Oltre a pregare e lavorare, per citare la regola benedettina, per la Chiesa è arrivato il momento di far fronte alla crisi energetica.
Non solo cittadini e lavoratori: anche la vita quotidiana all’interno delle parrocchie rischia di essere messa a dura prova dall’aumento dei costi.
In alcune zone d’Italia si sta pensando di tagliare le celebrazioni. Una soluzione estrema, che al momento la diocesi di Vigevano non ha intenzione di contemplare.
L’INVITO AL RISPARMIO «Ho preso parte ad una riunione con altri parroci della Lombardia la scorsa settimana – spiega Don Stefano Targa, economo della diocesi di Vigevano – e abbiamo discusso in merito alle soluzioni da mettere in atto nei prossimi mesi. A novembre, quando ci arriveranno le prossime bollette, potremo trarre le prime conclusioni».
A oggi però nessuna delle parrocchie della nostra zona ha intenzione di ridurre le proprie attività o di celebrare meno messe

«Le utenze estive non sono, per quanto mi riguarda, così alte da indurci da prendere misure e provvedimenti estremi». La prima cosa da fare è evitare ogni forma di spreco e recuperare alcune buone pratiche di uso degli spazi e dei locali, una cosa di cui la Chiesa è consapevole, come dimostrano l’attenzione dei parroci lombardi e iniziative quali quella della diocesi di Padova, che ha diffuso un vademecum per far fronte alla crisi energetica con quattro azioni: riflettere, pregare, confrontarsi, approfondire. «Le nostre parrocchie e la diocesi – si legge nel documento firmato dal vicario don Giuliano Zatti – faticano già a sostenere i maggiori costi e, al contempo, rischiano di non riuscire a mantenere alcuni servizi che ci siamo assunti, talvolta supplendo alle responsabilità di altri, a favore soprattutto delle persone in stato di necessità». Tuttavia la soluzione non può essere «una forma marcata di austerity che rischia di mortificare la gioia dello stare insieme, il senso di accoglienza e gratuità».
I CONSIGLI Ecco allora la necessità di pensare a soluzioni che consentano di attenuare l’impatto dei costi più alti e di garantire la continuità delle attività parrocchiali, a partire dalle celebrazioni liturgiche. Nel vademecum si suggerisce di razionalizzare i tempi di accensione del riscaldamento, di compartimentare i diversi settori dove possibile (riscaldando solo le aree che effettivamente sono usate), di impiegare gli stessi locali per più riunioni o incontri, di sostituire le fonti d’illuminazione obsolete e a maggior consumo, fino a pensare di usare spazi di dimensioni più contenute per le celebrazioni feriali o anche per quelle festive «ove non vi siano grandi numeri».
LE PRIME SOLUZIONI «Anche i più piccoli accorgimenti, ora più che mai, diventano di fondamentale importanza – ribadisce l’economo della diocesi di Vigevano – ai ragazzi che frequentano l’oratorio io ricordo sempre di spegnere la luce quando tornano a casa, di ridurre al minimo ogni forma di consumo. Al momento è l’unico modo per far sì che gli aumenti delle imposte possano, in un certo senso, essere contenuti». Novembre sarà quindi il mese cruciale anche per le parrocchie. «L’oratorio da noi continuerà a rimanere aperto – spiega Don Stefano Targa, che gestisce la parrocchia del Sacro Cuore in corso Genova a Vigevano – mercoledì, venerdì e sabato pomeriggio. Quando arriverà il momento di accendere il riscaldamento, vedremo cosa fare».
Il problema principale, per me, sarà la chiesa. Il capannone è alto, sicuramente tra qualche mese farà freddo
INSEGNAMENTI L’obiettivo ultimo è continuare a garantire ai fedeli la partecipazione alle funzioni liturgiche e a tendere la mano ai poveri, con una maggiore attenzione nel non sprecare le risorse di cui si dispone. Un’occasione anche per riscoprirsi comunità: non a caso proprio l’ultima Settimana sociale dei cattolici, svoltasi a Taranto nel 2021, aveva proposto tra le azioni da adottare quella di realizzare delle comunità energetiche, oggi al centro del dibattito come modello di autoconsumo, da costruire intorno alle parrocchie. All’epoca la Russia non aveva invaso l’Ucraina e la crisi energetica era legata soprattutto al cambiamento climatico, ma all’insegna dell’Enclica “Laudato si’” lo sguardo si è rivelato profetico: «Ai problemi sociali – scriveva Papa Francesco nel 2015 – si risponde con reti comunitarie, non con la mera somma di beni individuali». «Questa situazione ci insegnerà a non dare più nulla per scontato – sottolinea Don Stefano Targa – e a capire quanto sia importante conservare le nostre risorse».
Edoardo Varese (ha collaborato Gds)