Il supermarket MD che divide la maggioranza in consiglio comunale è l’ultima tappa di un percorso che ha visto Vigevano diventare territorio d’elezione per diverse strutture commerciali di media dimensione, il quale pone una sfida alla politica e ai vigevanesi, chiamati a interrogarsi sul futuro urbanistico della città, uno dei temi forti delle elezioni che arriveranno nel 2020. «Legare i tempi trasformativi della città ai tempi amministrativi – spiega Roberto De Lotto, docente di Tecnica e progettazione urbanistica all’Università degli studi di Pavia e assessore al Territorio di Segrate – è la sfida: il mandato del sindaco è breve, soprattutto se paragonato a fenomeni urbani che hanno tempi di attuazione molto più lunghi, nell’arco di decine di anni. Se pensiamo di trovare domani la risposta sul rilancio di Vigevano e sul suo rapporto con Milano ci poniamo la domanda sbagliata».
«Occorre lungimiranza»
La distanza è il tempo Infrastrutture, insediamenti e visione sono le tre leve su cui bisogna saper agire, le prime fondamentali per dare respiro all’evoluzione cittadina.
«Che sia l’infrastruttura a portare economia e possibilità di sviluppo urbano è indiscutibile»
commenta De Lotto, «il testo “Growth and death of the American Dream” illustra il “circolo vizioso” tra un insediamento produttivo, che chiama nuove infrastrutture, e queste che a loro volta chiamano nuovi insediamenti e così via. C’è la necessità di controllare il fenomeno, ma le leggi oggi vigenti in Lombardia vanno nella direzione di un giusto dimensionamento dei centri urbani. Del resto il tema infrastrutturale è sovracomunale, perché tanto le strade quanto le ferrovie sono parte di una rete che deve tenere conto sia del flusso di persone sia del flusso di merci». Dove i collegamenti funzionano lo spazio si comprime: «Citiamo il caso di Pavia, l’estensione delle linee “S” ha consentito di avere collegamenti dell’ordine di venti minuti ogni mezz’ora, questo accorciamento dei tempi significa accorciamento delle distanze. È in corso un cambio di prospettiva, da spazio inteso come distanza fisica a spazio inteso come tempo di accesso, degli individui e dei beni materiali». Inevitabile pensare al peso delle partite relative a Vigevano-Magenta, nuovo ponte sul Ticino, raddoppio ferroviario.
Chi arriva Quanto ai nuovi insediamenti invece la città ducale rientra in un trend regionale. «La domanda commerciale – dichiara De Lotto – è aumentata e lo ha fatto in una maniera imprevedibile. Un elemento chiave è l’estensione, gli ipermercati stanno avendo diversi problemi, la media distribuzione ha un diverso calcolo degli standard e un diverso iter da seguire, anche se mancano gli elementi per capire come mai certe tipologie di commercio restino così appetibili». Né è facile porre dei paletti, in quanto «tali fenomeni non conoscono confini municipali, il limite amministrativo non è lo stesso dei fenomeni urbani». Anche Segrate ha visto l’arrivo di realtà di questo tipo, che si uniscono a un colosso in costruzione come il villaggio “Westfield”, area commerciale tra le più grandi in Europa con oltre 200mila metri quadrati, la cui realizzazione è stata avviata da un’altra amministrazione e di cui quella attuale – che era ed è contraria all’iniziativa – sta cercando di cogliere le opportunità, orientando il progetto sul rapporto tra commercio classico, e-commerce e intrattenimento.
Quale visione Per farlo occorre una visione lungimirante, considerando che secondo De Lotto
«il rapporto infrastrutture-tempo di accesso modificherà il futuro di una realtà urbana come Vigevano»
«C’è ed è evidente l’effetto attrattivo di Milano, ma esistono anche realtà comunali più attive di altre, cioè più o meno capaci di attrarre investimenti. Non si tratta per forza dell’immobiliare classico, ma anche di forme diversificate all’insegna dell’Agenda 2030 dell’Onu ovvero di qualità urbana, di qualità percepita del vivere e di percezione del benessere e della salute. Ci sono elementi di attrattività su cui Vigevano non può non investire». Tenendo conto anche dello spostamento di prospettiva, che accanto alla riduzione del consumo di suolo – Regione Lombardia lo ha regolamentato con la legge 31/2014 – vede imporsi il tema della rigenerazione, cioè del recupero degli spazi degradati, su cui il Consiglio regionale è intervenuto una settimana fa, il 12 novembre, con una legge apposita. «Costruire sul già edificato ha dei costi maggiori rispetto a farlo su un’area vergine, perciò la Regione ha deciso di muoversi a sostegno del mercato della rigenerazione. Il consumo di suolo è legato alla necessità di un contesto urbano di essere adeguato in termini di offerta residenziale e funzionale, tutelando al contempo principi oggi indiscutibili quali la tutela ambientale e la sostenibilità».
Giuseppe Del Signore