Oggi i funerali di Giancarlo Torti, venuto a mancare lo scorso lunedì 30 ottobre all’età di 93 anni. Mortarese di nascita, Torti è stato direttore de L’Araldo Lomellino dal 1981 al 1986 e direttore storico dell’Informatore Lomellino di Mortara per 35 anni. L’Araldo vuole ricordare il direttore Torti con alcuni ricordi e interviste che sono stati pubblicati sul nostro giornale.

a cura di Andrea Ballone, Davide Zardo, don Emilio Pastormerlo

1LA STORIA

Il primo stipendio gli venne pagato dal cardinal Ersilio Tonini di tasca propria, dopo un mese di intenso lavoro al Giornale Nuovo di Piacenza. Perché Giancarlo Torti, forse il giornalista che più ha legato il proprio nome alla Lomellina, iniziò la propria carriera a Piacenza proprio nel giornale diretto da quella che sarebbe diventata una figura di riferimento della chiesa cattolica. Fu il cardinale, dopo un mese di intenso lavoro, svolto senza che l’amministrazione regolarizzasse Torti, a dargli 10 mila lire (delle 15 mila che riceveva di compenso Tonini). «Gli altri – gli disse – lasciameli per i miei poveri». Dopo poco venne regolarizzato dall’amministrazione, quando un redattore lasciò il proprio posto avendo vinto il concorso per segretario comunale.

IL GIORNALISMO L’avventura di Giancarlo Torti nel giornalismo era appena iniziata. A Piacenza ci era finito poco più che ragazzo per un trasferimento per motivi lavorativi del padre. Si era poi iscritto a un corso di giornalismo per corrispondenza per iniziare poi a lavorare nel settimanale cattolico della curia. Siamo nel 1951 e finalmente Torti realizza il suo sogno di adolescente quello di «Vedere il mio nome sotto gli articoli di giornale». Del resto lui stesso raccontava di come fin da bambino si era appassionato al giornalismo. Quando i suoi compagni di giochi disputavano la partita di calcio, lui ne faceva la cronaca. L’avventura piacentina, però, non dura molto. Il padre di Giancarlo muore e lui e la madre sono costretti a tornare in Lomellina. Lei è originaria di Valle Lomellina e non se la sente di rimanere sola in una provincia che conosce poco. In quegli anni si sta facendo strada l’Informatore Lomellino, un giornale nato subito dopo la guerra che ha messo le radici a Mortara, cittadina in pieno sviluppo economico.

L’APPRODO AL LOMELLINO Fu Aldo Lo Re, che gli propose di acquistare L’informatore Lomellino, del quale l’allora proprietario era intenzionato a disfarsi. Torti decide di accettare questa proposta diventando dall’ottobre 1959 il direttore dell’Informatore Lomellino. Lo sarà fino al 1994 e tornerà ad esserlo per una breve parentesi nel 1999/2000. In quel periodo il Lomellino continuava ad uscire con la data del venerdì, pur essendo nelle edicole al pomeriggio del giovedì. Lo si stampava alla tipografia nazionale Sai di Vigevano. Prima del 1959 L’informatore Lomellino era fondamentalmente un giornale di cronaca. È solo grazie all’arrivo di Torti che cominciata a fare un giornalismo di commento. Il giornale è piccolo, Torti svolge le funzioni di direttore, editore, giornalista, correttore di bozze, ma a lui va il merito nel corso degli anni di radunare nuovi collaboratori e di iniziare a dargli una struttura vera e propria.

2L’INTERVISTA A TORTI

Giancarlo Torti assieme al vescovo monsignor Giovanni Locatelli

L’Araldo aveva intervistato Giancarlo Torti il 15 maggio del 2009. Un’intervista fatta dal “nostro” Davide Zardo a 360 gradi. Ecco delle domande significative, ridotte all’essenziale per capire il personaggio.

La sua “creatura” è l’Informatore Lomellino, da sempre legato a Mortara. Come si racconta una città?

«Adagio adagio, ho imparato ad amare moltissimo Mortara e soprattutto la sua gente. Il mio obiettivo è sempre stato quello di fare un giornale proprio per la gente: per me il lettore è quasi sacro. Ho sempre criticato certe situazioni, ma l’amore per questa città ha preso il sopravvento, e a questo proposito credo di aver espresso i miei sentimenti in un editoriale per i 30 anni dell’Informatore, nel 1980. Ci ho pensato su per tre giorni, poi ho scritto una lettera d’amore per Mortara: è uno degli articoli che ricordo con più piacere. Mortara mi ha dato molto, ha sempre risposto a tutte le iniziative lanciate dal giornale».

