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A Lourdes per quattro giorni di preghiera e di servizio ai sofferenti

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Il Vescovo Gervasoni mentre celebra la Messa a Lourdes

P arte questa sera il tradizionale pellegrinaggio, organizzato dall’Oftal di Vigevano, verso il santuario di Lourdes. Guidato dal tema “Andate a dire ai sacerdoti che si venga [qui] in processione”, il folto gruppo lomellino, presieduto dal vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, insieme a otto sacerdoti della Diocesi e un variegato numero di dame, barellieri e personale infermieristico, ha lasciato oggi l’Italia per vivere quattro giorni di preghiera e di servizio ai sofferenti, sotto lo sguardo affettuoso di Maria, l’Immacolata che, dal 1858 (data di inizio delle apparizioni alla giovane Berndadette) santifica questo luogo con la sua presenza.

CAREZZE E UMANITA’ Sui pullman, sugli aerei sono tante le storie che si incontrano e tante le ragioni che muovono uomini e donne di ogni età a intraprendere un viaggio impegnativo e stancante e un intenso programma di attività una volta arrivati alla meta. Ci sono gli ammalati, veri protagonisti di ogni proposta oftaliana, che sentono il bisogno di portare le fatiche e le sofferenze di una vita segnata dal mistero della croce, nella speranza di trovare se non la guarigione almeno la carezza di una Madre che, dal Calvario in poi, è sempre accanto ad ogni figlio che incontra il dolore. C’è poi il personale, in parte proveniente dal mondo dei servizi socio sanitari e in parte sedotto dall’opportunità di “fare qualcosa per gli altri“, che porta alla Grotta una vita personale spesso non meno intricata, convinto di incontrare, nella fragilità affidata alle sue cure, il volto di un Dio lontano che in questo luogo si fa vicino a chi lo cerca. Poi i pellegrini, tanti, alcuni abituati da tempo e altri alla prima esperienza. Per loro Lourdes è una casa dove sperimentare un affetto, un’accoglienza, un ascolto che, forse, là dove vivono abitualmente si avverte poco.

I GIOVANI Completano questa “foto di viaggio” i giovani, presenza fedele ormai da anni tanto quanto i malati sulle loro carrozzine. Forse, a differenza degli altri, a un occhio esterno possono sembrare quelli che affrontano quest’avventura quasi “a mani vuote”, attirati dallo “spirito di gruppo” e dall’idea di un’esperienza nuova. E invece anche in loro c’è tutto un mondo di attese e di desideri, espressi in modo alle volte insolito o custoditi gelosamente sotto una scorza di leggerezza e goliardia. Anche per loro Lourdes è un incontro, un “a tu per tu” con una giovane donna, la cui vita è stata sconvolta da un’altra Giovane Donna, di cui è diventata messaggera e collaboratrice. Sì, questo piccolo borgo tra i Pirenei è forse più di tanti altri il luogo nel quale l’adolescenza e la giovinezza diventano terreno fertile per l’azione di Dio che aiuta ognuno a scoprire la bellezza di una vita abitata dall’Amore e vissuta nell’amore. Ed è forse in fondo per questo che ogni anni, ognuno a modo suo, si sente chiamato, come Bernadette, da una voce «sottile come quella del vento» a ritornare.

don Carlo Cattaneo

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