Vigevano, riapre il Colombarone della Sforzesca

Un evento eccezionale. Ad organizzarlo, il Lions Club Vigevano Sforzesco assieme all’amministrazione comunale.

Domenica prossima 16 ottobre si potrà visitare il Colombarone (coadiuvati dalle spiegazioni di una guida) e il borgo della Sforzesca.

LA RIAPERTURA Come scritto nell’incipit, si tratta di un appuntamento imperdibile: il Colombarone, cascina rinascimentale voluta dagli Sforza, è chiuso al pubblico dall’inizio degli anni ’90 al di là di qualche saltuaria apertura) e coloro che lo visiteranno devono prenotarsi chiamando i numeri 3496405571 o 3389386654, l’ingresso è ad offerta. I turni di visita sono stati stabiliti per le ore 10, 11, 15 e 16, e i gruppi devono essere composti, al massimo, da 15 persone. Il punto di incontro e la partenza della visita è davanti allo storico edificio, angolo via Guglielmo da Camino. A presentare l’iniziativa, per conto del Comune, l’assessore Daniele Semplici con Patrizia Cottino presidente del Lions Club Vigevano Sforzesco, assieme a Mariuccia Passadore membro dello stesso club e redattrice dell’opuscolo “La Sforzesca e il Colombarone”.

Questa riapertura significa tanto – ha detto Semplici – vuol dire, proviamo a riaprire: una grande, immensa sfida. Nell’edificio una struttura di rete metallica renderà ancor più suggestiva la visita, mescolando ‘antico’ e moderno.

L’ORGANIZZAZIONE «La gestazione di questa iniziativa è durata tanto – ha puntualizzato Cottino – è stata intralciata dalla pandemia ma non ci siamo arresi anche perché tutti noi sappiamo che questa visita verrà inserita in un ampio progetto culturale al quale teniamo per stimolare la rinascita artistica, culturale della città». Mariuccia Passadore ha puntualizzato sulla storia dell’edificio: «Il Colombarone è uno dei primissimi esempi di cascina lombarda con funzione di vera e propria azienda agricola, l’architetto fu probabilmente Guglielmo da Camino, gentiluomo del duca che si dilettava di ingegneria. Il Moro fece lavorare qui, Leonardo da Vinci, Guglielmo da Camino: si tratta di elementi che la rendono unica e la differenziano da tutte le altre. Ludovico il Moro regalò il Colombarone a Beatrice d’Este. Durante la visita avremo modo di conoscere anche la Casa Rotonda: si trova di fronte ad uno degli ingressi del Colombarone: oggi è stata trasformata in bed&breakfast, c’è anche una veranda con affaccio su un bel giardino con piante secolari. Si vedrà anche la Chiesa e sarà piacevole passeggiare nel borgo della frazione Sforzesca, sempre incantevole». Giancarla Gattinoni presidente di zona 108IB3 ha sottolineato «oggi viene presentata una iniziativa bellissima: speriamo si possa ripetere e rendere ogni volta più stimolante, interessante». 

La frazione Sforzesca di Vigevano

QUALE FUTURO? Un albergo etico, una nuova casa di riposo, un centro di ricerca agricola: sono tante le destinazioni che, negli anni, sono state proposte per il Colombarone, storico edificio alla frazione Sforzesca da tempo inutilizzato e (per usare un eufemismo) non in un ottimale stato di conservazione. Fino a una ventina di anni fa usato ancora come abitazione, gli ultimi anni non sono stati semplici per la cascina della Sforzesca: nel 2012, l’edificio fu vittima di un gruppo di “predoni del rame” i quali, praticamente indisturbati, portarono via 500 metri di pluviali in metallo. Al raid si susseguirono vandalismi di varia natura e un naturale decadimento che, già ne 2017, aveva reso vano il lavoro di restauro agli affreschi esterni effettuato appena due anni prima. Impossibile scacciare l’umidità senza risanamenti più efficaci e riscaldamento, era stato l’avvertimento all’epoca dei curatori del “restyling”: il problema è che per far rivivere il Colombarone servono soldi e idee, e al momento paiono scarseggiare entrambe.

FONDI E PROGETTI Nel 2011 l’allora assessore Beppe Bellazzi aveva proposto di accedere a un bando di Fondazione Cariplo da 2 milioni di euro, pista poi scartata dall’amministrazione per l’impossibilità di cofinanziare il progetto; poi aveva preso piede l’ipotesi di una struttura di ricezione etica, per la quale la Fondazione di Piacenza e Vigevano aveva accantonato 3 milioni di euro per il restauro di un’ala della cascina, ma dopo qualche anno anche di quell’idea si sono perse le tracce. I soldi della Fondazione, di fronte a una proposta concreta, potrebbero essere ancora disponibili: ma, al di là di qualche pista estemporanea (il Pd ducale lanciò l’ipotesi di una casa di riposo, mentre Mario Cantella, studioso locale, propose un centro di ricerca agricolo gestito da una fondazione), per l’antica cascina degli Sforza le idee per il futuro non sembrano essere ambiziose quanto quelle che ne portarono alla realizzazione.

a cura di I.G., A.F.

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