Un giornalista cristiano può occuparsi di problemi della vita di tutti i giorni, dando un punto di vista particolare, legato alla fede e al metterla in pratica nei piccoli e grandi problemi quotidiani…

«Sono sempre stato un giornalista cattolico, per via dei miei studi in seminario, e pur non avendo titoli accademici la mia università è stato il giornale della diocesi di Piacenza. Questa formazione mi ha portato a vedere tutti gli avvenimenti da un certo punto di vista, che forse mi ha fatto esporre troppo nei primi anni all’Informatore Lomellino. A Mortara mi sono occupato moltissimo di sociale e politica, manifestando anche le mie convinzioni. All’Araldo mi sono sempre trovato bene. Più volte monsignor Rossi mi ha invitato a partecipare alle riunioni del consiglio presbiterale diocesano, e mi ricordo che da parte di alcuni sacerdoti molto autorevoli ho ricevuto delle domande rispettabilissime».

Il mestiere del giornalista è cambiato. Il cosiddetto lavoro di gambe, il “fiuto”, insomma, contano ancora?

«Il rischio dell’appiattimento può esserci per tutti, ma il mestiere del cronista vero e proprio è sempre indispensabile, soprattutto nei giornali locali. Andare tra le gente alla ricerca della notizia accresce il rapporto del giornalista con le persone, e lo fa sentire più coinvolto nella realtà del territorio. Il contatto personale è importante non solo professionalmente, ma arricchisce il bagaglio umano, indispensabile per fare un giornale che sia al servizio della gente».

3IL RICORDO DI DON EMILIO PASTORMERLO

Ogni giovedì mattina passavo a prendere Giancarlo da casa sua per andare insieme in tipografia a Cilavegna ad impaginare il giornale (sul tavolo luminoso naturalmente). Un tragitto che prevedeva l “obbligo” della sosta al “Bar Gerry” di Gravellona per una gustosa colazione.

Mi piace partire da questa immagine per “ricordare” l’amico e maestro Giancarlo Torti, direttore dell’Araldo dal 1981 al 1986, scomparso lo scorso 30 ottobre all’età di 93 anni. Porto con me questa immagine, perché coinvolge anni importanti della mia vita e soprattutto perché sintetizza la figura dell’amico Giancarlo, forse troppo frettolosamente definito “giornalista d’altri tempi”. Il “signor” Torti, in realtà è stato giornalista del “suo tempo”, con la capacità di guardare avanti e, pur con tutta l’umiltà che lo distingueva, ricco di un bagaglio di professionalità giornalistica che ha saputo condividere con i numerosi “allievi” che ha incontrato sul suo cammino, a cominciare dal sottoscritto. Giornalista del “suo tempo”, ma oserei dire (come ha giustamente sottolineato l’amico Gianni Merlo in un suo post su Facebook) “uno di noi che siamo sempre proiettati nel futuro”!

Per l’Araldo il nuovo direttore “Giancarlo Torti” è stato il “futuro”. Quel “futuro” che partiva da una salda professionalità (ricordiamo che Torti aveva lavorato per anni nel “Nuovo Giornale” di Piacenza, anch’esso di matrice diocesana e che è stato protagonista nel panorama editoriale di Mortara e Lomellino, come direttore e proprietario dell’Informatore Lomellino di Mortara e tra i fondatori di Radio Mortara) e che è stato ben presto percepibile nelle pagine dell’Araldo con una vera impostazione giornalistica, sia dal punto di vista grafico che di linee editoriali degli articoli. Interviste, commenti, fotografie occupavano sempre più quegli spazi il più delle volte riservate prima ad articoli di commenti spesso ritagliati da altre fonti. Pian piano, anche con il supporto di maggiori spazi pubblicitari, l’Araldo ha saputo collocarsi nel territorio con autorevolezza, tanto che trovava commenti e prese di posizione anche in ambiti “non soliti”, fino allora, per la stampa cattolica, a cominciare dal mondo politico, sociale ed economico.

Se oggi l’Araldo può contare su una struttura giornalistica e una valida redazione, sappiamo che il punto di partenza è Giancarlo Torti. Un’altra bella eredità che l’amico Giancarlo ci lascia è la “Festa dei Giornalisti”, nella ricorrenza di San Francesco di Sale, patrono del mondo mass-mediale, che ha portato poi alla nascita anche dell’Associazione Giornalisti di Vigevano e Lomellina. Belle realtà che ci aiuteranno sempre a ricordare il “giornalista” Torti. Scelte e testimonianze che scaturiscono da una radice altrettanto fondamentale, quella della “cattolicità” di Giancarlo, di una fede non solo vissuta, ma soprattutto testimoniata, in particolare nell’ambito pastorale mortarese e con il suo impegno nell’Oftal diocesana, accompagnando come barelliere numerosi pellegrinaggi a Lourdes. Sono convinto che l’Araldo ricorderà sempre l’amico Giancarlo, sapendo che ci guarderà sempre da lassù, senza la pretesa di “insegnarci” niente, ma accompagnandoci con il suo entusiasmo giornalistico e i suoi sempre garbati modi di “maestro di vita”.