Vigevano, dando in comodato per 15 anni il campo da calcio di strada Fogliano Inferiore ai giovani della parrocchia di Fogliano. La base dell’accordo era che l’area rimanesse disponibile per tutti gratuitamente: con un investimento minimo da parte del municipio (l’installazione di reti di protezione per evitare che i palloni finissero nelle case vicine) e la manutenzione degli stessi frequentatori, l’area è diventata un punto di riferimento per giovani e gruppi di migranti. Una via che il comune potrebbe seguire nuovamente, magari rimettendo a disposizione l’area del Parco Isola che non c’era (dove un campetto, poi eliminato, era presente) o altre zone verdi da dove lo sport libero è “scomparso”.

Alessio Facciolo

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