Quando, a fine 2022, il ministro Giuseppe Valditara presentò le nuove linee guida per l’orientamento scolastico all’interno del Pnrr, il progetto apparve come uno dei più ambiziosi degli ultimi decenni.
UN MODELLO INNOVATIVO Tra i pilastri della riforma spiccano alcuni aspetti: 30 ore annue di orientamento in ogni ordine della scuola secondaria; un E-Portfolio digitale personale, per tracciare competenze, interessi e obiettivi; la figura del docente tutor, ponte tra scuola, studenti e famiglie; una piattaforma nazionale unica con dati su scuole, università, Its e mondo del lavoro. Si tratta di un progetto ambizioso, completato da obblighi formativi per i docenti e da un sistema di monitoraggio.
L’ATTUAZIONE Due anni dopo, la domanda è inevitabile: tutto questo si vede davvero nelle scuole? Le 30 ore di orientamento sono state avviate in molti istituti, ma spesso sotto forma di attività isolate: incontri con esperti, fiere universitarie, visite aziendali. La piattaforma esiste, ma viene usata in modo disomogeneo e quasi sperimentale. I sindacati temono squilibri tra docenti e carichi aggiuntivi non contrattualizzati. Alcuni mettono in guardia contro il rischio di trasformare l’orientamento in “avviamento al lavoro”.
QUALE DESTINO? Sul piano normativo, la riforma esiste e gli strumenti sono stati attivati; sul piano sostanziale, l’orientamento è ancora un work in progress. Il suo destino dipenderà da tre passaggi cruciali: formazione autentica dei docenti, non solo certificata; collaborazione tra scuola, università e territorio, non episodica.
E SUL TERRITORIO Ma come funziona nelle nostre scuole? Per Giulia Monaco, che da tanti anni si occupa di orientamento, per l’istituto comprensivo di viale Libertà a Vigevano, precisa: «Nel nostro Istituto, l’orientamento è strettamente collegato alla continuità educativa e viene sviluppato fin dalla scuola dell’infanzia, attraverso percorsi condivisi tra i diversi ordini scolastici. Alla media Robecchi, nello specifico, con l’introduzione delle Nuove linee guida, l’orientamento è stato potenziato, nel corso dei tre anni, con varie attività di autovalutazione, esplorazione delle professioni, incontri tra scuole in modalità di peer tutoring soprattutto nell’ambito STEM e partecipazione a laboratori con gli enti di formazione professionale del territorio. Al momento – aggiunge – nonostante gli sforzi per fare diventare l’orientamento un processo continuo durante tutto l’arco del percorso scolastico, la ricaduta è ancora poco tangibile e le azioni di orientamento rischiano di essere talvolta percepite dagli studenti come interventi episodici che riguardano in prevalenza l’ultimo anno del percorso». Al liceo Cairoli, il dirigente scolastico Alberto Panzarasa precisa che, nella sua scuola, «le attività sono state organizzate con un curricolo verticale che ne prevede di specifiche per ogni anno. La fatica non è stata poca ma la normativa ha consentito di potenziare le già esistenti attività, ma soprattutto ha obbligato la scuola a ripensarle rendendole più organiche. Questo ha consentito anche di potenziare i collegamenti degli istituti scolastici con le attività del territorio e con le università».
Massimo Sala (ha collaborato Ig)



