In Provincia di Pavia 37 soggetti sono pronti ad avviare percorsi per costituire una Comunità Energetica. Comprendere il funzionamento delle Cer e soffermarsi ad analizzare i vantaggi economici e in termini di risparmio energetico che potrebbero portare nelle tasche dei cittadini. “Le Comunità Energetiche Rinnovabili nel contesto pavese, sfide e opportunità”: Questo il progetto presentato dalla Fondazione Giandomenico Romagnosi Pavia il 20 novembre nell’aula consiliare del Comune di Vigevano. Quello delle Cer non è un tema nuovo per la città ducale, che vuole realizzarne due. Dalla mappatura contenuta nello studio effettuato dalla Fondazione Romagnosi, è emerso che in provincia di Pavia ad essere preposti alla costituzione di una Cer, sono 34 Comuni, due parrocchie e un privato.
«Avevamo stipulato l’anno scorso un accordo con Assolombarda – ha ricordato il sindaco Andrea Ceffa – un protocollo d’intesa che serviva per metterci nelle condizioni di ricevere supporto tecnico e giuridico, che voleva rappresentare anche un segnale di apertura nei confronti del mondo produttivo, con cui noi pensiamo possa essere giocata questa partita. Il modello economico alla base di una comunità energetica, riteniamo debba essere un modello in grado di reggersi da solo».
INTERESSE Lo stesso Ceffa ha ripercorso le tappe con cui Vigevano si è avvicinata all’idea di formare delle Cer: «Avevamo aderito al bando di Regione Lombardia, proponendo un nostro modello di comunità energetica. La comunità energetica prevede che vengano definiti dei criteri di comunità, quindi si cerca di capire quali sono le fasce che scontano più elementi di povertà energetica per cui si decide di intraprendere questo discorso. L’obiettivo è quello di realizzarne due, una per ognuna delle due cabine primarie presenti in città». Uno degli edifici pubblici che entrerebbero in gioco è il PalaElachem, con il primo cittadino che ha ribadito di «voler ricevere anche proposte che arrivano da privati, che combinandosi insieme, danno vita alla Cer». Per fare in modo che le Cer possano diventare realtà, occorre avvicinare anche i cittadini a questa realtà, con il sindaco che si è mostrato intenzionato nell’organizzare altre iniziative a riguardo.
La Fondazione Romagnosi, lo scorso marzo e lo scorso aprile, ha provveduto a proporre un questionario online ai Comuni, in modo da capire a quanto ammontasse il livello di conoscenza riguardo al tema Cer, da parte delle amministrazioni locali. 47 Comuni hanno partecipato ( su 186 della Provincia) ed è emerso che più di metà metà delle amministrazioni (51%), intende realizzare la Cer, il 4% no e il restante 45% deve di fatto ancora decidere.
FUNZIONAMENTO DELLE CER Cosa si intende con Cer?
«E’ un soggetto di diritto autonomo – ha evidenziato Emanuele Cusa, docente di Diritto commerciale e Diritto dell’impresa mutualistica e nonprofit presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca – con membri aventi requisiti soggettivi che sono situati nel territorio degli stessi Comuni in cui sono ubicati gli impianti. L’obiettivo principale che si pone è proprio quello di fornire dei benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai suoi soci o membri o alle aree locali in cui opera la comunità e non quello di realizzare profitti finanziari».
Focus anche sui caratteri imposti alla Cer: «Deve essere democratica – ha proseguito Emanuele Cusa – deve avere almeno la disponibilità e il controllo di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Inoltre deve consentire la libertà di entrare e uscire ai proprio membri». Ad oggi, l’unica Cer costituita tra i 37 comuni e soggetti che si sono attivati in tal senso, è quella di Torre Beretti. 15 sono in fase di realizzazione, 14 in fase preliminare e le restanti 9 hanno avviato iniziative a titolo informativo.
Edoardo Varese