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“Virus” diventa una canzone

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virus la canzone di clerici
Marco Clerici

Chi fermerà la musica? Di sicuro, non il coronavirus. Nipote di Alfredo Clerici (sì, proprio quello di “Fiorin fiorello”) e cantante a sua volta, Marco Clerici da Vigevano ha voluto usare la sua voce e una sana dose di leggerezza per lanciare un messaggio importante ad amici e concittadini: quello di restare tra le quattro mura domestiche in questi giorni d’emergenza sanitaria. «Io vi canto la realtà», dice Clerici nella sua nuova traccia (intitolata, ça va sans dire, “Virus”), contrapponendola alle isterie che chiunque in questi giorni ha avuto modo di vedere in rete o in televisione. «Gente che sbotta fuori di testa» o che «scappa verso la terra del più profondo sud», sintomi di un panico generalizzato che ha preso la nostra società:

restiamo a casa e tutto si risolverà

sostiene invece il cantante vigevanese nel ritornello, in quel «mondo di bene» che è in grado di lasciarci il tempo di riflettere, di godere degli affetti quotidiani e, senza bisogno di andare al bar, anche di farsi «un buon caffè» che ritempri il corpo e lo spirito. Il tutto condito da ritmi pop orecchiabilissimi e da una produzione che più casalinga (e in questo caso, è un fattore assolutamente positivo) non si poteva. Tanto che il musicista ducale ha chiamato a fare da corista d’eccezione il figlioletto Brando, due mesi e mezzo d’età e già protagonista di qualche vocalizzo niente male. La canzone, postata sul profilo Facebook personale di Marco, ha riscosso immediatamente un gran successo con una valanga di like e di reazioni:

E per sdrammatizzare in questo periodo difficile, una canzone che vuole chiedere a tutti di “Stare a casa”

è il commento dello stesso autore che, rispondendo a un apprezzamento da parte di un’amica, si lascia andare anche a una riflessione su quanto la musica (e, in generale, le proprie passioni) possano aiutare a esprimersi nei momenti più bui. «A volte con una canzone dici quello che non diresti a parole».

Alessio Facciolo

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