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Via per trovare migliori condizioni di vita, per realizzarsi professionalmente, ma anche per inseguire un sogno o un amore conosciuto in vacanza. L’Italia continua a essere un paese di migranti: se nel secolo scorso a trasferirsi oltralpe od oltreoceano era soprattutto la manovalanza poco specializzata (braccianti, operai, minatori, camerieri), oggi ad andare a ingrossare le fila dei “paisà” all’estero sono professionisti, ricercatori, lavoratori specializzati. Un fenomeno che ovviamente coinvolge anche Vigevano e la Lomellina.
LE RAGIONI Dietro i freddi numeri ci sono le storie, che parlano di anime divise tra un confine e l’altro, di chi sceglie l’estero per avere maggiori opportunità di far carriera e chi invece ne è quasi costretto, perché considerato troppo giovane o, paradossalmente, troppo vecchio. Fuori dall’Italia, raccontano molti “expat”, ci sono più possibilità di emergere per le donne e per i giovani laureati; si imparano nuove lingue, si fanno nuove esperienze. Ma, d’altro canto, si sente anche nostalgia: delle piccole abitudini di casa, come un caffè al bar, degli amici, della famiglia, delle proprie radici.
SI VIENE E SI VA Tra i tanti che partono, non sono pochi quelli che tornano. Temporaneamente quasi tutti: nonostante gli infiniti strumenti per tenersi in contatto offerti dalle nuove tecnologie, nessuna call sullo smartphone può eguagliare il piacere i un Natale passato in famiglia attorno a una tavola imbandita o di una birra bevuta con gli amici. Qualcuno invece ritorna in pianta stabile nel Belpaese, sperando di poter mettere a frutto quanto imparato oltreconfine. Impresa non sempre facile, in un paese dalle tante contraddizioni come l’Italia: e quindi si torna a sognare o a ripartire per “l’America”, ovunque essa si trovi.
a cura di Af, Rz, Fs, Ev
Sartori: «I tedeschi creano le basi per il futuro»

Voltare pagina dopo i quarant’anni, cercando maggiori opportunità in Germania. Questa la storia di Gianluigi Sartori, senior software engineer presso la sede berlinese di Zalando, colosso mondiale dell’e-commerce nel campo dell’abbigliamento. Quello di Gianluigi, trentino di nascita, ma cassolese d’adozione, è l’ennesimo esempio di cervello in fuga dall’Italia, un professionista che ora ha trovato a Berlino la sua nuova patria e la sua stabilità lavorativa e personale.
NUOVE POSSIBILITÀ «Berlino è diventata la mia casa da più di dieci anni ormai – racconta Sartori – Nonostante il lavoro di ingegnere informatico sia comunque molto richiesto, l’Italia non aiuta a trovare un lavoro serio, stabile e conforme passati i quarant’anni. Cosa ben diversa nei paesi esteri». Dopo aver conseguito brillantemente la laurea al Politecnico di Milano, la parentesi tedesca non è la sola esperienza lontana dal Belpaese. «Terminati gli studi al Politecnico – prosegue l’ingegnere informatico – sono stato ricercatore nell’università californiana di Stanford, negli Stati Uniti. Un periodo che mi ha dato un’esperienza lavorativa e personale inestimabile, ma che comunque mi ha riportato in Italia».
CAMBIAMENTO Nonostante le numerose esperienze lavorative e il curriculum invidiabile, l’Italia non ha poi saputo dare a Gianluigi la stabilità e le opportunità sperate. «Sebbene la lingua e l’età siano un ostacolo per conoscere qualcuno fuori dal lavoro – spiega Sartori – qui a Berlino si sta molto bene. Il lavoro vero non manca e le opportunità da cogliere sono molte, specie per chi comincia». In Germania un’attenzione particolare viene riservata proprio ai più giovani, e a tutti coloro che sono una risorsa per il paese.
I tedeschi puntano molto sui giovani – conclude l’ingegnere informatico – basti pensare che qui in Germania le basi e le opportunità si creano a partire dalla scuola e, soprattutto dalla formazione, entrambe basi per il futuro.
Sala: «La Germania ti proietta nel mondo lavorativo»

Francesca Sala, 34 anni, dopo aver studiato lingue all’università di Pavia ha partecipato al programma Erasmus in Germania, a Heidelberg, per una durata di nove mesi poi diventati quattro anni perché ha deciso di stabilirsi nella cittadina tedesca. Tuttavia, pur considerando la sua esperienza positiva, alla fine ha deciso di rientrare in Italia.
STUDIO E SVAGO Sala racconta che durante questo periodo ha continuato a studiare e nel mentre ha lavorato in un negozio, è entrata in una confraternita che l’ha aiutata con l’integrazione e nell’affinare la lingua, che lei aveva studiato in precedenza. Per quanto riguarda l’aspetto sociale, commenta, «Heidelberg è una città universitaria, c’è divertimento e la qualità della vita è migliore. È vero che i tedeschi sono organizzati e rigidi come si pensa, il loro modo di pensare è strutturato in maniera diversa. Una volta che ho scoperto la cultura e il loro modo di vivere mi sono piaciuti e mi sono trovata bene». Anche se qualche aspetto negativo non è mancato: «Ho notato c’è un pregiudizio nei confronti degli italiani – continua – inizialmente per la difficoltà con la lingua poi, non facilmente, ti integri e da quel momento è tutto in discesa. La struttura universitaria è diversa, a differenza di quella italiana, che è più su un livello teorico, ti proietta nel mondo del lavoro, cosa che a me non è piaciuta». A livello di servizi invece il salto di qualità è notevole:
Nella sanità danno le stesse possibilità a tutti e i tempi di attesa sono più corti.
IL RIENTRO Dopo aver sperimentato la vita all’estero, Francesca è rientrata, ma «a distanza di 13 anni, se non fosse per la famiglia, tornerei a vivere in Germania. Per più motivi come: il modo di vivere, le opportunità lavorative per donne, mamme e ragazzi, e la concezione del lavoro. Per una donna madre è più facile fare carriera grazie alle agevolazioni dello Stato, come la maternità più lunga e l’asilo gratuito. Tornerei anche per le lingue: là tutti parlano inglese a differenza di qua. Inoltre lo farei per mia figlia: avrebbe più opportunità e conoscerebbe più lingue. Le differenze sono evidenti, soprattutto per quanto riguarda il futuro».
Graziano: «A Londra una vita sociale davvero attiva»

