Confindustria Pavia, Brustia: «Scelte approssimative il danno più grave»

Confindustria c’è. C’è sempre stata. Fin da quanto è iniziata l’emergenza Covid. A sottolinearlo è la vice presidente di Confindustria Pavia, Maria Vittoria Brustia che dice «da quando c’è questa emergenza con gruppi che, per varie competenze, fanno parte di Confindustria ci vediamo e sentiamo più spesso di prima – dice – le conferenze on line hanno sostituito quelle che per le ragioni che si conoscono non si possono più fare “di persona”, ma il contatto c’è ed è ancor più tenace, ancor più frequente».

Confindustria Pavia vice Brustia
Brustia, vice-presidente di Confindustria Pavia

Brustia sostiene che «tutti, chi più, chi meno, hanno risentito di due mesi nei quali hanno registrato un volume di affari nullo. Siamo ben lontani dall’avere “sollievo” dall’aiuto promesso dal Governo che non risolve i due mesi di lockdown perché per accedere al finanziamento, paradossalmente, occorre non avere bisogno di aiuto. Non si sa quanto costerà, in termini di fatturato, tutto questo. La mancata produzione preoccupa fortemente Confindustria: sono state chiuse aziende, ma durante la loro chiusura altre hanno aperto, “sbilanciando” il mercato. D’altronde basti pensare a quante e a quali aziende hanno chiuso per comprendere il danno economico all’intero Paese: le aziende legate al Made in Italy, al food, alla meccanica sono state bloccate e i nostri concorrenti nel mondo non hanno potuto che approfittare del momento». «Forse – prosegue – l’Europa trarrà beneficio dal fatto che l’Italia è stata la “cavia” e ha pagato a caro prezzo tutto questo gli altri stati evidentemente hanno potuto organizzarsi, predisporre piani, rivedere procedure, ma avevano qualcuno, noi, con cui fare paragoni, evitare errori.

In Italia fin dall’inizio, si è proceduto in modo approssimativo: personalmente sono rimasta impressionata per la modalità con la quale sono stati emanati Decreti la domenica sera, in vigore dal giorno dopo, insomma, un’impresa o un negozio hanno saputo la sera se la mattina avrebbero potuto aprire, un atteggiamento che lascia sgomenti: è impensabile agire in questo modo nel mondo del commercio, dell’industria, dell’artigianato

Macchinario Brustia AlfaMeccanica
un macchinario prodotto dalla Brustia AlfaMeccanica

IN AZIENDA Brustia, titolare della industria meccano-calzaturiera vigevanese Brustia Alfameccanica, spiega che «questa emergenza ci ha preso alla sprovvista: tutti noi ci siamo preoccupati per la nostra salute, per quella dei nostri cari e dei nostri dipendenti. Il lockdown ha gettato tutti nello sconforto perché, chi più, chi meno, ha perso mercato; ci vorrà parecchio tempo perché si ristabiliscano gli antichi equilibri, e personalmente sono certa che quegli antichi equilibri rimarranno solo un lontano ricordo: perché la produttività di prima rifletteva regole, abitudini, comportamenti sul luogo di lavoro, che non ci sono più, che non ci saranno più: adesso occorre rivedere tutto, riprogrammare tutto». Alla Brustia Alfameccanica, chiusa dal 16 marzo e che riaprirà il 4 maggio, si stanno ultimando le operazioni di sanificazione di tutti i locali, ogni dipendente sarà dotato di mascherine e guanti.

La nostra ditta ha realizzato una strumentazione per rilevare la temperatura corporea, dotato i dipendenti di questionari nei quali, con domande specifiche verrà “vista” la loro storia personale, attendiamo che venga indicato il più idoneo test sierologico per adottarlo. Non solo, se la ditta rispetterà gli orari di lavoro di prima cambieranno i luoghi nei quali le persone lavoreranno: gli spazi saranno molto più grandi, si andrà in mensa a turno, al massimo in due – continua l’imprenditrice – anche l’orario di ingresso cambierà, si entrerà a piccoli gruppi, rispettando scrupolosamente e con estrema attenzione ogni misura di sicurezza

PEGGIO DELLA GUERRA Secondo la vice presidente di Confindustria «apriamo e continueremo a confrontarci come stiamo facendo tuttora con tutti i membri di Confindustria, con altri partner vicini a noi, con i sindacati. Siamo consci che il Covid19 ha re-impostato il nostro modo di vivere, si tratta di un evento inimmaginabile che lascerà il segno. Ho la fortuna di avere una zia che ha da poco compiuto 88 anni e che ha conosciuto la guerra: ogni giorno mi dice che il Covid19 è peggio».

Isabella Giardini

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