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La denatalità è anche un prodotto delle difficoltà che incontrano le famiglie nel momento in cui decidono di avere un figlio e, una volta nato, devono impegnarsi nella sua crescita senza ricevere un adeguato supporto da parte dello Stato.
EQUITA’ «Vorrei che ci fosse più organizzazione per tutto quello che riguarda la parte sanitaria – dichiara Mauro Mainardi, papà di una bambina di poco meno di un mese – perché sto riscontrando difficoltà sulla questione di tesserino sanitario, codice fiscale e anche per il pediatra. Un altro problema sono gli appuntamenti per la carta d’identità che sono tutti a lunga data, vanno anche fino a un mese e mezzo e per il pediatra col tesserino sanitario sono 20 giorni e una bambina appena nata non può aspettare un mese per avere un medico a disposizione». Allargando l’orizzonte, Mainardi guarda con timore anche alla ricerca dell’asilo.
Molti conoscenti decidono di appoggiarsi ad asili privati perché hanno difficoltà ad accedere agli statali – dichiara quest’ultimo – penso quindi che nel futuro affronterò una situazione simile. Vorrei che lo Stato risolvesse questo problema, non per un problema economico o di ceto sociale, ma per fare in modo che ci sia la possibilità per tutti i bambini di avere un ottimo servizio, sia come asilo sia come pre e post, e che sia aperto più o meno a tutti.
TANTE SPESE Da parte delle mamme ci sono anche altri bisogni, come quello economico: «Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia – dichiara Giulia Chillè, mamma di una bambina di 5 anni e di un bambino di quasi 8 mesi – così come c’è il bonus nido, che aiuta nelle rette mensili, vorrei un sostegno anche per la scuola dell’infanzia». Poi c’è il problema del trattamento economico diverso tra uomini e donne, anche a parità di lavoro. «Mi piacerebbe che lo Stato agevolasse le mamme nel confronto col mondo del lavoro – commenta Laura Ferretti, mamma di una bambina di 3 anni e di un bambino di 8 – che lasciassero il giusto tempo per godersi i bambini, soprattutto per chi è senza un compagno, e vorrei che ci fossero stipendi più adeguati al costo della vita». Non solo, un altro problema riscontrato è il ritorno al lavoro: «Mi piacerebbe – continua Chillé – che ci fosse maggiore aiuto per quanto riguarda la maternità stessa, un numero maggiore di mensilità a salario pieno, perché dopo i mesi canonici si percepisce poco e una mamma si sente costretta a tornare a lavorare».
FORMAZIONE ATTENTA C’è poi chi non ha bisogno di aiuti economici, ma vorrebbe «che i soldi dello Stato venissero veicolati in modo più intelligente – afferma Mainardi – soprattutto in ambito sanitario e in quello scolastico». Mentre «dalla società vorrei che ognuno potesse fare ciò che vuole, senza mancare di rispetto a nessuno e senza invadere la libertà altrui». In questa direzione c’è chi vorrebbe anche «un ambiente più sicuro e poco influenzato dai social media – chiosa Chillè – ma sarebbe bello offrire ai giovani stimoli per far emergere la loro personalità, in modo tale che arrivino ad avere un bagaglio di passioni e che possano aiutare loro anche nella scelta futura di quello che vogliono fare da grandi».
Giulia Beretta