Dieci anni nel Regno Unito durante i quali ha avuto tempo e modo di fare grande esperienza. Piergiuseppe Graziano, vigevanese che si è trasferito a Londra, racconta cosa significhi svolgere l’attività di parrucchiere in una città che continua a offrire e garantire un sacco di opportunità dal punto di vista lavorativo e da quello legato alla qualità della vita. «Mi sono trasferito a Londra prima della Brexit – racconta Graziano – perché sentivo la necessità di qualche cambiamento. Ho conosciuto la mia ragazza e lavorativamente le cose stanno andando davvero bene. Vero, a seguito della Brexit, del Covid c’è stato un periodo un po’ negativo, ma la qualità della vita è comunque ottima. Sto davvero bene qui».
OPPORTUNITA’ Graziano è parrucchiere per vocazione e professione: «Ho seguito le orme di mio padre che lavora a Vigevano. A Londra si percepisce una realtà completamente differente. Posso dire di trovarmi davvero bene». Una città che offre e garantisce opportunità a chi riesce a coglierle. Quali differenze rispetto all’Italia e a Vigevano? «Londra è una città dal forte tono multinazionale e multiculturale, molto più di quanto non lo sia Milano. C’è una vita sociale molto attiva, di fatto è come se si rimanesse giovani molto più a lungo».
C’è sempre qualcosa da fare, di notte non si rimane fermi: insomma è proprio un’altra realtà rispetto a Vigevano.
A Londra non ci si annoia mai. «Si guadagna di più, ma si spende anche di più, perché è comunque una città molto cara. Anche cenare fuori costa il doppio rispetto a Vigevano. Mi capita di tornare in Italia e a Vigevano, perché i prezzi sono bassi e di fatto impiego anche poco tempo, circa 5 ore. Quindi è relativamente comodo».
CONFRONTO Durante la settimana si lavora, ma nel weekend si ha modo di «concedersi molte più uscite, sia di sera sia durante tutto il giorno. Ci sono molte più opportunità di svago. Questa è un’altra differenza significativa che ho notato rispetto alla vita dei miei amici di Vigevano, con i quali cerco di tenermi spesso e volentieri in contatto».
Puma: «Manca l’Italia, ma l’Austria è più organizzata»

Nel cuore delle Alpi ha trovato l’amore della sua vita: ma le montagne, lo ammette, dopo quasi 30 anni continuano a non piacergli. Era il 1994 quando Salvatore Puma salutava Vigevano e l’Italia per trasferirsi in Austria: tutto a causa di una ragazza.
EMIGRATO PER AMORE «Sono un emigrante atipico, sono andato via per amore. Il posto lo frequentavo già da quando avevo 18 anni e lì ho conosciuto quella che poi sarebbe diventata mia moglie. Abbiamo fatto un paio d’anni di avanti e indietro e alla fine ho deciso di trasferirmi: se non avesse funzionato, sarei sempre potuto tornare a casa. Dopo 20 anni, posso dire che le cose sono andate bene». Ora Salvatore ha 48 anni, vive a Kufstein (nel Tirolo), è sposato e ha una figlia adolescente: dopo 19 anni da stampatore in officina, fa il laccatore per un’azienda del posto. «Comunque anche in Italia stavo bene – ribadisce – non sono andato via per cercare lavoro». Del Belpaese gli mancano le “piccole” cose: «Un buon caffè, un buon cappuccino, uscire con gli amici dopo cena, la mia famiglia, anche se per fortuna siamo sì lontani, ma non eccessivamente… e poi, odio le montagne. Dopo più di vent’anni, non mi sono ancora abituato». Ma, alture a parte, in Austria si trova bene:
Rispetto all’Italia, l’Austria è un paese con una maggiore organizzazione: nella politica, nella sanità. Anche lei comunque ha i suoi difetti, come tutti i paesi. E’ difficile metterli a paragone: per me, sono entrambi due posti bellissimi.
IDENTITA’ Nonostante gli anni passati in Österreich, e una famiglia costruita tra le Alpi, Salvatore continua a sentirsi italianissimo: quello dell’identità è un tema che toccherà affrontare a sua figlia, che in Austria è nata e cresciuta. «Mia figlia è mezza e mezza, anche se quando è in Italia prevale la sua parte “tricolore”. La sua identità dipende molto dal momento, dalla situazione in cui si trova – racconta – ora ha tutte e due le nazionalità, ma a 18 anni dovrà scegliere, e credo deciderà per quella austriaca».