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Il numero degli anziani è in aumento in tutti paesi post-industriali e l’Italia è tra quelli con il più alto tasso d’invecchiamento al mondo, ma in Lomellina sembrano essersene accorti solo a Vigevano, Garlasco e a Ferrera Erbognone, i primi gli unici in linea con la spesa pro capite per anziani e quest’ultimo il secondo comune italiano per spesa per anziani, mentre il resto dei centri locali non supera i 40 euro per residente. In Ue a inizio millennio gli over65 erano circa il 16% della popolazione, oggi sono circa il 21.3% pari a 90 milioni di persone, un quinto del totale, ma se si considera solo il dato italiano si è già a un quarto (24%, come il Portogallo, ma con un’età mediana più alta pari a 48.4 anni, la più elevata in Ue): nel 2100 saranno il 35.1% degli italiani, con un 17.4% di ultraottantenni. Serviranno sempre più politiche e servizi ad hoc, tanto più in Lombardia, la regione che ha più over65 (2.3 milioni).
SERVIZI Ma quali sono queste esigenze? Innanzitutto sono mutevoli, perché la terza età si articola in tre fasce, i “giovani anziani” tra 65 e 74 anni, gli “anziani anziani” tra 75 e 84, i “longevi” dagli 85 in su. La “Carta europea dei diritti e delle responsabilità degli anziani bisognosi di assistenza e cure a lungo termine” le raggruppa in sei ambiti, il primo è l’alimentazione, che deve essere curata sulla base delle mutate necessità, quindi l’igiene, a maggior ragione laddove è minore l’autosufficienza, la comunicazione, spesso poco considerata e invece un bisogno primario, il movimento, per preservare il più possibile le capacità fisiche e cognitive, la sicurezza nel proprio ambiente, fondamentale per il benessere psicofisico, la cura da acciacchi e malattie, in particolare nei pazienti cronici. Per agire a tutti i livelli in queste aree l’Ue riconosce numerosi diritti, tra cui appaiono significativi quello all’indipendenza, alla protezione da abusi, all’autodeterminazione, alla riservatezza e intimità, all’assistenza professionale accessibile, alla partecipazione attiva alla società a 360°, alla libertà di culto, alla dignità in punto di morte (altra dimensione sottovalutata, che necessiterebbe forse di corsi di formazione ad hoc nelle Rsa anche del territorio), ma anche due doveri, quello di rispettare gli operatori e i caregiver (anche familiari) e di nominare un tutore legale. Per garantirli è necessaria un’infrastruttura socio-sanitaria con stanziamenti adeguati a livello locale e nazionale e un’organizzazione tale da sostituirsi al tradizionale ruolo della famiglia (anche perché le famiglie sono e saranno sempre meno numerose), aggiornata rispetto al passato.
STATO E COMUNI Le risorse sono destinate ad aumentare perché supereranno il traguardo dei 65 anni sempre più nati durante il “Baby boom”, la coorte demografica più numerosa tra le generazioni oggi in vita. Crescerà la spesa pensionistica così come quella per le strutture residenziali e per l’assistenza socio-sanitaria, voci che già oggi coprono il 13.7% del Pil italiano (media Ue 10%). Oltre il livello nazionale e comunitario, è a livello locale che le politiche per gli anziani sono messe a terra e Openpolis ha misurato la spesa dei singoli comuni (dati 2021): Trieste tra le città maggiori è quella che investe di più, 99.59 euro per persona contro i 43.75 di Milano o i 13.79 di Genova. Allargando lo sguardo a tutti i comuni, tra i tre che investono di più per la terza età ci sono i pavesi Zavattarello (1484.21 euro per residente nel 2021) e Ferrera Erbognone (1772.44 euro/residente), anche se qui la decisione di investire ha diviso il comune. Tra gli altri lomellini Vigevano arriva a 38.59 euro/residente (2.4 milioni totali), Mortara a 9.7 (148mila), Cava Manara a 9.3 (61mila), Gambolò a 0.79 (7mila), Garlasco a 15.03 (142mila), Cilavegna a 6.88 (36mila), Mede a 1.17 (7mila), Cassolnovo e Tromello 0.
Questa cifra è ricavata analizzando i bilanci municipali alla voce delle politiche sociali per gli anziani, considerando «indennità di varia natura», «rischi della vecchiaia», «rimborsi» per i caregiver, «spese per le strutture residenziali e i presidi assistenziali» per mobilità, integrazione sociale, vita quotidiana.
DATI LOCALI La situazione degli investimenti appare deficitaria a livello locale, dove oltre a Ferrera solo Vigevano ha una buona performance (superiore ad esempio a Firenze) e solo Garlasco si avvicina alla media nazionale (16.67 euro pro capite). Per quanto riguarda la città ducale, nel bilancio 2023 la missione 12 al programma 3 indica circa 3 milioni di euro nel totale pagamenti per “Interventi per gli anziani”, 48.5 euro per vigevanese, di cui quasi 500mila euro in conto capitale per investimenti e il resto in spesa corrente (per l’attività ordinaria). Gli altri municipi presto o tardi dovranno rivedere le loro politiche per gli anziani, visto che la Lomellina ha un indice di vecchiaia (rapporto tra residenti over65 e under15) in aumento tra 2014 e 2024: Vigevano 188.3 anziani ogni cento giovani, Mortara 202.7, Gambolò 177.0, Garlasco 238.7, Mede 251.1, Cava Manara 208.3, Cassolnovo 174.9. Gli unici che lo hanno visto ridursi sono Ceretto (comunque 346.7), Confienza (240), Villa Biscossi (287.5) e paradossalmente Ferrera (184.4).
PNRR E RIFORMA La necessità di interventi è avvertita anche a livello centrale: il Pnrr ha previsto misure specifiche per gli anziani, a partire dalla “Missione 5 Componente 2 Investimento 1.1” ovvero “Sostegno alle persone vulnerabili e prevenzione dell’istituzionalizzazione degli anziani non auto-sufficienti”, 500.1 milioni di euro di cui 307.5 dedicati a “vita autonoma e deistituzionalizzazione delle persone anziane”, con cui si intende investire nell’housing sociale come alternativa alla “casa di riposo” tradizionale; soluzioni abitative autonome e comunitarie con attrezzature e accesso a domicilio a servizi adeguati alla terza età (voce per la quale sono previsti 66 milioni di euro). Sul piano strutturale invece lo scorso marzo è stato pubblicato il decreto legislativo 29 “Politiche attive in favore delle persone anziane”: si prevede la creazione di un sistema nazionale di assistenza agli anziani attraverso la cooperazione tra Stato, Regioni e Comuni. Le valutazioni per definire l’invalidità e le prestazioni per gli anziani saranno semplificate. Un sistema di assistenza domiciliare sarà previsto per gli anziani non autosufficienti, comprendente servizi medici, infermieristici e di sostegno nella vita quotidiana. Si prevede un aumento delle strutture residenziali, saranno introdotti strumenti per agevolare la permanenza al lavoro, il turismo per la terza età, l’alfabetizzazione tecnologica.
Giuseppe Del Signore