Sala cosa dice? Sala cosa fa? Sala dov’è? Si è perso in Regione? Pensa ancora alla sua Vigevano o si è dimenticato del borgo dei Visconti e degli Sforza? Sta facendo lobbying o si limita a portare a casa il lauto stipendio di consigliere regionale (simile a quello di un parlamentare) senza faticare più di tanto e coltivando il suo orticello politico su ogni fronte del territorio? Una cosa è certa: è molto impegnato. Dopo 48 ore di “posta” attraverso Whatsapp, insistendo a più riprese, riusciamo a parlare con lui. E’ lui stesso, il “super sindaco” ora al Palazzo della Regione, a farsi vivo verso le 8 di sera, al termine di una giornata intensa a Milano.
POLITICO NUOVO C’è, c’è… Sala c’è e sta lavorando per noi, fa sapere nel suo inconfondibile stile. Fatto di elaborati riferimenti tecnici, bizantinismi politici, dico e non dico. E’ un Sala però profondamente cambiato, molto più politico rispetto al passato, attento alle parole, che usa con attenzione e, quando si “confida”, fa subito sapere: «Questo però non bisogna scriverlo. Questo sì, va detto, eccetera, eccetera, eccetera».
I GRANDI TEMI Ormai è un esperto: indica la strategia per affrontare i grandi tempi della città, come il raddoppio del binario e l’uscita dal medioevo dei trasporti in cui è precipitata Vigevano. E ci tine a far sapere che sta “monitorando” sia la ferrovia sia la Vigevano-Magenta. «Sulle ferrovie, occorre fare sinergia e tenere d’occhio le aziende che lavorano con Regione Lombardia». In questi giorni, anticipa, ha in ballo un incontro con Trenord e una call con Rfi. Chissà se sa che martedì sera alcuni pendolari hanno chiamato la polizia dopo un’attesa di ore tra una soppressione e l’altra di treni a Porta Genova. Anche sulla “superstrada” sta lavorando, ma sottotraccia per non alimentare pollai politici. Se infine ci sarà un progetto i lavori dovrebbero fini re entro il 2026. «Serve chiarire le idee con dei desiderata precisi». La speranza per il momento è quella di portare a casa almeno la tangenziale tra Vigevano e Abbiategrasso. Sono le schermaglie politiche quelle che bloccano tutto, dice.
CHE IELLA Ok, va bene tutto, ma a Vigevano non ci sono neppure più aperti la Cavallerizza e il Cagnoni. E’ ve ro che Sala non c’entra però… «“Sfortune” micidiali di un periodo particolare, dove i materiali aumentano a dismisura e le ditte preferiscono mandare avanti gli avvocati». E la politica, che a Vigevano è a dir poco litigiosissima? «Non entro nel merito, ma con le segreterie politiche va a gonfie vele: con Mangiarotti e Cattaneo c’è accordo su tutto. Nella Lega, invece, a parte qualche defezione c’è voglia di lavorare». L’ultima grande questione aperta, quella del tribunale, «ormai è invece una partita tutta romana».
LUNGA CARRIERA L’enfant-prodige della politica vigevanese ne ha fatta di stra da e continua “macinare chilometri”. In tutti i sensi. Non perde una passerella e un taglio di nastro, onnipresente su tutto il territorio della provincia di Pavia. Ora politica la fa in doppiopetto. Però a Roma, precisa, per ora non ci pensa:
«Sono un umile lavoratore – dice strizzando l’occhio ai cattolici – nella vigna del Signore. Sono a disposizione».
Gli va riconosciuto: in passato non ha fallito un colpo. Giovanissimo consigliere comunale nella Lega dura e pura sostiene Rubini nel 1993 (sta per compiere 22 anni quando entra in politica). E’ uno dei tanti “soldatini” dell’allora parlamentare Malvestito ma si smarca presto. Nelle due giunte di centrodestra di Cotta Ramusino, nel 2000 e nel 2005, fa subito l’assessore ai lavori pubblici e comincia a studiare da sindaco. E la poltrona di primo cittadino la conquista nel 2010 e ci rima ne fino al 2020, quando non può più essere eletto e passa la mano al suo braccio destro di sempre, Andrea Ceffa, l’attuale sindaco.
Massimo Sala
