Il collegamento Vigevano-Magenta si ritrova di nuovo in bilico e tocca al Ministero delle infrastrutture sciogliere il nodo. Entro la fine dell’anno Anas avrebbe dovuto lanciare la gara d’appalto, ma è acclarato che questa scadenza non sarà rispettata. Per quale motivo?
Le ragioni non sono tecniche, bensì politiche
l’azienda non commenta le ultime notizie e si trincera dietro un «no comment», che tuttavia rivela quanto l’allerta e l’attenzione siano massime intorno all’opera, un elemento confermato anche dai sindaci dei comuni favorevoli alla realizzazione. «E’ prematuro ogni commento – dichiara il primo cittadino di Vigevano Andrea Sala – ma se qualcuno vorrà prendersi la responsabilità politica di bloccare tutto andremo a Roma e faremo nomi e cognomi».
Status quo Nessuno al momento punta il dito in direzione di un partito o di un dicastero in particolare, ma l’iter è arrivato alla fase finale ovvero la verifica di attuazione e la dichiarazione di conformità da parte di un ente terzo certificatore. Il secondo passaggio è formale – si tratta di controllare che tutta la documentazione sia corretta, conforme alla normativa e non contenga errori – il primo compete al Ministero dell’ambiente e la procedura «è in corso» dopo essere stata avviata lo scorso 18 luglio, come confermano dalla Direzione generale per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali. La stessa da cui si origina un parere dello scorso 5 luglio da parte della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale, che è spuntato a cinque mesi di distanza e in cui si afferma che «il progetto definitivo […] presenti modifiche rispetto al progetto complessivo oggetto di verifica di ottemperanza […] la cui rilevanza ambientale non è stata valutata dal Mattm, che è l’autorità che ha competenza esclusiva».
Parere a sorpresa A partire da questo documento i consiglieri regionali del M5S Massimo De Rosa e Simone Verni, insieme al collega Pietro Bussolati del Pd hanno tratto la conclusione che per motivi tecnici il progetto sarebbe bloccato dal dicastero guidato dal pentastellato Sergio Costa.
Eppure è lo stesso Mattm a precisare che «una volta fornito un parere, si esaurisce il lavoro del Ministero».
Del resto il medesimo documento – risposta a una nota dell’11-12-2018, che recepiva le indicazioni del Parlamento Europeo, interpellato da una petizione del 15-1-2017 a firma tra gli altri dei “Comitati no tangenziale” – ripercorre l’iter seguito sino all’estate scorsa, precisando sia che Anas ha prodotto la documentazione richiesta – il 3-12-2018 e di nuovo il 19-2-2019 – sia che l’azienda non ha presentato «istanza inerente alla verifica di ottemperanza» al dicastero «poiché – secondo lei – il progetto non ha subito modifiche dal 2009» e «si ritiene non siano necessari ulteriori contributi da parte del Mattm». Di fatto le variazioni più importanti sono il rinvio della tratta B, da Magenta alla tangenziale ovest, e la «modifica della sezione stradale nella tratta A da quella di tipo B a quella di tipo C1» da extraurbana principale a secondaria – con un’unica carreggiata anziché due – e quindi migliorative dal punto di vista dell’impatto ambientale e del consumo di suolo. Nonostante queste precisazioni contenute nello stesso parere, la Commissione ha deciso di ravvisare un vizio procedurale – non tecnico, non compaiono valutazioni nel merito del progetto e del suo impatto – e lo ha fatto a un mese e mezzo dalla scadenza del suo mandato, essendo stata rinnovata lo scorso 20 agosto.
A chi tocca? Il parere così formulato è quindi stato trasmesso al Mit, da settembre guidato dalla dem Paola De Micheli
Questo lo stato dell’arte: da una parte il Mattm deve concludere la verifica di attuazione, dall’altro il Mit deve decidere se è necessario procedere a una nuova Via, fermo restando che non sono intervenute novità di natura tecnica circa un’opera che ha superato un lungo percorso di approvazione e che quindi, dietro tali passaggi procedurali, non si nasconde che una decisione di natura politica.
Giuseppe Del Signore