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A Vigevano una scuola su cinque è vicina a fonti d’inquinamento, in proporzione più che a Milano, Brescia, Bergamo e Pavia. L’ambiente scolastico in cui vivono gran parte della giornata i giovani del territorio non è sempre salubre: lo certificano gli stessi istituti scolastici attraverso il censimento del ministero dell’Istruzione, che riporta una media nazionale di edifici in aree “critiche” del 5% (anno scolastico 2022-2023). Perlopiù si tratta di vicinanza a sorgenti d’inquinamento atmosferico e acustico, ma anche a discariche, industrie, acque inquinate, radiazioni elettromagnetiche.
STATO DELL’ARTE Nella città ducale la percentuale è più del triplo della media, il 17.2% per 5 istituti. Vigevano non è l’unica realtà lomellina a essere coinvolta, nel censimento compaiono anche Cilavegna (20%, 1 su 5), Sannazzaro (25%, 1 su 4), per la vicinanza rispetto alla raffineria, ma è bene precisare che il criterio ministeriale è molto stringente ovvero «si considera “prossimo” a un edificio, un elemento urbanistico che si trovi entro il raggio di 300 metri dall’edificio stesso». Nel caso delle polveri sottili è una distanza del tutto irrilevante, in quanto le fonti di inquinanti influenzano un’area molto più vasta e anzi per una sorta di “effetto camino” sono di solito più impattanti a una distanza intermedia. Del resto tutta la Lomellina è colpita in maniera uniforme dallo smog: la media del PM10 nel 2023 è stata 25.1 microgrammi al metro cubo a Vigevano, 24.4 a Parona, 24.1 a Sannazzaro, quella del PM2.5 15.8 a Parona, 16.0 a Sannazzaro, in diminuzione rispetto al 2022, ma molto al di sopra dei valori fissati dall’Oms (15 per il PM10 e 5 per il PM 2.5).
IN E OUT Alla scarsa qualità dell’aria esterna (outdoor) si abbina quella meno dibattuta, ma altrettanto importante per gli impatti sulla salute, dell’aria interna (indoor). Secondo il ministero della Salute «si stima che il 15% della popolazione, pari a circa 10 milioni di persone, fra alunni e docenti, studi o lavori ogni giorno in circa 45mila edifici pubblici su tutto il territorio nazionale. Nelle strutture scolastiche italiane si rilevano numerose criticità igienico sanitarie e di qualità dell’aria indoor, attribuibili a problematiche di tipo ambientale. Numerose ricerche hanno evidenziato come l’inquinamento dell’aria interna (indoor), insieme al comfort microclimatico sia un determinante importante per la salute di studenti e lavoratori e soprattutto per i gruppi più vulnerabili quali bambini, adolescenti e soggetti allergici e asmatici».
La presenza di inquinanti nell’aria indoor delle aule e degli ambienti scolastici è determinata non solo dall’inquinamento esterno, ma anche dalle caratteristiche strutturali dell’edificio scolastico, dalla presenza di potenziali sorgenti inquinanti come ad esempio i materiali di arredo, costruzione e sostanze usate nelle operazioni di pulizia e manutenzione.
AZIONE A maggior ragione dovrebbe essere oggetto di riflessione, da parte delle amministrazioni comunali e provinciali, una situazione fuori soglia come quella di Vigevano, Sannazzaro e Cilavegna; anche se si tratta di un numero ridotto di istituti, è fuori scala rispetto ai valori nazionali (2.4% per il solo inquinamento atmosferico), regionali (3.6%) e al contesto in cui sono inserite, un tessuto perlopiù agricolo e con una presenza industriale che, se pure c’è, non è paragonabile a quella delle aree di Bergamo, Brescia o Milano. «Il problema dell’inquinamento – scrive Openpolis – riguarda soprattutto le scuole collocate nelle città. Tra i capoluoghi la quota di edifici vicini a fonti inquinanti è più che doppia rispetto alla media: 5.5%. Si abbassa invece all’1.5% tra i comuni non capoluogo». Vigevano è undici volte di più.
CAMBIAMENTI In un mondo sempre più influenzato dal cambiamento climatico, anche la cultura dovrebbe cambiare e non può che iniziare a farlo a scuola. Invece in Italia, alla fiammata della pandemia con l’attenzione ad aerare gli ambienti scolastici e a installare filtri dell’aria, è seguito il vero e proprio “spegnimento” di questi strumenti, che sono ridotti al rango di ingombranti complementi d’arredo nei quali, al massimo, incauti docenti o studenti inciampano. Una situazione che è possibile verificare anche nelle scuole lomelline. Eppure la questione dei problemi ambientali, spiega sempre Openpolis, «è sentita anche e soprattutto dai giovani: la percentuale si attesta al 14.3% nella fascia d’età compresa tra i 16 e i 14 anni». In Italia «criticità come sporcizia, inquinamento o altri problemi ambientali nella propria zona sono segnalate dal 17.4% dei residenti tra 16 e 24 anni». L’Italia è quarta dopo Malta, Grecia, Francia.
Giuseppe Del Signore