Vigevano-Magenta: tocca alla politica

Potrebbe essere l’ostacolo finale per la Vigevano-Magenta, in una direzione o nell’altra. Che la situazione sia incerta lo dimostra il silenzio “nervoso” dei protagonisti della vicenda, da Anas che attende risposte da Roma ai sindaci favorevoli all’opera che preferiscono mantenere un profilo basso, ai dirigenti ministeriali che non intendono prendere decisioni senza l’avallo dei ministri responsabili, i quali fin qui non hanno preso posizione. Che il pentastellato Costa possa non essere un sostenitore dell’infrastruttura rientra nel gioco delle parti, anche il collega di partito Danilo Toninelli finché è stato al Mit non ha di certo spinto per realizzarla;

stupisce invece il disimpegno di De Micheli, nonostante la promessa di un incontro con i primi cittadini fin qui non ancora avvenuto

anche perché il predecessore democratico Graziano Delrio nel 2015 non solo si presentò a Vigevano e si impegnò per portare avanti il progetto, ma diede anche seguito a questa dichiarazione d’intenti, tanto che durante i governi Renzi e Gentiloni la Vigevano-Magenta superò diversi step, per poi rallentare di nuovo la sua corsa con l’insediamento del governo Conte I, a guida Lega-M5S. Nessun partito nelle dichiarazioni nega che il sud-ovest della Lombardia e la Lomellina in particolare abbiano un deficit infrastrutturale, soprattutto nel collegamento di merci e persone verso nord e verso ovest, in direzione di Malpensa, Europa e Milano; in fondo basta guardare una cartina per capirlo. Eppure i progetti non si sbloccano e sarebbe tempo che gli esponenti politici locali, anziché rimpallarsi le responsabilità di una partita che non si gioca in città, si mettessero d’accordo per fare squadra nell’interesse del territorio ed esercitare una forte pressione nei confronti dei “colleghi” a livello regionale e nazionale, ricordando loro «i costi del non fare» e iniziando a riflettere insieme se, di questi costi, non sia il caso di chiamare a rispondere qualcuno nelle sedi competenti, valutando anche se ci siano gli estremi per un ricorso alla Corte dei conti. Sarebbe una sfida chiarificatrice in vista delle comunali 2020, per capire chi è disposto a farsi carico fino in fondo del futuro della città. E perfino a scoprire che i veri oppositori non indossano un’altra casacca.

Gds

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