Sul raddoppio della Milano-Mortara, Rfi non ha alcun progetto in cantiere. Sicuramente non entro il prossimo quadriennio, limite oltre il quale qualunque cronoprogramma delle Ferrovie si perde nel mare vacuo delle ipotesi, senza calendario né stanziamenti economici.
LA DENUNCIA La conferma, l’ennesima, è arrivata lo scorso 27 febbraio durante una riunione della Commissione Territorio che ha visto confrontarsi attorno allo stesso tavolo i consiglieri regionali e il management aziendale di Rete ferroviaria italiana, Trenord e Ferrovienord. Scopo dell’incontro fare il punto su progetti e problematiche dell’estesa linea ferroviaria lombarda: tra i temi toccati, anche il collegamento tra la Lomellina e Milano, spesso nell’occhio del ciclone per ritardi e disservizi. Le risposte giunte dai “notabili” delle strade ferrate non sono state confortanti. «Nonostante le promesse, il raddoppio della linea ferroviaria Milano-Mortara non compare nei documenti di sviluppo di Rfi – è quanto denuncia il consigliere regionale del Pd Simone Negri, che a esplicita richiesta ai responsabili delle Ferrovie presenti ha rilevato – l’assenza di qualsiasi direttiva per avviare il progetto». «Il progetto tra Albairate e Abbiategrasso è fermo, i fondi (quelli legati al Pnrr, ndr) sono andati persi e le ipotesi per il tratto verso Mortara sono ormai obsolete – prosegue Negri – mentre Rfi investe quasi 15 miliardi in Lombardia, questa linea da 20mila passeggeri al giorno viene ignorata».
IL TAVOLO All’incontro era presente anche Andrea Sala, ex sindaco di Vigevano e consigliere regionale tra le fila della Lega. Che non nasconde la sua poca soddisfazione: «A fine audizione eravamo amareggiati» racconta l’ex sindaco ducale, che ribadisce come il punto focale ora sia avere un progetto sulla carta, sul quale poi definire costi e finanziamenti. «Nell’incontro c’è stato un mio intervento dove ho ribadito a Rfi l’assenza di un progetto per quell’opera nel suo complesso» spiega Sala: una progettualità, in effetti, esiste solo fino ad Abbiategrasso, lasciando scoperto il tratto vigevanese e lomellino. Sala, da quel punto di vista, non esclude neanche l’ipotesi di un raddoppio selettivo, come da tempo proposto dal comitato di pendolari Mimoal, purché si arrivi ad avere un piano scritto:
A tal riguardo io e la consigliera Silvia Scurati abbiamo interessato l’assessore Claudia Terzi che si è presa l’impegno di fare un tavolo fra la Regione e i vertici di Rfi. Lo scopo sarà conoscere i tempi di questo raddoppio e un progetto, in maniera da sapere come muoverci.
MENO DELLE MERCI Di doppio binario si è cominciato a parlare praticamente da quando esiste la linea. Il collegamento ferroviario tra Mortara, Vigevano e Milano fu completato nel 1870; già nel 1911 fu inoltrata una richiesta di raddoppio al governo Giolitti, che non ebbe seguito nonostante il parere favorevole dell’allora ministro Ettore Sacchi. La “Vigevano bene” dell’epoca (industriali, nobili, benestanti) ci riprovò ancora nel 1932 e 1934, senza ottenere grandi risultati nonostante la nascente (e già crescente) industria calzaturiera. E così via, di richiesta in richiesta, tra dinieghi, rinvii, fondi stanziati e poi tolti, fino ai giorni nostri: questione di sfortuna? Di difficoltà di un territorio a fare fronte comune? Di scarsa rappresentanza politica? Forse sì, forse di tutto un po’. Probabilmente, la risposta più amara la si trova in uno dei tanti documenti con cui negli anni Rfi ha motivato la non fattibilità dell’opera: «Gli scenari futuri non prevedono lo sviluppo dei servizi a lunga percorrenza e merci sulla linea – si legge in una nota tecnica del 2017 presentata da Rfi alla Provincia di Pavia – Pertanto, non sono state richiesti nel Contratto di programma […] investimenti per il completamento del raddoppio». Insomma, questi treni trasportano solo persone: e il loro lavoro, le loro vite, le loro storie valgono meno di un vagone merci.
Alessio Facciolo