Le “Scarpette Rosse” con le quali Vigevano intende candidarsi a Capitale dell’Arte Contemporanea alzano un polverone. Sta suscitando parecchie contrarietà il nome scelto dal Comune per il progetto, realizzato con in partnership con la Fondazione Per Leggere, con il quale la città ducale intende candidarsi a Capitale dell’Arte Contemporanea.
POLEMICA Basta navigare tra le pagine social e constatare che il mondo artistico, associazionistico non ha gradito l’iniziativa voluta dal sindaco Andrea Ceffa. In primis il Cento Antiviolenza Kore, che ha appreso la notizia proprio dai social. «Pensavamo fosse uno scherzo – dice la presidentessa del Centro Antiviolenza Kore, Nicla Spezzati – noi, come centro antiviolenza, abbiamo registrato il marchio “Scarpe Rosse” nel 2021: l’utilizzo di un simbolo così importante contro la violenza sulle donne è stato utilizzato per un progetto che potrebbe trattare altro e del quale non siamo state informate. La gente non conosce approfonditamente le cose ed è facile associare il nostro centro con quel progetto: anche per questa ragione era opportuno che il sindaco ci convocasse che parlasse, discutesse anche con noi di quello che stava facendo». «Nel 2021 il Cav ha creato e promosso la mostra dal titolo “Scarpe Rosse, quando il design diventa simbolo”. Sono 40 calzature rosse ad hoc con nomi di donne create da aziende italiane per ricordare a tutti che ogni oggetto può raccontarci la storia e che dietro ad una patina di bellezza può nascondersi una situazione di violenza» conclude Spezzati. La risposta del sindaco Andrea Ceffa cerca di abbassare i toni: per lui, si tratta di un malinteso.
C’è stata una reazione scomposta frutto di un fraintendimento da parte del Cento Antiviolenza Kore, con il quale i rapporti sono sempre stati ottimi. Voglio sottolineare che il progetto si basa anche sulla valorizzazione della figura femminile, esaltando quella di Beatrice d’Este. Detto questo sono pronto, assieme ai rappresentanti della Fondazione Leggere e ai progettisti a trovarmi con il Centro Antiviolenza per appianare qualsiasi malinteso.
PROGETTUALITA’ La protesta però è anche politica: secondo alcuni quel progetto, al di là del “naming” infelice, sarebbe stato realizzato frettolosamente e senza programmazione. E’ il parere dell’ex assessore Mario Cantella: «Vigevano non può decidere sul suo futuro in 24 giorni senza discutere, senza acquisire pareri, basandosi solo sulla volontà del sindaco, l’assessore alla cultura, e sul voto di 6 assessori su 8». «Si sono bypassate le procedure, non è possibile impegnare Vigevano per un progetto tanto importante senza pareri, senza convocare una commissione» conclude l’ex assessore, che critica anche i 375mila euro (su 1 milione e 75mila euro di costi totali) che in caso di vittoria sarebbero destinati agli organizzatori della recente Biennale per la direzione artistica. Il progetto, articolato in dieci “passi”, presenta in effetti alcuni punti fumosi: di fianco a capitoli più articolati e collegati a Vigevano (come gli ultimi due, dedicati alla riedizione della Biennale e alle figure femminili vigevanesi), ce ne sono altri più generici e altri ancora poco comprensibili, come un passaggio su un fantomatico “calcio artistico” e un altro su un ipotetico Festival delle Culture. «Invece di capitalizzare ciò che costituisce già una realtà presente in città, il progetto esprime una serie di “buoni propositi” del tutto campati per aria – è l’accusa lanciata dagli esponenenti del Pd locale, anch’esso molto critico sul progetto – il progetto elaborato dalla giunta Ceffa appare del tutto velleitario, generico, privo di saldi legami con la città».
Alessio Facciolo
Isabella Giardini