Home Primopiano Salute Ripartenza al rallentatore: le testimonianze

Ripartenza al rallentatore: le testimonianze

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La gente esce poco. Ha paura ed è confusa. E questo stato d’animo si proietta anche sul comportamento dei consumatori, tutti i consumatori, di chi vorrebbe andare al ristorante, o al bar, a fare shopping o dalla parrucchiera. C’è chi l’ha sentita meno. C’è chi l’ha sentita molto, molto di più. Ma per tutti la chiusura forzata della propria attività stabilita dal Governo è stata una di quelle “batoste” dalle quali ci si riprendere con molta fatica, in parecchio tempo. Sono proprio loro a confermare quello che avete appena letto.

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1 Daniel, bar Commercio

Il Caffè Commercio

«Per il bar e ristorante Commercio non è stato semplice reggere il colpo – dice Daniel Fiorenzano direttore del locale situato in piazza Ducale – la chiusura forzata si è tradotta in una emorragia di denaro. Adesso stiamo riaprendo tutto: ma per riaprire con ogni attività, è necessario che tutte le aree del locale siano “a norma”: naturalmente rispetteremo scrupolosamente ogni direttiva, ma questo significa rivedere spazi, calcolare e ricalcolare il numero dei clienti che possono accedere al locale. Abbiamo messo a punto un menù dai prezzi più bassi. Il “Commercio” da una settimana è aperto con il takeaway, ora riapriamo con tutti i nostri servizi: eravamo già operativi ora dobbiamo allargare la nostra capacità operativa, quella di sempre, che torna ad appagare la propria clientela. Adesso c’è soltanto da ripartire, e capire se i clienti hanno voglia di uscire e spendere. E’ stata una situazione pesante per tutti i settori. Il Coronavirus ha creato notevoli danni economici, morali. Lo Stato deve dare una mano soprattutto ai piccoli, medi imprenditori, commercianti – conclude Fiorenzano – il titolare del “Commercio” è Enzo Stilla: un grande imprenditore, un grande uomo. Nessuno di noi perderà il posto di lavoro e questo lo dobbiamo alla sua capacità imprenditoriale: una risorsa enorme per tutti noi, ma molti non vivono la nostra situazione privilegiata».

2 Andrea, Rinascimento

Andrea, titolare del bar ristorante Rinascimento in piazza Ducale, dice «Abbiamo aperto prima con il take away ma per chi, come noi, è abituato a gestire un locale, quello è un altro modo di lavorare. Da lunedì di questa settimana abbiamo aperto il ristorante-pizzeria, adeguando gli spazi e le distanze dei tavoli secondo quando stabilito dal decreto, sanificato ogni spazio e abbiamo dotato le aree di spray igienizzanti, disinfettanti. I nostri bagni, già dotati prima di ogni dispositivo per la pulizia, ora posseggono anche dispositivi igienizzanti. L’adeguamento alle norme, ha “portato via” trenta coperti. Ma noi andiamo avanti con fiducia sperando che il tempo del timore passi in fretta e la gente torni ad uscire, a frequentare i locali».

3 Desireè, Boston Class

Desirèe, titolare del negozio Boston Class di Vigevano ed Abbiategrasso, precisa: «Abbiamo aperto lunedì di questa settimana con i negozi di Vigevano ed Abbiategrasso ma il lockdown non ha fermato la vendita on line, l’e-commerce, uno dei nostri fiori all’occhiello ancor prima che si chiudesse tutto. I nostri clienti sono abituati a comperare on line ed hanno continuato a farlo anche dopo». I punti vendita “Boston Class” sono sempre aperti, anzi, «abbiamo deciso di creare aree dedicate di apertura, come ad esempio la pausa pranzo o la sera dopo che il negozio ha chiuso. Ci è stato chiesto dai clienti, alcuni di loro lavorano e non riescono a venire in negozio durante l’orario di apertura normale». I titolari di “Boston Class” hanno dato il via ad interventi di sanificazione accurata che ovviamente continuerà anche in futuro. «La cura, la sicurezza dei nostri clienti con i quali da tempo si è anche instaurato un rapporto di amicizia è la priorità – continua Desirèe – Anche se lavoravamo molto con le vendite on line, ci è mancato molto il rapporto personale con i nostri clienti abituali. Per loro andare a fare shopping è un modo di prendersi cura di sé stessi, di coccolarsi, e avvertono, così come accade a noi, quando dall’altra parte c’è empatia vera. Adesso non vediamo l’ora che questo iniziale momento di incertezza, nel quale la gente guarda la vetrina poi passa, forse perché ha paura del virus, forse perché si è abituata a stare a casa, passi in fretta. E si torni a sorridere, a comperare, a gratificarsi come si faceva prima».

4 Fanny, parrucchiera

La serrata ha coinvolto anche i saloni di bellezza, i parrucchieri, sono rimasti a lungo senza poter lavorare. Fanny Seminara, parrucchiera nel negozio in via Trieste 12 del quale è titolare, commenta: «La mia unica paura era quella di iniziare a lavorare senza poter essere certa di avere tutti i dispositivi per garantire la massima sicurezza alle mie clienti e a me. Non ho pensato al mancato guadagno di questi mesi, sono convinta che i contributi promessi dal Governo non arriveranno mai e farò come ho sempre fatto: mi tirerò su le maniche e andrò avanti, lavorando sodo. Stamattina sono venuta al lavoro con una grande carica, dentro. Come fosse il primo giorno di scuola. Non vedevo l’ora di tornare a lavorare. Le mie clienti sono state molto collaborative, ben disposte nei confronti degli obblighi stabiliti dal decreto: l’uso della mascherina e la misurazione della temperatura. Io mi dovrò abituare a tagliare i capelli indossando i guanti: certo, senza è meglio, ma cosa ci posso fare? Mi abituerò».

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