Coronavirus Vigevano / 20mila pavesi a casa, ma la Covid-19 “fa meno male”

Giugno scrive un nuovo capitolo della storia dell’epidemia in Italia, come sanno anche i quasi 20mila pavesi a casa in isolamento.

Niente “decrescita felice” estiva, tra vita all’aperto e temperature più alte, ma un rialzo deciso dei positivi e negli ultimi giorni anche delle ospedalizzazioni.

La variante Omicron B5, più contagiosa e capace di eludere la protezione del vaccino e degli anticorpi di chi è già stato malato dall’infezione – ma non dalle forme gravi, verso cui la vaccinazione conferma la sua efficacia – ha scompaginato le “regole” non scritte del Sars-CoV-2, complice anche il passaggio compiuto dall’Italia e dalla totalità dei paesi europei verso un modello meno restrittivo, nel tentativo di lanciare la fase della “coesistenza col virus”. Anche questa volta sarà la pressione sugli ospedali la cartina al tornasole della situazione; se rimarrà contenuta come in questo momento difficilmente il Governo introdurrà misure più stringenti, come si è visto per le mascherine, che restano fortemente raccomandate sui luoghi di lavoro, ma non sono più obbligatorie pure per i privati.

I NUMERI Al momento in Italia si è superata di nuovo la quota di un milione di positivi, anche se il numero reale è di tre o più volte superiore a causa del numero crescente di soggetti asintomatici, di persone che decidono di non fare il tampone pur in presenza di sintomi o di altre che si limitano a fare quello casalingo, gestendo l’isolamento in autonomia senza segnalarsi alle autorità sanitarie. E’ la logica conseguenza del divario tra i sette giorni d’isolamento minimo per un positivo e il nulla o quasi per qualunque altra situazione, a partire dai contatti stretti. In giugno tuttavia i casi attivi sono aumentati del 38.2% nella penisola e dell’11.5% in Lombardia, con l’indice di positività mensile che è passato rispettivamente dal 13.1% al 19.5% e dal 12.0% al 18.3%, con un ulteriore impennata negli ultimi sette giorni: ogni quattro tamponi si riscontra un positivo, ben al di sopra del 3% che garantirebbe un opportuno tracciamento dei contagi.

PIU’ DELICATO Nonostante i numeri siano imponenti, occorre precisare che al momento non c’è una situazione di allerta. E’ vero che in terapia intensiva i ricoveri sono cresciuti del 7.8% e del 33.2% a livello italiano per rianimazioni e reparti covid, mentre a livello regionale si è avuto un calo in terapia intensiva (-31.4%) e un aumento in regime ordinario (+63.7%), ma si tratta di numeri che, sebbene più alti in termini assoluti rispetto a un anno fa, non lo sono in rapporto alla popolazione interessata. Nel 2021 sviluppò la forma più grave della Covid-19 lo 0.49% dei positivi italiani e lombardi, oggi è lo 0.03% e lo 0.02%, uno scarto enorme. Anche per quanto riguarda i decessi, dodici mesi orsono moriva il 2.85% e l’1.61% dei pazienti, oggi lo 0.19% e lo 0.27%. A scavare il solco sono stati soprattutto i vaccini.

Giuseppe Del Signore

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