Don Stefano Cerri: secondo il suo disegno

Una matita, un foglio per gli appunti ed un pastello bicolore non mancavano mai sulla sua scrivania. Saranno questi semplici oggetti, il filo conduttore per ripercorrere la sua vita e le sue opere: nasce così “Secondo il suo disegno – A memoria di don Stefano Cerri”, una trasmissione evento, in onda il prossimo 26 dicembre, per ricordare la vita del sacerdote recentemente scomparso. La puntata andrà in onda alle ore 18 su Milano Pavia Tv (Canale 78) e in streaming sul sito www.milanopavia.tv.

Saranno tre i momenti che caratterizzeranno questo ricordo, il primo curato da don Cesare Silva, che in apertura di programma racconterà la sua vita ripercorrendo gli anni in famiglia dalla sua adolescenza al consolidarsi della sua vocazione e il rapporto con lo zio don Pietro. La seconda parte sarà dedicata al ricordo degli anni vissuti a Vigevano dove don Stefano era parroco di “San Pietro Martire”: questa parte sarà curata da don Emilio Pastormerlo. Una menzione la avrà anche la genesi con cui don Cerri istituì il palio delle contrade. Da questo progetto iniziò un percorso che puntando sulla rievocazione del periodo Sforzesco fu la “sfida” di tutte le parrocchie della città di Vigevano, diventando oggi, un evento che raccoglie ampi e numerosi consensi. La terza parte sarà dedicata alle due opere: il Centro Diurno Disabili “Il Filéremo” di Vigevano raccontato da Luciano Garza e da Carla Sala, che ripercorreranno insieme questo ambizioso progetto oggi punto di riferimento per la città.

DIO Scaldasole - don Cerri
don Cerri

A conclusione di questo intervento seguirà un’intervista proprio di don Cerri, dall’archivio di “Comunicazione Emotiva” che ricorda il motivo che l’ha portato a istituire il centro: «Sentivo il bisogno di aiutare questi nostri fratelli che avevano qualche lentezza, per far sì che si sentissero parte della comunità e vicini a tutti noi». Sempre in quest’ultima parte, don Cesare Silva approfondirà un’altra importante opera, la “casa alpina” in Valgrisenche. Dalla complicità di don Stefano e suo fratello don Pietro, nacquero infatti due case divenute oggi la “Fondazione Angelo e Maddalena Cerri”. «Trovare le parole giuste, riportare alla mente i ricordi che possano in qualche modo raccontare i valori, le emozioni, i momenti e le sensazioni senza scadere nel generico, non è stato facile» dice Valerio Vecchi, che ha curato le interviste e guiderà il racconto. «Sarà una serata di condivisione, nella quale conosceremo un suo inedito e straordinario lato sensibile che lo ha caratterizzato questo suo ultimo periodo fra noi. Temerario, inarrestabile nei suoi pensieri e nelle sue azioni ha saputo infondere soprattutto giovani un autentico spirito cristiano».

Le registrazioni si sono tenute in casa parrocchiale a Scaldasole, tra i suoi oggetti e la quotidianità. Cronista di una vita dedicata al Signore, il tempo volava in sua compagnia, perché per ogni situazione aveva un aneddoto per superarla e per ogni problema, la soluzione. Poco prima di sentirsi male, don Stefano ha chiesto di vedere l’alba, attorno alla sua sedia, sull’uscio di casa:

«Guardate che colori, io mi meraviglio delle cose semplici, fatelo anche voi. Di’! Io prego per voi, non dimenticatevi di pregare per me».

È una delle anticipazioni di una serata che sarà piena di ricordi. Proprio lui, così all’apparenza burbero, distaccato, aveva appena chiesto delicatamente aiuto, suggerendo di ricordarsi di pregare per lui. Tutto quello che ha impostato, creato e ideato don Stefano si può così interpretare e riassumere: ascoltava la gente, le esigenze della collettività e le rielaborava concretizzando i bisogni reali e lo faceva secondo un suo schema mentale: “secondo il suo disegno”. Immerso tra i suoi libri, nei pomeriggi spesi con le sue traduzioni, seduto sulla panca in chiesa con il breviario, ha lasciato in questi ultimi anni un’impronta indelebile nei cuori di molti parrocchiani con la sua costante presenza.

Una presenza tutta da ricercare, tolti i suoi posti abitudinari, infatti si trovava sempre a girovagare alla ricerca di qualcosa da fare, rinnovare e restaurare in parrocchia. Il “Don Cerri”, non dimentichiamo che, a modo suo, sapeva voler bene a tutti. Nei suoi lunghi silenzi, nei suoi sguardi, nei suoi gesti sapeva parafrasare l’amore di Dio verso il prossimo senza essere mai troppo espansivo. Se ne è andata una serenità e una compostezza suggellata da un’educazione nel rivolgersi ai suoi collaboratori indescrivibile. Pensiero sposato da tutte le associazioni che coordinava. La vita di don Stefano è stato sempre un “seminare”, gran parte dei suoi semi gettati sono caduti sulla buona terra e hanno dato frutto. Questo è il “disegno” più bello. Il progetto è stato realizzato con il patrocinio della Diocesi di Vigevano in collaborazione con le realtà protagoniste della puntata.

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1 commento

  1. Me lo ricordo negli anni 1961 e 1962 quale mio insegnante di latino in Seminario. Mi faceva sempre un po’ di paura per la sua serietà e compostezza. Ma in fondo avevo sempre capito che era un gran prete oltre che un ottimo insegnate. Purtroppo non l’ho piu’ frequentato dopo il 1968 , anche se l’ho sempre seguito da lontano attraverso la stampa e le notizie provenienti dalle persone che lo frequentavano. Fu anche un ottimo professore di musica e canto gregoriano ed ancora oggi mi ricordo con estremo piacere le prove per le festività in Duomo.
    Salve, don Stefano, avevi 13 anni piu’ di me, ma ho sempre avuto una lunghezza di onda nella visione della vita molto simile alla tua.

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