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Cosa può fare un singolo comune per contrastare l’inverno demografico? La risposta arriva da San Lazzaro di Savena, centro di quasi 33mila abitanti in provincia di Bologna, che offre asili nido gratuiti e senza lista d’attesa a tutti, così come altri servizi a misura di donne, famiglie, bambini, un modello che potrebbe essere esportato anche a Vigevano e in Lomellina. «Abbiamo 400 posti nido gratuiti e senza lista di attesa – dichiara la sindaca Isabella Conti, eletta nel 2014 con una coalizione di centrosinistra e al secondo mandato – abbiamo bloccato la curva della denatalità e siamo in leggera ripresa demografica.
Negli ultimi due anni si sono trasferite da noi 40 famiglie o con donne incinte o con bimbi piccolissimi proprio per i nidi gratuiti, perché in questo modo hanno potuto comprare casa con le risorse che altrimenti avrebbero investito per pagare le rette».
SAN LAZZARO Per dare l’asilo gratuito a prescindere dal reddito e senza attesa San Lazzaro spende 3 milioni di euro all’anno. «Il nido – prosegue Conti – è un servizio a domanda individuale, come può essere il teatro. Nel bilancio sappiamo quanto di questi servizi è coperto dalle rette o dai biglietti; nel teatro comunale abbiamo una compagnia capace di fare 30mila spettatori all’anno, nonostante questo la copertura dei costi tramite biglietti arriva al 70% circa. Per i nidi il dato è basso: nel 2015, su un investimento di 2.5 milioni, le rette che le famiglie pagavano arrivavano a 500mila euro. La fatica dei genitori, i sacrifici per pagare 500 euro al mese, coprivano circa il 20% del costo. Non è un servizio che oggi i comuni possono pareggiare attraverso le rette. Dovevamo recuperare quei 500mila euro di spesa corrente, che nel frattempo sono diventati un milione perché abbiamo aumentato l’offerta negli asili». Come? Grazie all’azione di recupero dell’evasione fiscale e agli investimenti in risparmio energetico. «Ci siamo rivolti a un’azienda esterna per il controllo incrociato dei dati e l’individuazione del recupero dell’evasione.
Abbiamo rintracciato 18 milioni di euro, recuperati quasi per intero in tre anni.
Da un lato la mora, la Tari e le altre imposte pregresse hanno dato un incasso una tantum, dall’altro questo lavoro ha portato all’emersione e a un pagamento regolare da parte di molti contribuenti, risolvendo anche problemi legati alle metrature che risultavano a catasto. Accanto a questo abbiamo fatto un efficientamento energetico pazzesco per spendere di meno: tutti i lampioni sono a led dal 2016, ma l’investimento lo ha fatto per intero il Comune senza appoggiarsi a società d’intermediazione. In tutto 1.5 milioni, ma dal momento in cui abbiamo montato l’ultima lampadina abbiamo risparmiato 400mila euro ogni anno, ammortizzando l’investimento in meno di quattro anni. Infine abbiamo investito 2 milioni di euro per installare il fotovoltaico su tutti i tetti degli edifici comunali, un’iniziativa che sarà conclusa a inizio 2025, portando quasi ad azzerare le spese in energia del Comune».
IL CENTRO Grazie a queste azioni l’amministrazione garantisce l’accesso agli asili, che per Conti sono determinanti per risolvere problemi come declino demografico, integrazione, bullismo: «I test Invalsi ci dicono ogni anno che, dove ci sono più nidi, i ragazzi hanno rendimenti scolastici migliori e ci sono meno casi di bullismo. Il riconoscimento del nido come servizio educativo è una prima chiave di volta, averlo gratuito e senza liste di attesa permette alle famiglie che non porterebbero i loro bambini per ragioni culturali, penso ai residenti stranieri, di capirne il valore e di accedervi. In questo modo possono incontrarsi genitori con background diversissimi e magari con pregiudizi reciproci, superandoli e promuovendo una vera integrazione. Il nido è un vero ascensore sociale, dà le stesse opportunità ai bambini e, se quelli stranieri lo frequentano, possono imparare l’italiano prima di andare alle elementari, esaurendo il tema delle classi a elevata presenza di stranieri. Se noi avessimo sistemi di welfare per l’infanzia avremmo un incremento d’integrazione spaventoso. Inoltre il nostro nido è inserito in un contesto di poli 0-6 anni (con sezione lattanti), che prevedono molte attività all’aperto in ogni stagione e che consentono un confronto precoce tra bambini di età diverse; quello che succede è che quelli di 5 anni aiutano quelli 3, i più piccoli vedendo i grandi vogliono imitarli ed essere autonomi, i secondi invece sviluppano empatia e attenzione verso i primi, disinnescando le dinamiche del bullismo prima ancora dell’adolescenza».
LA PIATTAFORMA Ma ci sono anche altri servizi a San Lazzaro: l’esenzione dall’Imu per chi assume donne con figli sotto i tre anni, un incubatore d’imprese per donne – Nilde, omaggio a Iotti, e acronimo di “Nuova impresa libera donne eccezionali” – e il progetto “A casa con te” in collaborazione con Asl, che dà gratuitamente ai neogenitori un’ostetrica a domicilio nei giorni successivi al parto. «Prima di diventare madre – la sindaca Conti ha avuto un figlio nel 2023 – me ne rendevo conto razionalmente, ora me ne rendo conto col cuore e nella carne: le donne hanno bisogno di essere sostenute in questo momento. Inoltre le professioniste possono intercettare violenza, indigenza e altre situazioni di disagio attivando i nostri servizi».
I DATI Il risultato è che a San Lazzaro la natalità è tornata sui livelli degli anni ’90, anche se negli ultimi tre anni c’è stato un rallentamento (secondo i dati Istat 186 nel 2023, 199 nel 2022, 201 nel 2021, nel 2003 erano 266 e nel 1993 174). Così, se nel 1991 la popolazione era di 30266 abitanti (con 27 nati, il dato più basso nella storia recente), nel 2001 era scesa a 29446 e oggi è arrivata a 32774. Una crescita dell’11.30% in poco più di vent’anni, nello stesso periodo Vigevano ha visto un +8.99%. E’ un modello esportabile? «Assolutamente sì. Una cosa abbastanza sgradevole che mi capita di sentire dai comuni più piccoli è che ci siamo riusciti perché “tu sei grande” e dai comuni grandi perché “tu sei piccolo”. Non è così, con un po’ di studio e buona volontà i comuni lo possono fare. Sto redigendo una sorta di protocollo attraverso il quale spiego come lo si possa mettere a terra». Non è solo una questione di culle vuote: «Il calo delle nascite comporta riduzione del reddito fiscale da qui ai prossimi 25-30 anni e rende non sostenibili i sistemi di welfare, pensionistico, sanitario. Oggi non c’è un welfare per le famiglie che vogliono avere figli, i servizi sono tarati su una società di 30-40 anni fa che non esiste più e in cui la classe media era forte. La società e le istituzioni devono permettere alle donne che lo desiderano di mettere al mondo un figlio quando lo desiderano. Non possiamo privare le donne di questa opportunità e la collettività del lavoro delle donne, della presenza dei bambini, di un invecchiamento sereno per chi avrà 80 anni nel prossimo futuro».
Giuseppe Del Signore