Un ecomuseo nella città ducale per innescare una spirale virtuosa che favorisca cultura e turismo di qualità. Sarà questa la proposta che, il prossimo 20 marzo, sarà lanciata alla cittadinanza dal pulpito dell’auditorium San Dionigi: l’incontro, che avrà inizio alle ore 21 e sarà a ingresso libero, avrà lo scopo di illustrare il progetto ideato dal professor Edoardo Bricchetti (nella foto), docente della Bicocca e membro del Comitato scientifico per le Celebrazioni di Ludovico il Moro, che ha individuato, in collaborazione con l’amministrazione comunale, un percorso partecipato in grado di aggregare e coinvolgere cittadini, istituzioni, scuole, forze economiche e sociali del territorio in un programma di sviluppo culturale e turistico “intelligente”. Un percorso che avrebbe come meta, appunto, l’istituzione di un ecomuseo dedicato a Vigevano e alle sue eccellenze attraverso l’attuazione di azioni condivise, concrete, strutturate e durature.
«Oggi parlare di Ecomuseo significa parlare di un museo vivo, anzi, è la vita stessa – spiega Bricchetti – sono le persone, le associazioni e le istituzioni che danno “vita” a un territorio e che ne determinano la storia e le tradizioni a far sì che quel particolare luogo diventi un “pezzetto” di mondo da condividere nell’infinita rete dei turismi esperienziali». Questo modello sarà spiegato e diverrà oggetto di valutazione da parte della cittadinanza stessa già nel corso della serata a San Dionigi: «L’Ecomuseo – si legge nella presentazione dell’evento – vuole essere la risultante di una comunità che si osserva e decide cosa è meglio fare per il proprio benessere ambientale, sociale e culturale. In tale prospettiva ha bisogno di un consenso più ampio possibile. Il riscontro di tale consenso verrà percepito nelle risposte quotidiane alle azioni ecomuseali e agli indirizzi programmatici che l’ecomuseo intenderà darsi».

Dove sarà fisicamente questo Ecomuseo ducale, e cosa proporrà nel concreto, è ancora da decidere: la sua istituzione, proprio come entità, dovrebbe però avere un effetto positivo sulla città, almeno nelle intenzioni del propositore. «Queste strutture propongono e perseguono, insieme alle istituzioni locali, progettualità di sviluppo sociale ed economico dei territori stessi, aumentandone il potenziale ricettivo, creando nuovi percorsi di valorizzazione e promozione dei territori e del proprio heritage (retaggio, ndr), declinando altresì un potenziato, dinamico e innovativo strumento di offerta turistica e culturale» si legge sempre nella presentazione, che insiste molto sul legame stretto fra comunità e cultura, non un patrimonio “alto” ma alla portata di tutti.
«Tra le finalità di queste strutture – si spiega – è l’individuazione di nuovi punti di interesse culturale, naturalistico e paesaggistico come chiave di lettura delle comunità, della cultura storica e del patrimonio materiale e immateriale in un’ottica di accrescere la consapevolezza e la conoscenza della propria identità a tutela, valorizzazione e sviluppo delle comunità e dei territori a cui esse sono ascritte. Per fare questo si deve avere, però, consapevolezza del proprio patrimonio materiale, immateriale, paesaggistico poiché è solo in questo modo che si possono individuare e sviluppare filoni tematici strettamente aderenti alla propria identità».
Alessio Facciolo