Novantuno anni, invalida al cento per cento, giovedì dell’altra settimana non si sente bene e arriva al pronto soccorso di Vigevano. E fin qui tutto normale, routine. La cosa davvero non normale è che dal pronto soccorso esce alle 11 del giorno dopo, quasi 24 ore dopo il suo arrivo.
A puntare il dito è un parente della donna, Alessio Bertucci, che ricopre anche il ruolo di capogruppo del Partito democratico nel consiglio comunale di Vigevano. «Al pronto soccorso è arrivata verso le 12 – precisa – perché aveva il covid e non stava bene. È stata visitata dopo 10 ore, alle 22.30 e poi alle 2 di notte poteva essere dimessa, ma a quell’ora non c’erano né ambulanze né macchine adibite al trasporto di invalidi in carrozzina disponibili per accompagnarla a casa». Ovviamente chi l’accompagnava non si è fermato di fronte alle prime difficoltà.
Dopo numerose chiamate alle associazioni e alle croci di tutta la provincia – prosegue Bertucci – siamo riusciti a trovarne una disponibile solo verso le 11 del mattino di venerdì, con la conseguenza che una donna di 91 anni invalida ha dovuto passare un giorno intero in pronto soccorso.
CARENZE La questione sollevata e il dito puntato contro un disservizio davvero assurdo non è comunque né verso i medici e neppure verso gli infermieri. Quello che il parente della donna critica senza mezzi termini è l’attesa e la mancanza di mezzi di supporto a chi è in condizioni di sofferenza. «Purtroppo la mancanza di personale – sottolinea Bertucci – nonostante la bravura dei medici e degli infermieri del pronto soccorso, incide sulle tempistiche di presa in carico del paziente ed è inaccettabile che un’anziana di 91 anni debba aspettare così tanto tempo». Ma il problema non è solo dell’attesa. «Ho raccolto invece altri casi di persone – denuncia il parente dell’anziana signora – che avevano bisogno di un trasporto a casa attraverso ambulanza e qui nasce l’incubo poiché il paziente o le famiglie devono trovarsi da soli il passaggio e non è per niente scontato trovare disponibilità in giornata, aggiungendo il fatto che il servizio è a pagamento e quindi non adatto a tutte le tasche».
LA POLEMICA Secondo Alessio Bertucci tutto questo è inaccettabile. «Conferma il fatto che la sanità in Lombardia va verso la privatizzazione – aggiunge – lasciando i pazienti nel pubblico in balia degli eventi. Questo accade nonostante ci siano numerosi volontari e associazioni sul territorio dedicati al trasporto dei malati e degli invalidi, ma la questione è che non si possono lasciare soli senza contributi a coprire l’intera giornata 24 ore e, soprattutto, non si può delegare un servizio così importante senza un vero coordinamento». Una denuncia e un appello, per finire: «La mancanza cronica del personale negli ospedali, le liste d’attesa lunghissime, le infinite ore in attesa di una visita in pronto soccorso sono i risultati delle politiche del centrodestra in regione».
Sindaco, consigliere regionale e tutte le istituzioni del territorio devono farsi sentire in Regione perché la situazione del nostro ospedale migliori, facendo battaglie al di là del colore politico.
LE REAZIONI Dal fronte dell’Asst si precisa che «la signora, entrata nel primo pomeriggio, dopo il triage è stata classificata come “codice 3”, quindi urgenza differibile, ed è stata riconosciuta come in buone condizioni di salute». E’ stata poi tenuta in osservazione e per alcune ore le è stata attuata effettuata un’infusione. La giornata di giovedì in pronto soccorso è stata poi caratterizzata da un politrauma grave, prima del trasferimento al San Matteo che ha impegnato in modo totale il personale sanitario. Il sindaco di Vigevano, Andrea Ceffa, precisa che, «sul fronte delle disfunzioni al pronto soccorso, non ho mai avuto segnalazioni». Ammette però che per quanto riguarda i trasferimenti non è la prima volta che arrivano segnalazione critiche.
Massimo Sala