Dalla panchina del Carpi alla promozione del calcio in classe. Il curriculum come allenatore del vigevanese Daniele Tacchini vanta parecchie esperienze, tra le quali quella di Carpi, dove ha avuto modo di lavorare insieme a Gabriele Cioffi e Cristiano Giuntoli, attuale direttore sportivo della Juventus. Non più tardi dello scorso marzo ha guidato la formazione Under 17 della Lombardia alla vittoria nel Torneo delle Regioni. E’ diventato docente per il Csi Comitato Milano e per il Csi Comitato Nazionale. Insegna anche calcio nelle scuole calcio, impartendo lezioni di tecnica e di tattica. il percorso di Tacchini, volto noto del territorio lomellino, sulle panchine ha avuto inizio proprio a Vigevano, esattamente nella squadra dell’oratorio della Parrocchia Madonna di Fatima. Una passione che anno dopo anno, allenamento dopo allenamento si è trasformata in una componente fondamentale della propria vita. Ecco come tutto ha avuto inizio.
GLI INIZI «Ho cominciato ad allenare quando avevo 19 anni – racconta Daniele Tacchini – all’oratorio di Fatima. C’era una squadra guidata da mio papà e mi impegnavo parecchio a dargli una mano. Poi sono passato al Cavallino, dove ho allenato le giovanili, che è poi diventato Pro Vigevano. All’epoca avevo di fatto poco più di 20 anni». E per Tacchini arriva il momento di farsi conoscere lungo i campi della Lomellina e non solo. E la sua carriera inizia a prendere forma. Prima si trasferisce a Verbania, poi passa al Caltignaga, Promozione Piemontese. Ecco che torna nella terra del riso, dove si accomoda sulla panchina del Garlasco:
Avevamo raggiunto la finale playoff per andare in Eccellenza per tre anni consecutivi, purtroppo non siamo riusciti a raggiungere la promozione.
PROFESSIONISTA Dalla Lomellina al Lecco, dove ha seguito «gli allievi nazionali. Successivamente in C2 ho guidato la prima squadra. Ho conseguito il patentino Uefa A, quello per i professionisti, per poi trasferirmi al Carpi nel 2012, dove ho lavorato con Cioffi e Giuntoli. Con Cioffi mi tengo tuttora in contatto, qualche mese fa aveva tenuto a Rimini una lezione all’Associazione Italiana Allenatori. Sono state tutte esperienze che hanno contribuito ad arricchirmi sia come allenatore, sia come uomo e che continuo a conservare nel mio cuore». Ecco che nel corso degli anni successivi, fino a arrivare a oggi, ha allenato rappresentative lombarde nei tornei regionali. Entra a far parte del Csi Milano e Nazionale, tiene corsi di formazione per allenatori e «per vari progetti legati a questo ambito ho viaggiato molto: sono stato in Cina, in Giappone, in Bosnia Erzegovina». Sacrifici, impegno e dedizione: tutte qualità che chi intende intraprendere la carriera di allenatore deve dar prova di possedere.
IMPEGNO «In primis serve avere passione, senza la quale non si va da nessuna parte. La mia famiglia all’inizio mi ha aiutato molto. Mi sosteneva mentre frequentavo l’Università e al contempo iniziano ad allenare. Serve anche impegno e voglia di studiare e aggiornarsi costantemente. Gli allenatori devono per forza di cose guardare da vicino tante partite in modo da adottare delle tecniche che possano rivelarsi funzionali. Occorre anche compiere tanti sacrifici: ricordo tuttora di quando aiutavo durante gli allenamenti i vari tecnici ogni 7 giorni su 7. Altro requisito è avere fiducia nei giovani che vogliono avventurarsi nel calcio».
Edoardo Varese