“Anziano”: quando ci si domanda chi sia l’anziano si ha la tendenza a rifarsi al concetto classico di persona che ha compiuto 65 anni di età.
Ma le cose sono cambiate, lo conferma la psicologa e psicoterapeuta a orientamento cognitivo-neuropsicologico Paola Tagliani, secondo cui «il concetto di anziano è profondamente cambiato negli ultimi vent’anni: tale parola non fa più riferimento a signori lontani dal periodo lavorativo, con bastone e capelli bianchi; oggi un numero sempre più grande di persone definite “anziane” sono persone attive e partecipi nella quotidianità. Inoltre siamo di fronte all’allungamento medio della speranza di vita. Molte delle persone di questo gruppo si prodigano ancora a livello lavorativo e sociale, sono nonni attivi che si occupano dei nipoti e dei figli».

Un tale cambio demografico ha mutato il “tipo” di sostegno che necessita la persona anziana. «Certo – continua la psicologa – è strettamente connessa la necessità di adottare nuove misure di sostegno alla persona a più livelli. È fondamentale creare una cultura che sensibilizzi rispetto al tema della prevenzione e della promozione della salute a tutte le età, compresa quella anziana. Primaria è la necessità di contrastare la solitudine e l’isolamento e l’emarginazione sociale, elementi importanti per il mantenimento dell’attività e contrastare il declino cognitivo. Anche il sostegno psicologico può essere una misura importante per rispondere ai bisogni dell’anzianità. Il sentimento di utilità e integrità con la società sono due elementi chiave per il benessere dell’anziano. Se leggiamo i dati Istat emerge proprio come spesso siano fondamentali nell’accudimento dei nipoti e dei figli stessi. Risultano essere una componente importante per tutte le associazioni di volontariato e associazionistica».
Isabella Giardini