Ben 154 milioni di vite salvate dal 1974 ad oggi e aggiunti oltre 10 miliardi di anni di vita in salute. Questo l’impatto globale portato dai vaccini negli ultimi cinquant’anni, dati che sono stati pubblicati recentemente sulla rivista medico scientifica The Lancet ad opera dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un risultato importante, quello portato dalle vaccinazioni, che ha permesso il cambiamento radicale della storia di molte malattie, vaiolo, poliomielite e morbillo in primis.
STORIA «Quella dei vaccini è una storia che inizia dagli anni Cinquanta – racconta la dottoressa Marina Leidi, direttore della Sc vaccinazioni e sorveglianza malattie infettive di Asst Pavia – dalla cui introduzione e continua ricerca si è addirittura arrivati all’eradicazione di qualche malattia infettiva, in particolare il vaiolo. In altri casi invece non vi è stata un’eliminazione vera e propria della malattia, ma un contenimento che ha permesso di ridurre drasticamente i casi di malattie che prima erano veri e propri flagelli per la popolazione». Cambiamento radicale che si è avuto soprattutto dall’introduzione dell’immunizzazione obbligatoria.
Con l’introduzione delle prime vaccinazioni obbligatorie negli anni Sessanta – continua Leidi – come quelle contro la poliomielite, il tetano e la difterite, si è riusciti a dare una vera svolta ai casi di malattie infettive tra la popolazione, con evidente efficacia non solo dal punto di vista scientifico, ma risultati ben visibili.
COPERTURA Malattie infettive ormai tenute sotto controllo, soprattutto in Occidente, ma per cui non bisogna mai abbassare la guardia. «Come nel caso del morbillo, per cui ultimamente si sente un aumento dei casi, ciclicamente si manifestano delle piccole epidemie – continua la dottoressa – ovvero un leggero aumento dei casi dovuto al fatto che l’immunizzazione non è oltre al 95% della popolazione». Vaccinarsi quindi non solo da piccoli, ma anche ad adulti qualora non si avesse avuto la malattia o non ci si fosse vaccinati durante l’infanzia. «La malattia rimane a livello latente, ma non essendoci l’immunità di gregge si possono raggiungere dei picchi epidemici ogni due, tre o quattro anni – spiega Leidi – Per evitare questi casi, la soluzione non può che essere vaccinare di più e non solo nella fascia infantile e adolescenziale, ma anche in quella adulta». Non solo il morbillo a essere sotto la lente di ingrandimento, ma anche altre malattie infettive. «Quest’anno in Italia ci sono stati tre decessi da pertosse – racconta – una malattia che comunque è ancora presente perché né la vaccinazione né la malattia danno un’immunità permanente, ragion per cui la vaccinazione dev’essere ripetuta ogni dieci anni. Però pensare che ancora nel 2025 ci siano dei casi mortali di pertosse, malattia facilmente contrastabile e prevenibile con un vaccino, dispiace e colpisce in maniera particolare».

ESTERO Ma se in Italia e, in generale, in Occidente, alcune situazioni sono stabili e contenute, diverso è nel resto del mondo. «Disporre di vaccini è un privilegio – conclude Leidi – perché molti paesi non possono permetterseli per una questione di povertà o di mancanza di risorse. Un’attenzione che chiediamo ai pazienti di non abbassare soprattutto quando si recano per viaggi all’estero. Vi sono infatti delle patologie emergenti legate ai vettori, come dengue, Zika e febbre gialla, quest’ultima soprattutto in Sud America, per cui consigliamo vivamente di sottoporsi al vaccino, visto anche il recente incremento di casi mortali».
Rossana Zorzato