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lunedì, Marzo 27, 2023
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    Tribunale, per riaprire a Vigevano serve una proposta

    Vigevano tornerà ad avere un tribunale? Se saprà lavorare di concerto con il territorio e proporre un’idea consona, il Governo sarà al suo fianco per il ripristino del Palazzo di giustizia. Lo scorso sabato mattina, al convegno per la giustizia di prossimità organizzato al teatro Cagnoni, dopo tante porte chiuse in faccia la città ducale ha visto uno spiraglio aperto sul fronte tribunale: a indicarlo il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, che già in passato aveva espresso posizioni molto dure sulla riforma del 2012 e in questi giorni si sta facendo “portavoce” dell’interesse del Governo Meloni a rivedere la geografia giudiziaria.

    Quello che è successo nel 2012 è già stato detto tante volte: in un’ottica di riorganizzazione e risparmio 31 tribunali, tra cui quello di Vigevano, furono soppressi e accorpati ad altri. La riforma, negli anni, ha subito più di una critica: e a quelle che da tempo risuonano nell’aere ducale, sabato si è aggiunta anche quella di Delmastro, che ha definito la riorganizzazione «infausta, improvvida, scellerata e sciagurata», facendo intendere come l’attuale esecutivo sia pronto a lanciare una contro-riforma.

    Il sottosegretario Delmastro con l’avvocato Madeo

    Nella quale però i territori dovranno essere gli attori principali: «Non possiamo ripristinare tutti i tribunali – ha detto Delmastro – e non intendiamo riaprire semplicemente quelli di prima come erano. La riforma non va cancellata ma superata, costruendo percorsi insieme ai territori». Il sottosegretario ha portato l’esempio di Bassano del Grappa (provincia di Vicenza), che ha già inviato al ministero un progetto dettagliato per l’istituzione di un “tribunale della Pedemontana” che possa aiutare e sgravare quelli limitrofi: «Qua potrebbe esserci un “tribunale del Ticino” – è l’idea di Delmastro – per un’area più vasta e omogenea, con l’accordo dei sindaci e delle comunità locali». Tale area potrebbe comprendere i comuni che facevano riferimento al foro ducale (quelli della Lomellina e 14 dell’Abbiatense), ma non solo o non necessariamente.

    Tutto dipenderà dalla strategia che si vorrà seguire: «I territori elaborino un progetto, noi verremo a raccoglierlo. Questo non è un governo che vuole risparmiare sulla giustizia. E’ una stagione propizia: siate all’altezza del compito, noi saremo al vostro fianco». Il sindaco di Vigevano Andrea Ceffa si è detto pronto a mettersi al lavoro: «Accetto la sfida – sono state le sue parole al termine dell’intervento di Delmastro – e ringrazio gli altri sindaci presenti qui: significa che il territorio c’è». La presenza dei rappresentanti di numerosi municipi del territorio al convegno sicuramente dimostra come il tema sia sentito, anche se la strada da percorrere è lunga e le teste da mettere d’accordo tante: il clima, però, sembra più favorevole rispetto agli anni precedenti.

    Il sottosegretario, d’altra parte, aveva già incontrato il mercoledì precedente a Roma i rappresentanti del Comitato nazionale per i tribunali soppressi: tra questi anche Giuseppe Antonio Madeo, ultimo presidente dell’ordine degli avvocati a Vigevano e da sempre in prima fila per la riapertura. Dal palco del Cagnoni, Madeo ha rammentato ai presenti le ragioni per cui la riapertura del foro è necessaria: «I territori che hanno perso il tribunale si sono impoveriti economicamente, socialmente e culturalmente. E qui a Vigevano c’è un impoverimento anche di classi professionali che fra quattro-cinque anni non ci saranno più».

    Alla sua chiusura Vigevano era l’83esimo tribunale in Italia per estensione e abitanti, il 69esimo per efficienza, il 105esimo per carichi di lavoro (pochi meno di Pavia): numeri buoni per un foro costretto alla chiusura. «La notizia della soppressione arrivò a luglio, proprio durante la tradizionale cena degli avvocati – ricorda Stefano Scati, ultimo presidente del tribunale ora in servizio a Ferrara – noi continuammo a lavorare, nella speranza che, come sempre accade in Italia, ci fosse un rinvio. Invece qualche mese dopo arrivarono i camion dei traslochi… noi come giapponesi nella giungla continuammo a fare le nostre udienze, anche se stava chiudendo tutto. L’ultima fu nel marzo 2014».

    Alessio Facciolo

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